Unioni civili, iniziato il dibattito sulla fiducia
Dalle 14.10 il voto alla Camera. 39 gli ordini del giorno. Il voto finale per il via libera definitivo alla legge già approvata dal Senato tra le 18 e le 19
Dopo le dichiarazioni di voto di questa mattina, mercoledì 11 maggio, sulla questione di fiducia posta dal governo sul ddl per il riconoscimento delle unioni civili, è iniziata alle 14.10 la chiamata per il voto. Quindi si passerà all’esame degli ordini del giorno: 39 in tutto. Il voto finale sul testo, per il via libera definitivo del Parlamento alla legge già approvata dal Senato, è previsto tra le 18 e le 19.
Soddisfazione nelle parole del premier Matteo Renzi: «Scriviamo un’altra pagina importante dell’Italia che vogliamo – dichiara -. Lo facciamo mettendo la fiducia perché non erano possibili ulteriori ritardi dopo anni di tentativi falliti. Lo facciamo con umiltà e coraggio. Ma lo facciamo adesso perché in Italia non è più possibile continuare a rinviare tutto». Nelle dichiarazioni di voto invece permangono opinioni differenti. Per la deputata Eugenia Roccella (Idea), si tratta di una legge «fatta contro il Paese, che è diviso su questo tema, ma anche contro il Parlamento. Le aule del Parlamento sono vuote ma le piazze sono piene perché la protesta cresce contro il merito e il metodo di questa legge», che «passerà senza che si sia potuto votare un solo emendamento in aula».
Centro Studi Livatino e comitato “Difendiamo i nostri figli” nella memoria inviata oggi a tutti i deputati parlano di «legge iniqua e incostituzionale». Il testo proposto infatti «introduce un regime identico a quello del matrimonio, riprendendo le formule del codice civile per l’unione fra coniugi: contro la Costituzione, che tratta in modo specifico la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Ancora, l’approvazione del ddl, è il timore degli estensori del testo, «condurrà alla maternità surrogata», in totale mancanza di «qualsiasi disciplina dell’obiezione di coscienza».
Parla di «rischi nell’applicazione della legge da parte dei giudici» Andrea Nicolussi, ordinario di Diritto civile alla Cattolica di Milano. «L’unione civile – afferma – è un tentativo di riconoscere alle coppie omosessuali un loro specifico statuto senza modificare il concetto di matrimonio e il nesso di quest’ultimo con la filiazione. Ora si tratta di vedere se i giudici applicheranno la legge o se alcuni di loro si faranno strumento della battaglia intorno al matrimonio e al suo significato simbolico». Secondo il docente, «c’è il rischio che per via giudiziale si finisca per riscrivere la Costituzione e che al paradigma della filiazione incentrato sulla responsabilità genitoriale per il fatto generativo si sostituisca un paradigma volontaristico, dell’autodeterminazione genitoriale, che inevitabilmente trascura la soggettività dei figli». Ancora, osserva Nicolussi, «il ddl risulta sbilanciato sulle unioni civili, mentre le convivenze di fatto non vedono risolti alcuni dei loro problemi principali come la determinazione del tempo minimo e le questioni di diritto successorio. Più fiducia nel dibattito e ascolto delle diverse opinioni avrebbero aiutato».
11 maggio 2016