Unioni civili, Bagnasco chiede il voto a scrutinio segreto
Commentando i passaggi parlamentari del ddl Cirinnà, il presidente della Cei auspica «libertà di coscienza». Renzi: «Decide il Parlamento»
A margine della celebrazione per la Giornata del malato, ieri, giovedì 11 febbraio, il cardinale Angelo Bagnasco si è espresso da presidente della Cei sui recenti passaggi parlamentari del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. «Ci auguriamo tutti – ha detto – che il dibattito in Parlamento e nelle varie sedi istituzionali sia ampiamente democratico, che tutti possano esprimersi, che possano essere considerate le loro obiezioni e che la libertà di coscienza di ciascuno su temi così delicati e fondamentali per la vita della società e delle persone sia non soltanto rispettata, ma anche promossa con una votazione a scrutinio segreto».
Parole, quelle del presidente dei vescovi italiani, arrivate a tre giorni dal voto, al culmine di una giornata di tensione. Un intervento che ha senz’altro colto di sorpresa i dirigenti del Pd, ma la linea del governo non cambia, nonostante i cattolici del Pd minaccino lo strappo, mettendo a rischio l’approvazione della controversa “stepchild adoption”, vale a dire l’adozione del figlio di uno dei due partner in una coppia omosessuale. Il voto segreto «lo decide il Parlamento, e lo dico con stima per il cardinale Bagnasco, e non la Cei»: è il commento rilasciato dal premier Matteo Renzi a Radio Anch’io. «Mi piacerebbe molto – ha spiegato – l’idea che un parlamentare risponda del voto che dà e lo spieghi. Dopodiché il regolamento del Parlamento prevede il voto segreto e se ci saranno le condizioni sarà Grasso, e non la Cei, a deciderlo».
Renzi ribadisce la linea della fermezza che nei giorni scorsi aveva chiuso anche alle richieste di stralcio della parte relativa alla stepchild adoption e l’eliminazione di ogni parallelismo, anche solo lessicale, tra unioni civili e matrimonio. «Sacrosanto», per il premier, fare una legge sulle unioni civili. Diverso il discorso che riguarda maternità surrogata e utero in affitto, sui quali il capo del governo ribadisce di essere «molto contrario», evidenziando la necessità di «fare di più per mettere al bando non solo in Italia ma anche in altri Paesi il principio»
12 febbraio 2016