Unhcr: l’Italia riconsideri il decreto sicurezza bis

L’Agenzia delle Nazioni Unite esprime preoccupazione per l’approvazione delle disposizioni che penalizzerebbero i soccorsi in mare nel Mediterraneo

All’indomani dell’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto sicurezza bis, l’11 giugno – che ora ha 60 giorni di tempo per essere convertito in legge dal Parlamento -, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) esperime «preoccupazione» per il via libera a un testo «contenente anche diverse disposizioni che potrebbero penalizzare i soccorsi in mare di rifugiati e migranti nel Mediterraneo centrale, compresa l’introduzione di sanzioni finanziarie per le navi delle ong e altre navi private impegnate nel soccorso in mare».

Salvare vite umane, ribadiscono dall’Unhcr, «costituisce un imperativo umanitario consolidato ed è anche un obbligo derivante dal diritto internazionale. Nessuna nave o nessun comandante dovrebbe essere esposto a sanzioni per aver soccorso imbarcazioni in difficoltà e laddove esista il rischio imminente di perdita di vite umane». Per Roland Schilling, rappresentante regionale dell’Agenzia per il Sud Europa, «in una fase in cui gli Stati europei si sono per lo più ritirati dalle operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale, le navi delle ong sono più cruciali che mai. Senza di loro, altre vite saranno inevitabilmente perse».

Tra i motivi di preoccupazione per l’Unhcr c’è anche la possibilità che il decreto penalizzi i comandanti che rifiutano di far sbarcare le persone soccorse in Libia. «Alla luce della situazione di sicurezza estremamente volatile, delle numerose segnalazioni di violazioni di diritti umani e dell’uso generalizzato della detenzione nei confronti delle persone soccorse o intercettate in mare – si legge in una nota diffusa oggi, 13 giugno -, nessuno dovrebbe essere riportato in Libia».

L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha ribadito più volte che il rafforzamento delle capacità di ricerca e soccorso, in particolare nel Mediterraneo centrale, deve essere accompagnato da un meccanismo regionale volto ad assicurare procedure di sbarco rapide, coordinate, ordinate e sicure. «La responsabilità per i rifugiati e i migranti soccorsi in mare deve essere condivisa tra tutti gli Stati che li accolgono, invece di ricadere su uno o due». Una richiesta specifica, poi, al governo e al parlamento italiano: al primo quella di rivedere il decreto e al secondo quella di modificarlo, mettendo al centro la protezione dei rifugiati e il salvataggio di vite umane.

13 giugno 2019