Unesco: le foreste italiane, patrimonio dell’umanità

Il ministro Cingolani (Mite): «Riconoscimento alle nostre eccellenze naturalistiche». Nella Lista del patrimonio mondiale anche i portici di Bologna

La notizia arriva con una nota del ministero della Transizione ecologica (Mite): «Oltre 8mila ettari di foreste italiane sono stati proclamati patrimonio mondiale dell’umanità Unesco a dimostrazione della ricchezza e dell’unicità degli ecosistemi naturali del nostro Paese e dell’efficacia delle azioni di conservazione delle aree protette nazionali». Lo ha deciso la 44ª sessione del Comitato del patrimonio mondiale che, in occasione dei lavori tenuti il 27 luglio a Fuzhou in Cina e in modalità videoconferenza, «ha accolto la raccomandazione favorevole espressa dall’Iucn riconoscendo i caratteri ecologici peculiari di ulteriori faggete vetuste mediterranee del nostro Paese situate nei parchi nazionali di Aspromonte, Gargano e Pollino, con i nuovi complessi forestali di Pavari-Sfilzi, Pollinello e Valle Infernale», si legge nel testo.

Il riconoscimento suggella l’iniziativa internazionale seguita dal Mite, con il coordinamento operativo del Parco nazionale Lazio, Abruzzo e Molise, in cooperazione con altri Paesi europei, per l’estensione del sito transnazionale naturale delle Antiche faggete d’Europa. L’estensione, infatti, ha permesso l’inclusione nel sito seriale Unesco di ecosistemi forestali mediterranei dominati dal faggio collocati nei settori più meridionali (Aspromonte), oro mediterranei /subalpini (Pollino) e di più a bassa quota (Sfilzi) della rete delle “Faggete vetuste d’Europa”.

Soddisfazione nelle parole del ministro Roberto Cingolani, secondo cui «l’Unesco estende oggi il più grande e articolato sito e network forestale sul piano continentale di cui l’Italia è assoluta protagonista, a dimostrazione delle eccellenze del nostro patrimonio naturalistico e delle conoscenze diffuse dei nostri manager e dei nostri forestali». Grazie all’azione di tutela integrale garantita dalle riserve integrali dei parchi nazionali in sinergia con i Carabinieri forestali, in queste faggete si conservano inalterati i cicli naturali della vita degli alberi che rendono la foresta vetusta più resistente ai cambiamenti globali. Si tratta, insomma, di veri e propri laboratori naturali dove vivono alberi adattati a superare estati calde siccitose, contribuendo così alla mitigazione del cambiamento climatico.

L’Italia è tra i pochi Paesi che hanno ottenuto un giudizio pienamente favorevole su tutte le estensioni proposte. «Il riconoscimento odierno – osservano dal Mite – certifica un modello di governance delle aree protette di eccellenza basato sulla conservazione e ripristino degli ecosistemi forestali reso possibile da una lunga e consolidata collaborazione tra parchi nazionali, Carabinieri forestali, università e comunità locali e dall’impegno del ministero che proprio in tema di forestazione ha avviato un piano nazionale che prevede la realizzazione di foreste urbane resilienti in 14 città metropolitane per la messa a dimora di 6 milioni e 600mila alberi».

Inseriti nella Lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco anche i portici di Bologna, che diventano il 58° sito italiano. «I portici sono la città che si fa casa e la casa che si fa città, accoglie e ci accoglie»: così li definisce il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, esprimendo «grande gioia» per il riconoscimento, insieme al suo «grazie a tutti quelli che hanno permesso il risultato e a tutti coloro che si impegnano per custodirli e renderli vivi». Nelle parole dell’arcivescovo, «i portici esprimono anche nell’architettura il luogo dell’accoglienza e della fraternità, dell’incontro e della vicinanza, dove tutti sentono una protezione e possono camminare insieme».

29 luglio 2021