Piazza gremita per la famiglia: «Difendiamo i nostri figli»

Dalla manifestazione nazionale a piazza San Giovanni il “no” al ddl Cirinnà sulle unioni civili e al gender nelle scuole

Dalla manifestazione nazionale a piazza San Giovanni – un milione, secondo gli organizzatori – il “no” al ddl Cirinnà sulle unioni civili e ai progetti gender nelle scuole

Una piazza variopinta e gioiosa che da piazza San Giovanni in Laterano si è estesa a perdita d’occhio nelle vie limitrofe. È quella delle famiglie presenti sabato 20 giugno alla manifestazione nazionale promossa dal Comitato “Difendiamo i nostri figli: stop gender nelle scuole”, laico, apartitico e aconfessionale. C’erano mamme e papà con i loro bambini, giovani, nonni, persone di ogni età. Un milione, secondo gli organizzatori, i partecipanti confluiti da tutta Italia nella piazza simbolo di Roma per ribadire la bellezza di una famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e dire no alla «colonizzazione ideologica» della teoria del gender nelle scuole. Nella speranza di bloccare sul nascere il ddl Cirinnà sulle unioni civili – in discussione in Parlamento – che, in prospettiva, aprirebbe la porta ad adozioni e utero in affitto per le coppie dello stesso sesso.

«Voi famiglie siete il futuro di questo Paese che sta vivendo l’inverno demografico e la nostra manifestazione vuole darvi coraggio», grida dal palco Massimo Gandolfini, portavoce del comitato organizzatore, sotto lo sguardo materno della Salus Populi Romani, l’icona tanto cara ai romani venerata nella basilica di Santa Maria Maggiore. Di fronte a lei, l’entusiasmo dei manifestanti con cappellini colorati, palloncini e striscioni dalle scritte come “Siamo qui per amore dei nostri figli”, “Uomini e donna siamo nati, lo dicono tutti gli scienziati”, “Giù le mani dai nostri figli” e “Difendiamo la famiglia”. Un entusiasmo più forte della pioggia torrenziale, affrontata prima e dopo l’incontro.

Molto ricco il programma del pomeriggio, che ha visto avvicendarsi in tanti sul palco. Da Cornelius Eke, rappresentante della comunità africana, a Giacomo Ciccone di Alleanza Evangelica, all’imam Mohamed della moschea di Centocelle. Applaudito dai manifestanti, ha spiegato che anche il mondo musulmano è contrario a questo «progetto pericoloso che vuole inquinare i cervelli dei nostri figli». Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, essendo il giorno dello Shabbat, ha inviato una lettera sottolineando l’importanza di «non travolgere culture e fondamenti consolidati in nome di nuove ideologie», mentre in un suo messaggio l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ha esortato a contrapporre a una «società liquida» una «famiglia forte, solida e fondata sul Vangelo». E anche l’Agapo, Associazione genitori e amici di persone omosessuali, ha fatto giungere la propria adesione schierandosi contro il ddl Cirinnà perché «non fa il bene dei nostri figli» e «rende l’uomo e la donna interscambiabili».

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Le parole pronunciate il 14 giugno da Papa Francesco sono riecheggiate in piazza, puntando il dito sulle «colonizzazioni ideologiche che avvelenano l’anima» e sulla necessità per i genitori di «ricatechizzare i propri figli». Un tema affrontato da Sergio e Teresa Angori e da Vincenzo e Sarah Aquino di Perugia. «Siamo qui – hanno affermato questi ultimi, genitori di 11 figli – per dire che siamo noi, innanzitutto, chiamati a educare i nostri figli e la scuola non ci può togliere questo diritto». La scrittrice Costanza Miriano ha parlato di come oggi vengano negate le differenze tra maschile e femminile. Tanto che esistono ben 58 generi differenti che possono essere “indossati” a piacimento.

«La teoria del gender – ha spiegato Simon Pillon, consigliere del Forum nazionale delle associazioni familiari – sostiene che l’unico modo per evitare le discriminazioni sia eliminare le differenze alla radice. Noi siamo portatori di un’altra antropologia: la differenza non è fatta per sottomettere l’altro, ma per dare amore». Ecco perché, secondo Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita, è necessario «opporsi alla sperimentazione educativa» e alla «deriva autoritaria che pretende di imporre per legge la dittatura del pensiero unico». Il futuro dell’Italia è il futuro della famiglia, ha quindi affermato il giudice Alfredo Mantovano, constatando che la legge Cirinnà «estenderà la possibilità dell’adozione alle coppie dello stesso sesso» e a questo «diciamo “no” perché ogni bambino ha diritto ad avere un padre e una madre». Altro rischio concreto è che diventi realtà la pratica dell’utero in affitto, contro la quale si è scagliato Mario Adinolfi, direttore de “La Croce quotidiano”, riportando il caso di Elton John.

L’intervento conclusivo è spettato a Kiko Argüello, tra gli iniziatori del Cammino neocatecumenale. «Sembra che il segretario della Cei abbia detto altro, ma il Santo Padre sta con noi – ha detto tra l’altro dal palco -­. Gli ho scritto dopo aver ricevuto le lettere di alcune famiglie­ e il Papa mi ha risposto quando, il 14 giugno, ha detto che ci sono ideologie che colonizzano le famiglie e contro cui bisogna agire. Qualcuno sbaglia se pensa che non gli piacciono i cortei». Dura la replica di don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana: «Contrapporre il Papa alla Cei e, nel caso specifico, al suo segretario generale è strumentale e non veritiero».

22 giugno 2015