Una nuova vita per i minori afghani grazie a “Con i Bambini”

861 i minorenni coinvolti. Rossi Doria: «Con il susseguirsi delle emergenze e si mettono in secondo piano drammi come quello vissuto dagli afghani». Dati e storie del progetto

Non si parla spesso di loro, le loro storie sembrano pezzi di un racconto invisibile che interessa solo chi li segue. In Italia oltre 860 bambine e bambini afghani scappati dalla guerra e dagli orrori di un nuovo regime talebano sono stati inseriti in un percorso di accoglienza e inclusione insieme ai loro genitori, con azioni di accompagnamento educativo dentro e fuori la scuola. L’iniziativa “Con i bambini afghani” promossa da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ha permesso la nascita, nel 2022, di una grande “comunità educante” attorno al progetto “Comunità in crescita”, sostenuto con oltre 3,2 milioni di euro e ancora in corso. Lo rende noto l’impresa sociale Con i Bambini. Sono stati coinvolti 861 minorenni, di cui 138 bambini della fascia 0-3 anni, 122 di età compresa tra 4 e 6 anni, 248 tra 7 -11 anni, 139 tra 12-14 anni, 108 nella fascia di età 15-17 anni. Ridotto, 58, il numero dei ragazzi coinvolti di età compresa tra 18 e 20 anni, a cui si aggiungono 48 altri minorenni.

Di questi giovanissimi, 496 sono in affidamento al padre, 204 alla madre, solo 20 sono affidati ad altri familiari o strutture, 17 ad un tutore e solo 6 a entrambi i genitori (per i restanti 118 il dato non è ancora disponibile). Quasi 400 tra insegnanti e operatori sono coinvolti a oggi nella realizzazione dei percorsi. Le macro aree, omogenee per numero di minorenni accolti, sono sette: Lombardia (14% dei minorenni), Liguria e Piemonte (10%), Emilia Romagna, Veneto e Friuli (13%), Lazio e Campania (18%), Sardegna e Toscana (7%), Abruzzo, Marche, Molise e Umbria (11%), Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia (27%). «Con il susseguirsi delle emergenze e la velocità con cui purtroppo dimentichiamo facilmente, si mettono in secondo piano altri drammi come quello vissuto dagli afghani – sottolinea Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini -. Nella realtà per fortuna esiste una grande comunità educante nel nostro Paese che si prende cura di oltre 860 bambini e bambine, fuggiti con le famiglie dall’Afghanistan e accolti dall’Italia»

Come Matin, che ha 6 anni e viene dall’Afghanistan È arrivato in Italia nell’agosto 2021 ed è stato preso in carico dal progetto “Comunità in Crescita” a gennaio 2023 per sostenere il suo percorso di socializzazione e inserimento scolastico. Il 15 settembre ha affrontato il suo primo giorno di scuola in Italia: radioso di felicità, indossava con orgoglio il grembiule blu e il suo bellissimo zaino, mano nella mano accompagnato dai suoi genitori. La storia di Matin è un esempio di come l’istruzione possa essere un faro di speranza per i bambini che hanno vissuto situazioni di guerra e difficoltà. Il primo giorno di scuola di Matin è stato l’inizio di un viaggio straordinario, attraverso cui potrà iniziare a disegnare il suo futuro.

O come Mir, che quando è arrivato in Italia sapeva mimare, con il gesto delle braccia, i morti. Ricaricava armi immaginarie e prendeva la mira prima di “sparare” agli elicotteri in cielo e quando indicava gli aerei o le macchine diceva: «In Afghanistan boom». Nel suo paese era figlio di un militare importante, andava a scuola con macchine di lusso ed era considerato uno degli studenti migliori della classe. In Italia non capiva una parola. A scuola sbadigliava perché si annoiava. Vedeva i suoi compagni di classe cantare le canzoni per bambini e alzava gli occhi al cielo. Vedeva i suoi compagni avvicinarsi per aiutarlo con i compiti e li mandava via. Trascorreva i giorni a scuola con la giacca e il cappuccio in testa. Protetto, nascosto, arrabbiato. Arrabbiato con le maestre che spiegavano cose troppo difficili, con i compagni che capivano molto più di lui, con i genitori che lo hanno portato via dalla sua amata terra, con sé stesso per la sua incapacità di adattarsi a un mondo così diverso. E l’unico modo che aveva per comunicare era facendo dispetti o infastidendo gli altri bambini. Comunità in Crescita gli ha permesso di avere educatori dedicati a scuola, che gli hanno permesso di migliorare. Che lo hanno sostenuto nei compiti e aiutato a capire meglio le lezioni e, soprattutto, che gli hanno permesso di sentirsi meno diverso, meno solo. Oggi Mir parla bene l’Italiano e capisce tutto. Si è tolto il cappuccio, ride e scherza con gli altri bambini. Si permette un’infanzia e fa parte di una comunità di coetanei.

Bibi ha 10 anni, ma ne dimostra molti di più. Non solo per il suo corpo slanciato e snello, il portamento fiero, e il velo nero che le copre il capo; Bibi sembra più grande soprattutto per il suo sguardo, che ti entra dentro, uno di quelli a cui è difficile sottrarsi. Quando è arrivata in Italia, a 8 anni, una parte di lei era rimasta in Afghanistan: mostrava alle educatrici video dell’Afghanistan, immagini dei talebani, le foto dei suoi cari che non ci sono più. Era la memoria di quello che era successo, per gli educatori e per i fratelli. Disegnava ovunque bandiere dell’Afghanistan. Non sapeva leggere né scrivere perché non era mai andata a scuola. La prima volta che ha preso una matita in mano e ha provato a scrivere ha lasciato il compito dicendo che non era capace. La prima volta che è entrata a scuola non voleva staccarsi dal corpo dell’educatrice. E così la seconda, e la terza. “A me la scuola no piace”. “Le bambine in Afghanistan no scuola”. “Io non tolgo la mascherina, io sono nera, io sono brutta”. “Io non mangio”. “Io voglio tornare in Afghanistan”. La guerra ha tolto a Bibi molto. Il lavoro fatto dagli operatori di Comunità in Crescita è stato incentrato sul ridarle autostima, sul motivarla costantemente, sul restituirle un’immagine di sé diversa, sul ridarle in mano la matita ogni volta che la lanciava frustrata, e sul dirle costantemente “ce la puoi fare”, “sei bellissima”, “va tutto bene”. Ora Bibi mangia felice con i compagni di classe, prova a fare i compiti anche se non le piacciono, ha degli amici con cui ride e scherza. Inizia a vivere la vita di una bambina di 10 anni che può cominciare a immaginarsi in una vita possibile.

21 febbraio 2024