Una giornata per l’Afghanistan

Il 15 settembre l'iniziativa diocesana di digiuno, preghiera e solidarietà. Il vicegerente Palmieri: «Arrivate famiglie che necessitano di tutto». L'invito: «Coinvolgere il più possibile comunità e realtà ecclesiali». Appello della Caritas all'accoglienza. L'impegno di Sant'Egidio a Fiumicino

Indetta per mercoledì 15 settembre una giornata diocesana di digiuno, preghiera e solidarietà per il popolo afghano. Lo ha annunciato con una lettera il vicegerente della diocesi monsignor Gianpiero Palmieri, ricordando che nelle ultime settimane in Italia «sono arrivate moltissime famiglie che necessitano di tutto e chiedono accoglienza». Rispondendo all’appello rivolto da Papa Francesco all’Angelus di domenica 29 agosto, la diocesi invita «il popolo di Dio» a unirsi in preghiera e a digiunare mercoledì 15, memoria della Beata Vergine Maria Addolorata. Il vicegerente, che alle 21 presiederà un momento di preghiera nella parrocchia Santi Fabiano e Venanzio, esorta a unirsi spiritualmente e a «coinvolgere il più possibile le comunità e tutte le realtà ecclesiali». La diocesi, scrive ancora Palmieri, è «in contatto con le istituzioni e, attraverso la Caritas diocesana, sta cercando di contribuire alle accoglienze».

A tal proposito nei giorni scorsi la Caritas ha inviato una lettera ai parroci e alle Caritas parrocchiali con indicazioni sull’ospitalità e l’integrazione dei cittadini fuggiti dall’Afghanistan dopo la conquista da parte dei talebani. Il Lazio ha accolto circa mille persone arrivate stremate dal lungo viaggio, con solo ciò che indossavano al momento della fuga e l’incognita per un futuro da ricostruire da zero. La metà è stata dislocata nei Comuni della provincia di Roma e al momento è ospitata negli “Hotel-Covid” messi a disposizione dalla Regione Lazio e coordinati dalle Asl e dalla Protezione civile. Alle parrocchie e agli istituti religiosi disponibili all’accoglienza, l’organismo pastorale diocesano per la promozione della carità rimarca che «l’ospitalità dovrà garantire una serie di servizi necessari per il percorso di integrazione (tutela legale, scuola di lingua)» e ricorda il programma di accoglienza diffusa “Ero forestiero” avviato sei anni fa con dei tutor che supportano le parrocchie all’accoglienza. «È bene tenere presente – si legge nella lettera – che l’ospitalità richiesta è principalmente per nuclei familiari e per periodi di almeno sei mesi». Gli interessati possono contattare la segreteria di direzione della Caritas diocesana al numero 0669886424 email: direzione@caritasroma.it. Inoltre, lo sportello legale del Centro ascolto stranieri di via delle Zoccolette 17 offre assistenza agli afghani che desiderano informazioni giuridiche e su ricongiungimenti familiari (informazioni allo 06.88815300).

Tra i tanti volontari che nelle scorse settimane si sono alternati a Fiumicino per accogliere i profughi c’era anche Anna Marchei della Comunità di Sant’Egidio, referente per Roma del progetto dei corridoi umanitari. Su richiesta delle autorità e dei militari italiani, la Comunità di Trastevere ha organizzato un presidio di accoglienza all’aeroporto, dove «grazie alla generosità degli italiani, che sorprendono sempre in modo positivo», sono stati portati giocattoli, capi di abbigliamento, calzature, merendine e bevande. Numerosi quelli che hanno risposto alla campagna fondi lanciata dopo i primi arrivi. Le persone prese in carico dalla Comunità sono complessivamente 91: «68 sono già state identificate e ricollocate e stanno terminando il periodo di quarantena – spiega Marchei -. Per altre 23 si cercano parenti in Italia». Il primo campo di azione della Comunità, infatti, è stato quello di «facilitare i ricongiungimenti familiari con gli afghani già nel nostro Paese – prosegue – sollecitando le comunità locali a sostenere queste famiglie improvvisamente “allargate”». In alcuni casi sono infatti arrivati nuclei numerosi composti anche da 7/8 persone. «Lì dove i familiari non hanno alcuna possibilità di ospitare – dice Marchei – i rifugiati sono ospiti di Sant’Egidio in strutture in comodato d’uso». Terminata la quarantena sarà avviato il percorso di integrazione e le famiglie saranno affiancate per la richiesta dei documenti, l’assistenza sanitaria, l’accesso al vaccino e l’iscrizione a scuola dei minori.

Inoltre, la Comunità ha collaborato per la parte burocratico-amministrativa con una rete di religiosi che attraverso suoi canali ha fatto arrivare in Italia i profughi afghani. Marchei si dice «colpita dai tanti bambini arrivati scalzi e dalla dignità di queste persone. Provate dalla stanchezza per le giornate di “lotta” vissute per entrare nell’aeroporto di Kabul, erano felici di essere arrivati ma allo stesso tempo preoccupati per il loro Paese. Molti parlano italiano, conoscono la nostra cultura e, tra i militari impegnati nell’accoglienza, hanno riconosciuto quelli che in passato hanno svolto missione in Afghanistan». La Comunità «spera ora nella solidarietà dell’Europa» e auspica che «da parte dell’Italia vengano aperti quanto prima corridoi umanitari dai Paesi di transito come Iran e Pakistan».

6 settembre 2021