Coronavirus: la campagna “Un vaccino per tutti” dal ministro Speranza (Salute)

Ai governi i promotori dell’iniziativa internazionale chiedono la sospensione dei brevetti e il trasferimento delle conoscenze ai Paesi meno sviluppati

Sono 40 le organizzazioni di diversi Paesi, di varie culture e religioni, coinvolte nella campagna internazionale “A vaccine for all“, “Un vaccino per tutti”, una delegazione delle quali ha incontrato ieri, 17 giugno, il ministro della Salute Roberto Speranza. Ne facevano parte Mario Bruno, presidente del Movimento politico per l’unità (Focolari), Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii), e Leonardo Becchetti, membro del Comitato esecutivo Retinopera.

«Un male comune globale può essere sconfitto solo con un bene comune globale, la vaccinazione per tutti – ha affermato Bruno -. Per questo l’internazionalismo dei vaccini è una priorità che abbiamo voluto specificare nella campagna mondiale». In concreto, ai governi i promotori della campagna chiedono non solo la sospensione dei brevetti e il coinvolgimento nella responsabilità sociale delle case farmaceutiche produttrici dei vaccini, ma anche il trasferimento di conoscenze, il “know how”, ai Paesi meno sviluppati, perché «si possa arrivare al più presto all’obiettivo del vaccino per tutti». Il presidente Ucoii Yassine Lafram ha motivato l’adesione delle comunità islamiche al progetto che guarda alla salute come «un diritto irrinunciabile per tutti», mentre Becchetti ha sottolineato la condivisione delle conoscenze e della capacità tecnologica nei Paesi che non le possiedono: «Questo è lo sforzo congiunto che va fatto».

Dal ministro Speranza, assicurata massima attenzione su questi temi. Gli Stati, ha dichiarato, «stanno convergendo verso la direzione auspicata anche da questa campagna, come è emerso recentemente nell’incontro dei ministri della Salute nell’ambito del G7 e da quello con i ministri europei. Anche se rimane complessa la procedura di trasferimento delle conoscenze specialistiche per poter produrre i vaccini anche nei Paesi più fragili – ha aggiunto -, è importante accompagnare l’azione politica dei governi con una iniziativa popolare che parta dalla base e punti a una diffusione globale». Il titolare della Salute – a cui è stato illustrato anche il progetto “Prevenzione, vaccino e cura per i ribeirinhos dell’Amazzonia” – ha incoraggiato i promotori a presentare la campagna negli incontri collaterali del G20, che avrà il suo culmine a Roma il 30 e il 31 ottobre.

18 giugno 2021