Una comunicazione che accenda i cuori

Nel messaggio del Papa per la Giornata mondiale, il richiamo a una sensibilità carica di comprensione e alla disponibilità a mettersi in discussione nel dialogo con l’altro

«Sogno una comunicazione ecclesiale che sappia lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, gentile e al contempo profetica». Sono le parole di Papa Francesco contenute nel messaggio per la LVII Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, diffuso, come da tradizione, nel giorno in cui si celebra la memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il 24 gennaio. Sulla scia dei precedenti («Dopo aver riflettuto, negli anni scorsi, sui verbi “andare e vedere” e “ascoltare” come condizione per una buona comunicazione»), Francesco ha scelto come tema: “Parlare con il cuore. «Secondo verità nella carità»” (Ef 4, 15). Il Papa chiede di parlare con il cuore citando la lettera di san Paolo agli Efesini. “Verità nella carità”: due parole che spesso sono inconciliabili; se affermo la verità non ho carità, se mostro carità devo sacrificare la verità. «Non dobbiamo temere di proclamare la verità, anche se a volte scomoda, ma di farlo senza carità, senza cuore». La soluzione, ci dice il Papa, è il «cuore». Il cuore va ascoltato, è la fonte suprema della vita, dimora fisica e spirituale della nostra esistenza. C’è un profondo ed indissolubile legame cuore- sentimento: non vi può, infatti, essere vitalità, energia, desiderio, senza un cuore che ci infervori l’animo. Ma «occorre purificare il proprio cuore. Solo ascoltando e parlando con il cuore puro possiamo vedere oltre l’apparenza».

Il cuore di ciascuno di noi non mente: sa esattamente se ci manca qualcosa o se abbiamo perso di vista la nostra chiamata, i nostri sogni. La stessa lingua italiana esprime la sincerità delle nostre parole attraverso l’espressione “parlare col cuore in mano”. Una persona che si esprime usando un linguaggio fatto di amore, passione, entusiasmo, gioia, sensibile profondità, verità, imprime alle parole una vibrazione speciale che fa nascere nell’altro la fiducia. Francesco, citando Benedetto XVI, sottolinea che «il programma del cristiano è un cuore che vede. Un cuore che
con il suo palpito rivela la verità del nostro essere e che per questo va ascoltato. Questo porta chi ascolta a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda, al punto da arrivare a sentire nel proprio cuore anche il palpito dell’altro. Allora può avvenire il miracolo dell’incontro». Mi viene in mente un proverbio arabo che recita: “Lancia il tuo cuore davanti a te, e corri a raggiungerlo”. Per cercare e offrire la verità nella carità, il punto di partenza non può che essere un sincero interesse per la persona che abbiamo davanti e per la sua situazione. Il Papa insiste nel richiamarci a questo: è necessario alimentare in noi una sensibilità carica di comprensione e la disponibilità a metterci in discussione nel dialogo con l’altro. Queste parole risuonano fortemente nell’animo di chi è chiamato a comunicare in un periodo in cui la Chiesa deve far fronte al grido di sofferenza di tante vittime di abuso.

Francesco afferma l’urgente bisogno nella Chiesa «di una comunicazione che accenda i cuori, che sia balsamo sulle ferite e faccia luce sul cammino dei fratelli e delle sorelle». Come il «misterioso viandante che dialoga con i discepoli diretti ad Emmaus», occorre parlare con amore, accompagnando il cammino del dolore, rispettando i tempi di comprensione. Per lasciar intravedere la partecipazione «alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo». San Francesco di Sales, a 400 anni dalla morte, con «il suo atteggiamento mite, la sua umanità, la disposizione a dialogare pazientemente con tutti e specialmente con chi lo contrastava» rimane per Francesco un «testimone straordinario dell’amore misericordioso di Dio» e un esempio di comunicatore ispirando generazioni di fedeli che, dopo i discepoli di Emmaus, con lui possono affermare: “Il cuore parla al cuore”. (Stefano Cascio, assistente Ucsi Lazio)

30 gennaio 2023