“Un Organo per Roma”, che non ne ha
Inaugurata la rassegna che nasce da «un’inquietudine culturale»: la Città Eterna è l’unica Capitale europea a non avere un organo a canne in una sala da concerto
Sei gli appuntamenti gratuiti con la musica nella Capitale, da febbraio a maggio 2019, per la sesta edizione del festival “Un Organo per Roma”. Ideato dal maestro Giorgio Carnini e promosso dalla Camerata Italica in collaborazione con l’Accademia Filarmonica Romana, il Conservatorio Santa Cecilia e l’Istituzione Universitaria dei Concerti, da quest’anno alla rassegna si unisce anche l’Associazione Nuova Consonanza. Il progetto nasce da «un’inquietudine culturale – lamenta Carnini – dovuta alla mancanza, a Roma, di un vero organo nel suo principale sito concertistico, l’Auditorium
Parco della Musica»; strumento che da Renzo Piano era stato previsto nella prima stesura del progetto del Parco. «Progetto che era stato anche approvato – chiarisce Carnini -. La somma stessa era stata stanziata ma poi con argomentazioni pretestuose non se ne è fatto più nulla». Il risultato è
che a oggi, «se si esclude il piccolo strumento per la sala accademica del Conservatorio di via dei Greci, Roma è l’unica Capitale europea a non avere un organo a canne in una sala da concerto. Ce l’hanno Kuala Lumpur, il Sultanato dell’Oman e Roma, incredibilmente, no».
Attualmente le cose sembrano però cambiare: «Il presidente di Santa Cecilia Michele Dall’Ongaro si è detto disponibile a porre rimedio a questa situazione. C’è stato anche un incontro con due dei più importanti costruttori d’organo, che hanno studiato il caso e proposto delle soluzioni». Smontando tutte le obiezioni sollevate nel tempo e che hanno impedito di avere un organo al Parco della Musica, «i due organari hanno risposto che è possibile fare i lavori in due anni, nel mese di agosto, quando le attività musicali sono ferme, e durante la notte, così da non interrompere la programmazione dell’Auditorium. Quanto al costo, stimato in 2 milioni e mezzo di euro, i due hanno spiegato che non avrebbero difficoltà a trovare degli sponsor disposti a coprire la cifra». Insomma, una questione spinosa, intorno alla quale è nato un vero movimento di opinionisti ed esperti di musica e che ha guadagnato la solidarietà di tanti artisti, i quali – sposata la causa – hanno così deciso, per questo festival, di prestare la propria opera gratuitamente.
Inaugurata lo scorso 16 febbraio, con un concerto affidato alla Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri diretta dal maggiore Massimiliano Ciafrei, la rassegna presenta un cartellone multisfaccettato. Si inizia con un programma innovativo: l’insolito abbinamento di due contrabbassi con l’organo (2 marzo, al Conservatorio), in cui saranno rivisitati due celebri e divertenti brani di Giovanni Bottesini (“Passione amorosa” e “Gran duo concertante”), autore e contrabbassista dell’800. «Il dialogo, al quale si aggiunge un violino, sembrerebbe assai bizzarro. Eppure, grazie allo spunto che ci offre Bottesini, questo incontro diventa non solo possibile – assicura Carnini – ma divertentissimo. La lettura in chiave ironica degli stilemi operistici, a loro tempo trattati molto seriamente da un certo filone della musica sinfonica italiana, dà luogo a situazioni spassosissime, con i protagonisti che con le loro mimiche fanno finta di immedesimarsi in una trama che vorrebbe invece essere seriosa».
Insomma un programma che, attraverso un mosaico che comprende anche opere di altri compositori di fine ‘800 (Paolo Sperati, Gioacchino Rossini e Vincenzo Petrali), «presenta lo spaccato di un’epoca italiana in cui l’influenza dell’opera era veramente pregnante». Seguirà poi un classico, il 6 aprile e il 10 maggio: l’integrale delle Sonate di Mendelssohn, eseguite assieme ad alcune sue composizioni per soli e coro. I due appuntamenti si terranno nell’antica basilica dei Santi Cosma e Damiano. Nel concerto del 13 aprile al Conservatorio (“L’organo ceciliano e l’organo contemporaneo italiano”) si ascolteranno invece composizioni contemporanee accanto a brani “riformati”: alla fine dell’Ottocento la musica d’organo nelle chiese – specie nel nostro Paese – era infatti contaminata dal melodramma a tal punto che persino nel momento dell’Elevazione non era inusuale ascoltare marcette e arie d’opera. Fu dunque necessario procedere a una “purificazione” del repertorio liturgico. Così nacque il movimento ceciliano come risposta alla quasi totale assenza del canto gregoriano e della polifonia rinascimentale dalle celebrazioni liturgiche cattoliche.
Il 4 maggio il Conservatorio ceciliano ospiterà “Mi Buenos Aires perdido: la doppia nostalgia”, un omaggio alla memoria di Luis Bacalov – premio Oscar per le musiche de “Il postino” – in cui l’organo, assieme a un vero complesso tipico, si cimenterà con stilemi propri del tango. Oltre alla “Baires Suite 1” del compositore argentino scomparso nel 2017 sarà possibile ascoltare la prima esecuzione assoluta del melologo che dà il titolo alla serata, recitato da Andrea Giordana su testo di Cesare Mazzonis e musica di Giorgio Carnini. Grazie a questa rassegna, si potrà dunque apprezzare l’organo al di là dei suoi soliti percorsi per scoprire che, in realtà – rinnovati gli archetipi del concerto tradizionale – sa essere strumento universale in dialogo con gli altri strumenti e senza limiti di repertorio.
25 febbraio 2019