Un centro di preghiera e d’impegno contro la droga

Febbraio 1983, Roma Sette presenta l’iniziativa promossa a San Nicola in Carcere da insegnanti e giovani

In un’atmosfera di commosso raccoglimento si è inaugurato il 18 venerdì, nella storica Basilica di San Nicola in Carcere, Via del Teatro Marcello, un «Centro di preghiera e di riflessione sui problemi della droga». Se ne è fatto promotore un Comitato costituito da un gruppo di insegnanti e di giovani, vivamente colpiti dalla morte di un giovane dall’animo mite, amante dell’arte e della musica e profondamente buono, Arturo Ansuini, stroncato dalla droga a 28 anni, nel fiore della giovinezza.

Non possiamo assistere con passiva rassegnazione o con indifferenza al tragico dilagare della droga che uccide tanti giovani, e tanto meno reagire con una impietosa emarginazione sociale del «drogato» isolato in carcere come colpevole o in ospedale, come malato, ignorando i problemi della sua esistenza come essere umano.

Troppo poco si fa per comprendere i problemi dei giovani e le motivazioni di vario ordine che li spingono alla droga. Non si è ancora capito che il dramma esistenziale del giovane, nel suo disperato rifiuto della società dei consumi, è il dramma spirituale e sociale di una crisi che ci coinvolge tutti.

Di taluni aspetti di questa vasta problematica si discuterà negli incontri mensili programmati nella Basilica di S. Nicola in Carcere e in dibattiti, che seguiranno alla preghiera comunitaria, come è avvenuto nel primo incontro. Esso ha avuto inizio con la commossa rievocazione fatta dalla Dott.ssa Marisa Romano Losi della breve e tragica storia di Arturo «uno dei giorvani dei nostri tempi, che bruciano le tappe della loro esistenza terrena, nell’irresistibile desiderio di sentirsi liberi da tutti e da tutto».

La Dott. Losi, che era stata insegnante di Arturo e ne aveva poi seguito le vicende nelle lunghe sue peregrinazioni in Paesi d’Europa e poi nell’Estremo Oriente, ha citato alcune significative testimonianze, tratte dai suoi scritti, lettere e versi. In particolare ha ricordato una sua lirica «Foglia mia» in cui egli ha sintetizzato tutto il suo dramma «Io camminavo al vento che mi portava via» verso nuovi orizzonti, nuove esperienze, nuovi incontri di genti e usanze e scene di indicibile miseria, sempre chiedendo aiuto al Cielo perché li indicasse la via per riportare in salvo la sua anima, per dimostrare che, pur tra tante traversie, la capacità di amore di Arturo ha lasciato sempre accesa in lui la speranza di un intervento divino, come estremo anelito di salvezza e di autentica liberazione.

Questo anelito è testimoniato anche dalla collezione che Arturo fin dagli anni della sua infanzia ha raccolto con amore per lunghi anni, di un artistico presepio, che ora si custodisce, come dono offerto dalla madre, nella cripta della Basilica di S. Nicola. Ha celebrato la S. Messa Mons. Antonio Silvestrelli, rettore della Basilica. Durante la celebrazione della S. Messa un gruppo di giovani della «Schola cantants» organizzata dalla prof.ssa Sara Naccari e magistralmente diretto da Enzo Papale, ha eseguito mirabilmente celebri canti di musica sacra: «L’Ave Maria» di Jacob Arcadel, «Sicut Cervus» di Pierluigi da Palestrina, «Ave Verum» di Amadeus Mozart e il Corale della «Passione secondo S. Matteo» di Johan Sebastian Bach. Compongono il coro i giovani: Gabriella Martellacci, Claudia Simonetti, Carmen Celetto, Gianni Scaramuzza, Fausto Testi. (di Edvige Bestazzi)

27 febbraio 1983