Un anno senza padre Maccalli

Il missionario Sma rapito il 17 settembre 2018 in Niger, a 125 chilometri dalla Capitale Niamey. Il fratello: «Ancora nessuna notizia»

È scomparso dalla sua missione di Bamoanga, in Niger, un anno fa padre Pier Luigi Maccalli: il 17 settembre 2018 è stato rapito, probabilmente da jihadisti di etnia fulani. Da allora del missionario di origini cremasche appartenente alla Società delle missioni africane (Sma) non si hanno più notizie. Diverse le voci circolate in questi mesi: lo hanno dato ancora in Niger, poi in Burkina Faso, poi in Mali. Ad aprile, il ministro degli Esteri burkinabé aveva affermato che padre Maccalli era vivo ed era stato ricondotto in Niger dal Burkina Faso. «Tutte le notizie date non sono altro che supposizioni che non hanno trovato alcuna conferma, incluse quelle del governo burkinabé», dichiara ad Aiuto alla Chiesa che soffre il fratello del religioso, padre Walter Maccalli, anch’egli missionario della Società delle missioni africane. «Da fratello e da confratello non posso descrivere il dolore che provo – afferma – ma il coraggio di affrontare questa realtà mi viene dato dalla preghiera, che alimenta in noi familiari la fede sempre più necessaria per affrontare con speranza l’attesa del suo ritorno tra noi».

Sicuramente, prosegue il fratello del missionario rapito, «gli mancheranno la sua comunità e il non poter celebrare la Messa e sarà preoccupato per noi amici e familiari. Ma sono sicuro che, dopo i primi momenti di tensione, avrà trovato una risposta nella sua nuova missione: l’essere missionario dal profondo del cuore, facendo del bene, aiutando i compagni di cella, avendo una buona parola per i suoi rapitori, curando e consolando chi è malato. È la stessa Messa e sacrificio di Gesù, del giovedì Santo, lavando i piedi ai suoi Apostoli».

Per padre Pier Luigi si prega in tutto il mondo: pregano, nel giorno dell’anniversario, le comunità Sma in Europa, America Asia e Africa, la comunità parrocchiale di Madignano, paese natale di padre Gigi, il centro missionario e la diocesi di Crema, la quale organizzerà una marcia di solidarietà e preghiera. Pregano anche tutte le parrocchie di Niamey e Maradi, le uniche due diocesi cattoliche del Niger, riferisce ad Acs l’arcivescovo di Niamey Laurent Lompo. «Padre Maccalli è un missionario fortemente impegnato nella pastorale che ha fatto moltissimo in ambito educativo e sanitario – riferisce -. È molto amato anche dalla comunità islamica e tanti musulmani si uniranno a noi in preghiera per la sua liberazione».

Un impegno, quello di padre Gigi per lo sviluppo e l’alfabetizzazione, che per il presule potrebbe essere tra le cause del sequestro. «I jihadisti stanno mettendo in atto una guerra contro il progresso e l’istruzione. Sicuramente il bene fatto da padre Maccalli dava loro fastidio e il suo sequestro ha significato un grave rallentamento nello sviluppo dell’area, nonché la chiusura momentanea della scuola locale», prosegue l’arcivescovo. Per motivi di sicurezza, infatti, la parrocchia del religioso italiano è stata chiusa, così come la scuola, che«potrà riaprire soltanto se il governo assicurerà la necessaria protezione».

La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, che da un anno ha sostituito sui profili social il proprio logo con il volto di padre Maccalli, continua a tenere accesi i riflettori sulla vicenda. «Chiediamo alle autorità e ai media che non vi siano nostri connazionali rapiti all’estero di serie A e di serie B – dichiara il direttore Alessandro Monteduro -. Tutti hanno ugual bisogno del sostegno di ciascuno di noi».

16 settembre 2019