Un 2020 buio? Ci siamo arricchiti in umanità

Alla soglia del 2021, si addensano trepidazioni e speranze. Il bilancio di giorni difficili, da ripercorrere contemplando l’azione di Dio in noi, attorno a noi e attraverso di noi

L’anno che verrà: mai come in questi giorni, alla soglia del 2021, si addensano trepidazioni, paure, sogni e speranze su quello che il nuovo anno ci riserverà. Lo passeremo con mille restrizioni, difficoltà, angosce, perdita di persone care? O potremo tornare a stringerci la mano, abbracciarci, viaggiare? Abbiamo interrotto una routine di auguri nei quali le parole salute, gioia e serenità sembravano parte di frasi di circostanza. Non è banale né scontato oggi inviare un messaggio iniziando con “spero che stiate tutti bene”.

Forse questa è la prima lezione che stiamo imparando dalla pandemia, questo flagello che ha caratterizzato tutto il 2020: non dare nulla per scontato. Se poi iniziamo a pensare al lavoro e all’economia, le nubi sembrano addensarsi all’orizzonte. È vero, avremo un piano, avremo tanti fondi, e progetti di futuro, che non vanno sprecati. Se li indirizziamo nella giusta direzione, e soprattutto se porteremo a termine i progetti di rigenerazione in ambito di salute, di transizione verso un’economia più rispettosa della terra e che non lasci nessuno indietro, di innovazione tecnologica e digitale, allora vediamo una luce all’orizzonte. Tutto ciò, però, chiederà tempo. E chi nel mentre perderà il lavoro? Chi sarà costretto a chiudere la propria attività? Sapremo aiutarci, essere solidali? Oppure ne verremo fuori più arrabbiati, più isolati, più soli? Quali saranno le conseguenze per bambini e ragazzi, di questo lungo periodo in cui la scuola è stata messa a dura prova?

Sembra un bilancio negativo, con mille ombre e pochissime luci. Eppure, nonostante tutto, avremo motivi per dire grazie, quando intoneremo il Te Deum e canteremo: «Ogni giorno ti benediciamo, lodiamo il tuo nome per sempre». Credo che mai come in questo anno sia importante fermarsi, ripercorrerne i giorni e contemplare l’azione di Dio in noi, attorno a noi e attraverso di noi. E condividere con altri queste riflessioni.

A me l’occasione è stata data in occasione di un incontro con una diocesi del nord Italia: un ritiro in preparazione al Natale dove diverse persone hanno raccontato cosa hanno imparato da questo anno particolare. Quando mi è stato annunciato che avrebbero parlato 11 persone mi sono detta: sarà un po’ lungo e noioso. E invece credo di non aver mai vissuto un’esperienza più intensa, a livello spirituale, di quelle due ore di racconti e di testimonianze. Sindaci che hanno condiviso il loro adoperarsi e la solidarietà che hanno visto nascere nei loro Comuni; operatori sociali infaticabili, insegnanti, medici, imprenditori, persone anziane. Ogni testimonianza sembrava un grano di un rosario di lode e di ringraziamento per tutto quello che si è scoperto e vissuto, nonostante tutto. Quanta creatività in chi, nonostante le restrizioni, non poteva abbandonare i più bisognosi e si è messo all’opera.

Di fronte a racconti ufficiali e nei media, sia delle tragedie vissute, sia degli eroi, qui emergeva il profilo sommesso, mariano e fraterno, di chi nelle pieghe del quotidiano si è rimboccato le mani e ha tentato di fare la sua parte. Credo che se in questi giorni ci fermassimo a chiederci cosa abbiamo imparato in quest’anno e lo condividessimo con le persone più vicine, scopriremmo che ci siamo arricchiti in umanità, siamo diventati più adulti, abbiamo imparato che c’è del superfluo che può essere messo da parte e dell’essenziale che non possiamo tralasciare. Ma è importante anche guardare avanti e sognare l’anno che verrà. Nel film “La vita è bella” il bambino è riuscito a resistere nel campo di concentramento grazie al desiderio di un carro armato, trasformato da Benigni nel premio finale di un gioco di resilienza. «Basta un sogno, a volte, per risvegliare la voglia di restare in gioco anche quando giocare non è scontato» ( Dizionario della resilienza).

29 dicembre 2020