Ucraina, Parolin: «L’obiettivo resta il cessate il fuoco»

Il segretario di Stato vaticano intervenuto a margine del primo convegno su Giovanni Paolo I, alla Gregoriana. Concludere le «operazioni belliche» e avviare «un dialogo serio»

In Ucraina l’obiettivo della Santa Sede resta il cessate il fuoco. Il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin lo ha ribadito questa mattina, 13 maggio, nel colloquio con i giornalisti a margine del primo convegno sul pontificato di Papa Giovanni Paolo I, organizzato dalla Fondazione Vaticana dedicata a Papa Luciani, alla Gregoriana, dal titolo “I sei «vogliamo». Il magistero di Giovanni Paolo I alla luce delle carte d’archivio”. Sul tavolo, nelle domande dei cronisti, il conflitto armato e la prossima missione del segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, che da mercoledì 18 maggio sarà a Kiev.

Si lavora affinché si concludano quanto prima le «operazioni belliche» in Ucraina, ha assicurato il porporato. Poi ci si concentrerà ad avviare «un dialogo serio, senza precondizioni in cui si cerchi di trovare una strada per risolvere questo problema. Dovranno pur trovare una soluzione, dato che la geografia li costringe a vivere vicini- ha continuato -. Non è ancora chiara la lezione che si potrebbe trovare una soluzione prima di produrre macerie». Nell’analisi di Parolin, «il multilateralismo è andato erodendosi, negli ultimi decenni; perciò è logico che quando ognuno si concentra sui propri interessi, sul proprio punto di vista e non sa condividere e trovare risposte comuni, alla fine questi sono gli sbocchi».

Il segretario di Stato vaticano guarda favorevolmente al tavolo per la pace proposto dal governo italiano: «Ogni tentativo mirato alla conclusione della guerra è benvenuto». Poi, sul tema dell’invio delle armi all’Ucraina: «C’è un diritto alla difesa armata in caso di aggressione», ha spiegato, come riportato anche nel Catechismo della Chiesa cattolica, ma «a determinate condizioni», a partire dalla «proporzionalità». Altro criterio è che «la risposta non produca maggiori danni di quelli dell’aggressione. Nel concreto è difficile determinarlo – ha osservato -, però bisogna avere alcuni parametri chiari per affrontare nella maniera più giusta e moderata possibile il tema delle armi».

Riguardo ai rapporti tra Vaticano e Patriarcato di Mosca, ricordando la decisione di Francesco di non incontrare «per il momento» il patriarca Kirill, il cardinale ha riconosciuto che attualmente «siamo in un momento difficile. Ma questo non significa che siamo al punto zero o che c’è un gelo tra la Chiesa ortodossa russa e quella cattolica. Canali esistono e tentativi per dialogare esistono». Da ultimo, un commento sulla vicenda dell’arresto e dell’immediato rilascio su cauzione, l’11 maggio, del cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, arcivescovo emerito di Hong Kong. «Auspico che questa vicenda non complichi il cammino di dialogo tra la Santa Sede e la Chiesa in Cina, dialogo di per sé non semplice», le parole di Parolin.

13 maggio 2022