Ucraina: nuovi raid russi nei dintorni di Kiev

Non si fermano le bombe, nonostante l’annuncio di Mosca di una riduzione delle ostilità. A Mariupol il sindaco denuncia l’evacuazione forzata in Russia del reparto di maternità di un ospedale. Ipotizzato un possibile incontro Biden-Putin, ma soltanto dopo la de-escalation

Nonostante l’annuncio arrivato al termine dei colloqui di ieri, 29 marzo, a Istanbul tra le delegazioni di Mosca e Kiev di una riduzione delle operazioni russe nell’area di Kiev – Chernihiv, continuano a cadere le bombe nel nord ovest della Capitale ucraina. Dopo i raid continuati nella notte, nuove esplosioni sono state avvertite anche questa mattina vicino a Kiev, in un raggio di circa 20 chilometri, tanto che secondo l’esercito ucraino ma anche secondo il Pentagono l’annunciato spostamento di alcune forze russe dall’area è probabilmente solo un «riposizionamento, non un ritiro» – con duemila soldati russi spostati in Ucraina dalla Georgia -, dunque «la minaccia non è finita». Lo testimonia una corrispondente della Bbc, che riferisce del suono delle sirene anti aeree che ha accompagnato l’inizio della giornata, seguito da forti esplosioni provenienti dai sobborghi della città che si sono sentiti anche nel centro della Capitale. Anche un altro reporter britannico, sempre a Kiev, scrive su Twitter di «molti colpi di artiglieria che rimbombano dai margini della città” udibili fino al centro, ma non è chiaro se a sparare siano i russi o gli ucraini», aggiunge.

Colpita per tutta la notte dagli attacchi russi anche Chernhiv. Ne dà notizia via Telegram il governatore Viacheslav Chaus, informano i media internazionali. «Ci crediamo alle promesse? Certo che no», scrive Chaus, spiegando che le forze russe hanno condotto «attacchi sulla città di Nizhyn, inclusi attacchi aerei, e per tutta la notte hanno colpito Chernihiv». Da Mariupol invece il sindaco denuncia, sempre su Telegram, l’evacuazione forzata in Russia dell’intero reparto maternità di un ospedale della città, dove un’altra struttura analoga era stata bombardata il 9 marzo. «Più di 70 persone, donne e personale medico del reparto maternità numero due del distretto della riva sinistra di Mariupol sono stati presi con la forza dagli occupanti», informa l’ufficio del primo cittadino. Per la giornata di oggi, intanto, concordati tre corridoi umanitari per permettere ai civili di lasciare le zone di guerra, ma tutti nel sud del Paese.

Il presidente ucraino Zelensky parla di «segnali positivi» dai negoziati di ieri ma precisa anche che «non vediamo alcun motivo per fidarci delle parole di alcuni rappresentanti di uno Stato che continua a combattere per la nostra distruzione. Gli ucraini non sono persone ingenue». E ribadisce, a 35 giorni dallo scoppio della guerra: «Non ci possono essere compromessi sulla nostra integrità territoriale». Non migliorano nemmeno i rapporti tra Usa e Russia: dal dipartimento di Stato americano arriva un nuovo avviso agli americani, invitati a lasciare «immediatamente» la Russia o a non recarvisi perché potrebbero essere «trattenuti» in ragione del conflitto in corso in Ucraina. Esclusa anche la possibilità di un incontro tra i presidenti americano e russo Joe Biden e Vladimir Putin, prima di una «significativa de-escalation militare», che pare ancora lontana.

Sempre dagli Stati Uniti, attraverso la vice segretaria di Stato Wendy Sherman, arriva l’accusa alla Russia di aver provocato una «crisi alimentare mondiale» e di mettere diversi Paesi a rischio carestia con la scelta di una guerra contro l’Ucraina, il “granaio d’Europa”. Davanti al Consiglio di sicurezza Onu Sherman ha denunciato che «i prezzi dei generi alimentari stanno già salendo alle stelle nei Paesi a basso e medio reddito poiché la Russia soffoca le esportazioni ucraine. In tutto il Medio Oriente e l’Africa, i prezzi già elevati delle materie prime di base, compreso il grano, sono aumentati tra il 20% e il 50% quest’anno», ha aggiunto. E «particolare preoccupazione» riguarda «Paesi come Libano, Pakistan, Libia, Tunisia, Yemen e Marocco, che dipendono fortemente dalle importazioni ucraine per nutrire le loro popolazioni». Per l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov le accuse della vice segretaria di Stato sono «parte della guerra dell’informazione di Washington contro la Russia». In tutta risposta, Sherman denuncia che i russi stanno bloccando 94 navi alimentari civili nella regione del Mar Nero e hanno bombardato tre navi che trasportano merci, soprattutto agricole, dai porti del Mar Nero in tutto il mondo. Il risultato: uno stop all’export di grano.

In oltre 30 giorni di guerra intanto sono più di 4 milioni le persone fuggite dall’Ucraina, informa l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati: 4,02 milioni è la cifra esatta, vale a dire circa una persona su 11, dato che prima dell’invasione russa, il 24 febbraio scorso, il Paese contava una popolazione di circa 44 milioni di persone. E rallenta il flusso dei profughi diretti in Europa: da 200mila a 40mila al giorno. In Italia, alla data di ieri, sono 75mila. Di questi 5.600 sono inseriti nei sistemi d’accoglienza Cas (5.300 persone) e Sai (299), ha informato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese in audizione al Comitato Schengen. Le domande di protezione sono state finora circa 750, un dato che «riflette la speranza degli ucraini di rientrare in patria dopo il termine delle ostilità», secondo la titolare del Viminale.

30 marzo 2022