Ucraina: la missione di pace della Santa Sede «ci sarà»

Le parole del segretario di Stato vaticano Parolin, a margine della presentazione del libro di Cornacchia dedicato a don Tonino Bello. Russia e Ucraina «ne sono a conoscenza», ha assicurato. La testimonianza profetica del vescovo di Molfetta e l’«attualità» del suo messaggio

La missione di pace per l’Ucraina avviata dalla Santa Sede – e annunciata da Papa Francesco domenica scorsa, 30 aprile, nel volo di ritorno da Budapest – «ci sarà». Lo ha affermato ieri, 3 maggio, il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin a margine della presentazione del libro del vescovo Domenico Cornacchia “Testimone e maestro di virtù. Il cammino cristiano di don Tonino Bello”, edito da Libreria Editrice Vaticana. Senza entrare nei dettagli della mediazione, perché sarà Bergoglio «a dare eventuali e ulteriori informazioni», il porporato, rispondendo alla smentita alle parole di Francesco arrivata da Kiev e dal Cremlino, ha ribadito che Russia e Ucraina «ne sono a conoscenza. Le due parti sono state informate a suo tempo – ha detto -. Per quanto ne so io loro sanno tutto». Si è detto «sorpreso» della smentita e di non sapere «a quale motivazione e ragionamento corrisponda. In mezzo ai meandri della burocrazia può darsi che le comunicazioni non arrivino dove dovrebbero arrivare, ma le mie sono illazioni. Io so che le due parti sono informate».

A poche ore dalla notizia di un attacco di droni al Cremlino, Parolin ha rimarcato che «tutte le azioni belliche che creano un clima ancora più di ostilità non avvicinano alla pace. Non so se oggi ci sono le condizioni per un cessate il fuoco. L’iniziativa del Vaticano va in questa direzione e non è una novità». Nei giorni in cui si teme una recrudescenza del conflitto, il cardinale ha quindi invitato a «trovare punti di accordo per mettere fine a questa strage che sta colpendo fortemente l’Ucraina ma che ha risvolti non indifferenti anche per la Russia».

Durane la presentazione alla Lumsa del libro di Cornacchia, successore di don Tonino Bello alla guida della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, Parolin ha ricordato che negli anni ’90 don Tonino ha lavorato molto per la pace sia in occasione della Guerra del Golfo sia per quella nell’ex-Jugoslavia. Quando nel 1985 don Bello fu nominato presidente del movimento internazionale “Pax Christi” giunse «a compromettersi apertamente a favore della pace – le parole del segretario di Stato – non temendo di far sentire la sua voce contro ogni sorta di traffico di armi, di prevaricazione, di violenza a tutti i livelli, anche internazionali, fino a invitare gli uomini di buona volontà a impegnarsi per eliminare le diseguaglianze sociali e le cause che alimentano la povertà e le ingiustizie. Ciò lo portò a diventare profeta scomodo anche all’interno della Chiesa, andando anche contro corrente pur di riaffermare il valore della pace».

Ha definito don Tonino «un profeta della speranza, per quel suo farsi promotore di iniziative volte alla pace che non sempre furono comprese – ha detto ancora Parolin -. Certamente, come ogni profeta, anche lui è stato scomodo. Tuttavia, il suo messaggio è giunto fino a noi, in tutta la sua attualità. Specialmente in questo contesto storico in cui anche la vecchia Europa è nuovamente teatro di guerra, come lo fu negli anni ’90 per la crisi nei Balcani».

Nel libro oltre alla biografia del “vescovo della Chiesa del grembiule”, del quale è in corso la causa della beatificazione, ci sono anche ricordi personali dell’autore. «Trascorreva più tempo in cappellina che altrove – ha ricordato durante la presentazione -. Spesso lo hanno trovato disteso sul pavimento della cappella e, indicando il tabernacolo, mi diceva che tutti i suoi elaborati erano scritti a quattro mani. Dove passava lui tutto risorgeva e rifioriva. Ha messo in circolo tutte le sue doti per toccare l’umanità ferita».

Il rettore della Lumsa Francesco Bonini ha messo in risalto la capacità di don Tonino «di coniugare il lato istituzionale e spirituale con l’operosità sociale». Il suo impegno concreto per la pace lo ha reso «un uomo che rischiava in prima persona», ha aggiunto Andrea Tornielli, direttore editoriale del dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, ricordando che nel dicembre 1992, già molto malato, volle andare a Sarajevo. Lorenzo Fazzini, responsabile editoriale Lev, ha un ricordo vivido di don Tonino Bello che ascoltò nel 1989 in occasione del raduno di Pax Christi a Verona. «Ero un bambino – ha detto – ero seduto sui gradoni dell’Arena e nell’album di famiglia conservo la foto di quel giorno con il suo famoso invito “In piedi, costruttori di pace!”».

4 maggio 2023