Ucraina, il Papa: «”Negoziare”, una parola coraggiosa»

Intervistato dalla Radio televisione svizzera, Francesco parla della guerra con la Russia e di quella in Medio Oriente. E afferma: “È più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca. Il negoziato non è mai una resa»

La guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente, tra Israele e Hamas. Papa Francesco ne parla con Lorenzo Buccella, giornalista della Radio televisione svizzera (Rsi), in un’intervista per il magazine culturale “Cliché”,  in una puntata dedicata al bianco, il colore del bene, della luce, ma sul quale gli errori e la sporcizia risaltano maggiormente. L’intervista, realizzata all’inizio di febbraio, verrà trasmessa dalla tv elvetica il 20 marzo ma nei giorni scorsi le agenzie ne hanno anticipato alcuni passaggi. Al centro, il tema della mediazione.

Interpellato sulla possibilità, per l’Ucraina, di trovare «il coraggio della resa» e sul fatto se questo significherebbe legittimare «il più forte», il pontefice afferma senza esitazione: «È più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare – prosegue – è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Oggi, per esempio nella guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia, si è offerta per questo. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore», è l’esortazione.

Bergoglio ricorda anche di avere inviato una lettera agli ebrei di Israele, proprio per riflettere su questa situazione. «Il negoziato non è mai una resa – rimarca -. È il coraggio per non portare il Paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto…», aggiunge. E anche riguardo alla situazione in Terra Santa, ribadisce che «la guerra la fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c’è solo la guerra militare, c’è la “guerra-guerrigliera”, diciamo così, di Hamas per esempio, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa». Quindi all’intervistatore che domanda se non bisogna perdere la speranza di provare a mediare, risponde: «Guardiamo la storia, le guerre che noi abbiamo vissuto: tutte finiscono con l’accordo».

Immediate le reazioni alle parole del pontefice, tanto che in serata dalla Santa Sede è arrivata la precisazione del direttore della Sala stampa Matteo Bruni. «Il Papa usa il termine “bandiera bianca” e risponde riprendendo l’immagine proposta dall’intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato. Altrove nell’intervista, parlando di un’altra situazione di conflitto, ma riferendosi a ogni situazione di guerra, il Papa ha affermato chiaramente: “Il negoziato non è mai una resa”».

11 marzo 2024