Ucraina, i vescovi Ue: «L’insidia più grave è l’assuefazione»

A parlare è il presidente Comece Crociata, nel secondo anniversario dell’invasione russa. L’appello a «perseguire con determinazione una diplomazia per la pace»

A due anni dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala in Ucraina, il presidente della Commissione degli episcopati Ue (Comece) Mariano Crociata mette in guardia da quella che definisce «l’insidia più grave» e «sempre più pericolosa con il passare del tempo», vale a dire «l’assuefazione, la stanchezza, l’abitudine a una guerra che molti sperano rimanga circoscritta alle regioni in cui si sta svolgendo nell’illusione di poter continuare a stare tranquillo». Per il presule, «è il pericolo più immediato, perché quando la sensazione di pericolo si dissolve e finisce l’allarme, allora diventa reale il rischio di non accorgersi di ciò che può capitare».

Crociata parla in un’intervista al Sir, ricordando che «l’Unione europea fin dall’inizio si è mossa compatta, anche se strada facendo la compattezza ha mostrato delle crepe. Dobbiamo auspicare – aggiunge – che l’iniziativa diplomatica si dispieghi in tutte le direzioni e con tutta l’ampiezza di cui può disporre. Fare la pace, quando non è l’immota pace di morti, richiede una forza maggiore di quella che ci vuole per fare la guerra. Ci vuole una grande determinazione nel perseguire una iniziativa diplomatica per la pace – rimarca -. E la determinazione è proporzionata alla compattezza e all’unità del soggetto che la esprime. Questa guerra è una prova per l’Unione europea almeno per due ragioni: per la prova di unità che le chiede e per la minaccia che non molto oscuramente lascia balenare all’orizzonte».

Nelle parole di Crociata, la guerra, «pur nell’intreccio di molteplici cause, è il risultato della decisione di qualcuno, è una scelta». Da qui una speranza: «Dobbiamo confidare che tutti gli attori sulla scena, sia quelli che appaiono alla ribalta sia quelli che stanno dietro le quinte o anche sono distanti da essa, siano raggiunti e toccati da argomenti, ragioni, esigenze, inviti che inducano a porre fine alla guerra. Quale volto debba avere una pace giusta lo abbiamo già detto in tanti – prosegue -, perché non può esserci pace giusta senza rispetto dell’integrità di un Paese sovrano e del diritto internazionale. Come essa si debba costruire è questione di tutt’altra portata e difficoltà, che va lasciata ai molti che hanno potere e influenza nei rapporti nazionali e internazionali».

26 febbraio 2024