Ucraina, i vescovi greco-cattolici: «Arrendersi significa morte»

I presuli del Sinodo permanente scrivono una nota dopo le anticipazioni dell’intervista del Papa alla Radio televisione svizzera: «Con Putin non possono esserci veri negoziati»

Non un commento alle dichiarazioni del Papa ma la presentazione del «punto di vista delle vittime dell’invasione russa dell’Ucraina», importante per «comprendere la posizione della maggior parte degli ucraini». I vescovi greco-cattolici ucraini del Sinodo permanente, riuniti in questi giorni negli Stati Uniti, scrivono una dichiarazione, dopo le anticipazioni dell’intervista rilasciata da Francesco alla Radio televisione svizzera. Spiegano di non aver letto la versione integrale dell’intervista – che sarà pubblicata il 20 marzo – e fanno riferimento alle parole del direttore della Sala stampa della Santa Sede Matteo Bruni, che sottolinea come il riferimento alla «bandiera bianca» sia un invito ai negoziati, non alla resa dell’Ucraina.

«Per chiunque sia sul campo in Ucraina – si legge nella dichiarazione – è chiaro che i cittadini ucraini sono feriti ma indomabili, stanchi ma resilienti. Gli ucraini non possono arrendersi perché arrendersi significa morte». I vescovi sottolineano come «nella mente di Putin non esistono cose come l’Ucraina, la storia e la lingua ucraine, e la vita della Chiesa ucraina indipendente. Tutte le questioni ucraine sono costruzioni ideologiche, adatte a essere sradicate. L’Ucraina non è una realtà ma una mera “ideologia”. L’ideologia dell’identità ucraina, secondo Putin, è “nazista”». E, chiamando “nazisti” tutti gli ucraini, «Putin li disumanizza. I nazisti (in questo caso gli ucraini) non hanno il diritto di esistere».

Nella dichiarazione i vescovi passano in rassegna i crimini di guerra commessi dalle forze russe a Bucha, Irpin, Borodianka, Izium e in altri luoghi occupati. Crimini che mostrano agli ucraini «il chiaro scopo di questa guerra: eliminare l’Ucraina e gli ucraini». I presuli osservano anche come ogni occupazione russa del territorio ucraino porta allo sradicamento della Chiesa cattolica ucraina, di qualsiasi Chiesa ortodossa ucraina indipendente e alla soppressione di altre religioni e di tutte le istituzioni ed espressioni culturali che non sostengono l’egemonia russa.

A proposito dell’impossibilità di negoziare con Putin, poi, i vescovi ricordano che nel 1994 l’Ucraina ha negoziato la rimozione del suo arsenale nucleare per ottenere “in cambio” garanzie di sicurezza riguardo alla sua integrità territoriale (compresa la Crimea) e all’indipendenza. Si trattava di un accordo che «Putin era obbligato a rispettare. Il memorandum di Budapest del 1994 firmato da Russia, Stati Uniti e Regno Unito – affermano i vescovi – non vale la carta su cui è stato scritto. Così sarà per qualsiasi accordo “negoziato” con la Russia di Putin».

11 marzo 2024