Ucraina: evacuati da Mariupol 100 civili

Restano nell’acciaieria ancora 200 persone. 20 i bambini. Il ministro degli Esteri russo Lavrov: «L’Italia è in prima fila tra chi promuove sanzioni anti-russe: per noi è stata una sorpresa». Quindi le parole che hanno acceso l’Ira di Israele: «Hitler ebreo come Zelensky»

Notte concitata, quella appena passata, nell’acciaieria Azovstal, a Mariupol, dove ieri è avvenuta finalmente l’evacuazione del primo gruppo di sfollati: circa 100 civili. Ne restano altri 200, tra i quali 20 bambini, informano da Kiev. Previste per la giornata di oggi altre evacuazioni: il piano è stato messo a punto dalle Nazioni Unite e dal Comitato della Croce Rossa internazionale e prevede di portare i civili a Zaporizhzhia. «Gli autobus sono partiti da Mariupol – informa il sindaco della città portuale Petro Andryushchenko intervistato da Radio Svoboda, secondo quanto riporta l’Ukrainska Pravda -. Previo accordo, raccoglieranno le persone nei villaggi di Mangush e Berdyansk – spiega -. È consentito anche unirsi alla colonna con mezzi propri. Ci auguriamo che migliaia dei nostri residenti di Mariupol che sono rimasti bloccati sulla strada da Mariupol a Zaporizhzhia arrivino a destinazione stasera o domani mattina».

Affidati a Telegram i video girati ieri, quando le prime persone – per lo più donne, anziani e bambini – uscivano dai sotterranei dell’acciaieria percorrendo cunicoli di macerie e camminando tra i resti devastati dalle bombe. «Non ci posso credere. Due mesi di buio», ha detto una di loro, Natalia Usmanova, intervistata dai reporter della Bbc. «Non abbiamo più visto la luce del sole, avevamo paura», ha detto, raccontando di essere andata nell’acciaieria Azovstal con il marito «per una nostra libera scelta, come i lavoratori della fabbrica, per salvarci». Raccontano soprattutto la loro paura, i civili evacuati, mentre i combattenti del battaglione di volontari ucraini Azov protestano e chiedono chiarimenti per il fatto che alcuni di loro sono stati portati nelle zone controllate dai russi. «Questa gente vuole andare in Ucraina, non possiamo permettere che sia obbligata ad andare in Russia», dicono anche nei messaggi postati oggi.

Sempre su Telegram il presidente della Duma – la camera bassa del Parlamento russo – Vyacheslav Volodin ha scritto che tutti i capi di Stato dei Paesi che forniscono armi all’Ucraina devono essere consegnati alla giustizia come criminali di guerra. A riportare la notizia è la Tass. «I leader degli Stati europei guidati dalla Germania possono trascinare i loro popoli in enormi problemi – le parole di Volodin -. Essi diventano parte del conflitto fornendo armamenti all’Ucraina. Tutti i capi di Stato che hanno deciso di fornire armi si sono sporcati e devono essere portati davanti alla giustizia come criminali di guerra». Parole che arrivano all’indomani di quelle pronunciate dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ieri sera, 1° maggio, in un’intervista a Zona Bianca, su Rete 4. «Alcune dichiarazioni di politici e media italiani sono andate oltre le buone norme diplomatiche e giornalistiche – ha detto -. L’Italia è in prima fila tra coloro che adottano e promuovono le sanzioni anti-russe. Per noi è stata una sorpresa. Eravamo abituati all’idea che l’Italia, grazie alla sua storia, sapesse distinguere il bianco dal nero».

Ancora, Lavrov ha specificato che Mosca non punta a «rovesciare Zelensky» ma che «dall’Ucraina non vengano più minacce per la Russia». Ha negato anche, implicitamente, che Mosca preveda di dichiarare la fine della guerra in Ucraina in occasione dei festeggiamenti del 9 maggio per la vittoria sui nazisti nella seconda guerra mondiale. «I nostri militari – ha evidenziato – non pianificano le azioni in base a una data. I ritmi dipendono dalle necessità di minimizzare i rischi per la popolazione civile e per i militari russi». Ma sono state soprattutto le parole pronunciate sul presidente ucraino Zelensky ad accendere il dibattito internazionale. «Che il presidente Volodymyr Zelensky sia ebreo non ha alcuni significato. Secondo me anche Hitler aveva origini ebraiche», ha detto Lavrov, rispondendo alla domanda se non ritenga paradossale accusare il presidente ucraino di essere a capo di un Paese che, secondo le affermazioni di Mosca, deve essere “denazificato”. Il ministro degli Esteri del Cremlino ha ribadito invece le accuse a Kiev di servirsi di forze «neonaziste» come il battaglione Azov.

Il presidente dello Yad Vashem, il Museo della Memoria di Gerusalemme, Dani Dayan ha parlato di affermazioni «false, deliranti e pericolose, degne di ogni condanna». E il ministero degli Esteri israeliano ha convocato l’ambasciatore russo a Tel Aviv per  «chiarimenti». Per il titolare del dicastero, Yair Lapid, «le dichiarazioni di Lavrov sono sia imperdonabili e oltraggiose, sia un terribile errore storico. Gli ebrei – ha continuato – non si sono uccisi da soli nella Shoah. Il più basso livello del razzismo contro gli ebrei è accusare gli ebrei stessi di antisemitismo».

Per quanto riguarda il confronto armato sul campo, secondo l’intelligence britannica più di un quarto delle unità russe dedicate all’invasione probabilmente adesso «non sono idonee al combattimento». 8, comunque, i civili uccisi ieri, 1° maggio, nei bombardamenti russi nelle regioni di Kharkiv e Donetsk. Nella notte, avvertite esplosioni nella città russa di Belgorod, non lontano dal confine con l’Ucraina. Ancora, il comandante in capo delle forze armate ucraine, il generale Valery Zaluzhny, citato dal ministero della Difesa su Twitter, informa che all’alba di oggi sue barche Raptor russe sono state distrutte vicino all’isola di Zmiiny, l’isola dei serpenti. All’interno dell’Unione europea intanto si discute sull’embargo petrolifero contro la Russia, su cui manca ancora un accordo, secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck.

2 maggio 2022