Ucraina, Draghi: «L’Italia non si volta dall’altra parte»

Il premier in Parlamento per il voto sulla risoluzione del governo, approvata dal Senato. Il tema della cessione di strumenti militari per la difesa dell’Ucraina

«L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea». Il presidente del Consiglio Mario Draghi lo ha affermato questa mattina, 1° marzo, presentando in Senato la proposta di risoluzione unitaria sulla crisi in Ucraina, approvata dall’Aula con con 244 voti favorevoli, 13 contrari e 3 astenuti. Nel pomeriggio il voto alla Camera dei deputati. «Negli ultimi decenni – ha affermato il premier -, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa. Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili. Che le istituzioni multilaterali create dopo la seconda guerra mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre. In altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici». Oggi invece «le immagini che ci arrivano da Kiev, Kharkiv, Maripol e dalle altre città dell’Ucraina in lotta per la libertà dell’Europa segnano la fine di queste illusioni. L’eroica resistenza del popolo ucraino, del suo presidente Zelensky, ci mettono davanti una nuova realtà e ci obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili».

Nelle parole di Draghi, «tutta la mia solidarietà, quella del governo e degli italiani al presidente Zelensky, al governo ucraino e a tutte le cittadine e cittadini dell’Ucraina». Ma anche la «vicinanza alle 236mila persone di nazionalità ucraina presenti in Italia che vivono giorni drammatici per il destino dei propri cari. L’Italia vi è riconoscente per il contributo che date ogni giorno alla vita del nostro Paese – ha aggiunto -. Siamo al vostro fianco, nel dolore che avvertiamo di fronte alla guerra, nell’attaccamento alla pace e nella determinazione comune ad aiutare l’Ucraina a difendersi». Anche perché «non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme – ha detto ancora il presidente del Consiglio -. Come aveva osservato lo storico Robert Kagan, la giungla della storia è tornata. Ora tocca a noi tutti decidere come reagire. L’Italia – ha assicurato – non intende voltarsi dall’altra parte».

Richiamando quindi alla necessità di una reazione «rapida, ferma, unitaria», Draghi ha illustrato la risoluzione – condivisa dall’esecutivo – che impegna il governo a esigere l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro delle forze militari; a sostenere ogni iniziativa multilaterale e bilaterale utile alla de-escalation militare e alla ripresa di un percorso negoziale; ad assicurare sostegno al popolo ucraino, con azioni di assistenza umanitaria e finanziaria e anche, tenendo informato il Parlamento e in coordinamento con altri Paesi europei e alleati, con la cessione di apparati e strumenti militari per la difesa dell’Ucraina. Ancora, si ratifica l’impegno a rafforzare la cooperazione Ue-Ucraina; ad attivare un programma straordinario di accoglienza dei profughi; a sostenere in sede europea la sospensione del Patto di stabilità e l’istituzione di un fondo compensativo per gli Stati più penalizzati dalle sanzioni; a prevedere misure di sostegno alle imprese. Sul tavolo anche le strategie di diversificazione degli approvvigionamenti energetici, le misure per preservare le infrastrutture strategiche da attacchi informatici o di altra natura, il re il rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune europea e lo stretto e permanente coordinamento con i Paesi del G7.

Per il presidente del Consiglio, «tollerare una guerra di aggressione nei confronti di uno Stato sovrano europeo vorrebbe dire mettere a rischio, in maniera forse irreversibile, la sicurezza e la pace in Europa». Al contrario, proprio «il rispetto della sovranità democratica è una condizione alla base di una pace duratura ed è al cuore del popolo italiano». L’Italia infatti «è impegnata in prima linea per sostenere l’Ucraina dal punto di vista umanitario e migratorio», ha evidenziato il presidente del Consiglio, sottolineando anche che lo straordinario afflusso di rifugiati già in fuga dall’Ucraina «ci obbliga a rivedere le politiche di immigrazione che ci siamo dati come Unione europea». L’Italia, ha aggiunto, «è pronta a fare la sua parte per ospitare chi fugge dalla guerra e per aiutarlo a integrarsi nella società: i valori europei dell’accoglienza e della fratellanza devono valere oggi più che mai». Per questo il governo ha decretato uno stato di emergenza umanitaria fino al 31 dicembre, che consentirà di intervenire rapidamente su più fronti.

Draghi ha illustrato anche le sanzioni economiche adottate nei confronti della Russia e la situazione dell’approvvigionamento energetico, con le misure prese per fronteggiare l’emergenza. Sanzioni che stanno già funzionando, ha fatto notare, e che hanno determinato la reazione sempre più scomposta di Putin, arrivato ad attivare lo stato di deterrenza nucleare. «Mentre condanniamo la posizione di Putin – ancora le parole del premier -, dobbiamo ricordarci che questo non è uno scontro contro la nazione e i suoi cittadini, molti dei quali non approvano le azioni del loro governo. Dall’inizio dell’invasione, sono circa 6mila le persone arrestate per aver manifestato contro l’invasione dell’Ucraina – 2.700 solo nella giornata di domenica -. Ammiro il coraggio di chi vi prende parte. Il Cremlino dovrebbe ascoltare queste voci e abbandonare i suoi piani di guerra». Quanto all’invio di armi, il presidente del Consiglio ha ricordato che l’Italia ha risposto a un esplicito appello del presidente ucraino Zelensky, che aveva chiesto equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall’aggressione russa. «È necessario che il governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all’invasione e difendere l’indipendenza del Paese. A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie, non è possibile rispondere soltanto con incoraggiamenti e atti di deterrenza. Questa è la posizione italiana, dell’Unione Europea, dei nostri alleati», ha affermato.

Intanto il personale dell’ambasciata italiana a Kiev si è spostato presso la residenza dell’ambasciatore insieme a un gruppo di connazionali, inclusi minori e neonati. In tutto 87 persone, di cui 72 dovrebbero trasferirsi oggi a Leopoli. «Voglio ringraziare l’ambasciatore in Ucraina Pier Francesco Zazo e il personale dell’ambasciata per lo spirito di servizio, la dedizione, il coraggio mostrati in questi giorni drammatici», ha dichiarato Draghi.

1° marzo 2022