Ucraina: almeno 35 i morti nell’attacco di Mosca a Dnipro

Colpito un condominio. Il presidente Zelensky contro il «silenzio codardo» del popolo russo. Shevchuk: «Sentiamo di pagare per la libertà un prezzo molto alto»

Salito ad almeno 35 il bilancio dei morti dell’attacco russo di sabato 14 gennaio a un condominio di Dnipro, in Ucraina. Tra loro, 2 bambini. Lo riferisce Ukrinform, citando l’intervento del governatore della regione di Dnipropetrovsk Valentyn Reznichenko su Telegram. «Nella notte, i soccorritori hanno estratto diversi altri corpi dalle macerie di un edificio a più piani distrutto da un missile russo – le parole del governatore -. L’attacco nemico ha tolto la vita a 35 residenti dell’edificio. La sorte di altri 35 residenti è sconosciuta». Intanto, continuano le ricerche delle persone intrappolate sotto le macerie continuano.

Sulla strage di Dnipro è intervenuto immediatamente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso serale, condannando il «silenzio codardo» del popolo russo. «Il vostro tentativo di aspettare la fine di ciò che sta accadendo – ha aggiunto – finirà solo con il fatto che un giorno questi stessi terroristi verranno a prendervi». Quindi ha affermato di aver ricevuto molti messaggi di solidarietà da tutto il mondo, prima di rivolgersi ai russi nella loro lingua, evidenziando che «anche adesso non hanno potuto pronunciare parole di condanna di questo terrore».

Intanto nella giornata di ieri, 15 gennaio, si è pregato per i morti e per i feriti in tutte le chiese della città di Dnipro: in quelle cattoliche di rito latino, in quelle greco-cattoliche ma anche in quelle ortodosse. A riferirlo all’Agenzia Sir è il salesiano don Oleh Ladnyuk, che racconta di una città in lutto e «psicologicamente scossa, dove si contano e si cercano ancora morti sotto le macerie, ma non piegata né alla disperazione né alla rassegnazione». Secondo le autorità locali, 39 persone sono state salvate e 75 sono state ferite. Tra i feriti si contano 14 bambini. Nella notte, i soccorritori hanno continuato ad estrarre diversi altri corpi dalle macerie. «Nessuno si aspettava un attacco così grande su un obiettivo civile – le parole del religioso -. Era una giornata di festa e la gente stava a casa. Per questo il missile ha fatto così tanti morti». Quindi aggiunge: «I soccorritori stanno ancora scavando. Hanno trovato, secondo me, solo il 50 per cento delle persone disperse e temo che troveremo ancora morti sotto le macerie. Non sappiamo cioè se si può salvare ancora qualcuno, con questo freddo che abbiamo».

Il salesiano racconta anche della «grande determinazione ad andare avanti» da parte della gente. «Ogni giorno suonano gli allarmi. Ogni giorno viviamo sotto la minaccia di un attacco missilistico. Le persone qui sono abituate a vivere così – spiega – ma al tempo stesso siamo sempre più convinti che si deve continuare a combattere per la nostra libertà. O si combatte o l’alternativa è la distruzione del nostro Paese». Dopo l’attacco, riferisce ancora al Sir, è andata via la luce e nella zona colpita dal missile manca anche l’acqua, ma la città ha reagito immeditamente. «Anche la nostra parrocchia cattolica di Pocrova ha subito portato sul posto aiuti, insieme ad altre organizzazioni. Soprattutto coperte. La Caritas di Dnipro si è attivata subito ma la città è organizzata per rispondere in caso di attacco e ogni scuola è pronta ad accogliere la gente con stanze e letti dove poter passare la notte, ma anche con cibo, acqua e vestiti caldi. Ma non si sono riempite visto che molti in città hanno fatto sapere su internet e nelle chat di poter mettere a disposizione stanze e case per accogliere le persone colpite. Ci siamo ritrovati più uniti, dopo questo attacco – commenta -. La macchina della solidarietà è partita immediatamente».

Dedicato all’attacco missilistico sulla città di Dnipro anche il videomessaggio quotidiano dell’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, diffuso ieri, 15 gennaio. «Il missile russo X-22, chiamato “killer delle portaerei”, ha colpito un grande condominio. Quel razzo, dagli stessi costruttori destinato alle battaglie navali, è stato usato contro i civili», denuncia, aggiungendo che «Dnipro ha annunciato tre giorni di lutto e tutti piangiamo i morti e preghiamo per questa eroica città». Commentando quindi il Vangelo della domenica sulla figura di san Giovanni Battista, il presule evidenzia che «oggi in Ucraina, più che mai, sentiamo di pagare per la libertà un prezzo molto alto. Oggi l’occupante russo sta uccidendo gli ucraini perché hanno detto “no” alla schiavitù russa, imperiale, comunista. E oggi, sul Dnipro, il nostro Giordano ucraino, dai confini con la Bielorussia attraverso Kiev e fino al Mar Nero si sente una voce, la voce di chi grida nel deserto – deserto della guerra, deserto portato con la devastazione e la cattiveria dell’invasore -, la voce che invoca la libertà, la voce che annuncia le buone notizie, la voce che ci prepara all’incontro con Cristo che sta per venire al Giordano».

Il messaggio si conclude quindi con una preghiera e un’invocazione: «Tu sei Dio della libertà. Aiutaci a resistere in questa battaglia leale della testimonianza cristiana, in questo moderno deserto dell’umanità. Dio, benedici l’Ucraina con la tua giusta pace celeste!».

16 gennaio 2023