Ucraina al terzo anno di guerra, tra incertezza ed esilio per milioni di persone

Nuovo rapporto Unhcr: il 40% della popolazione ha bisogno di aiuti umanitari ma i finanziamenti coprono il 13% dei bisogni. E le prospettive di ritorno a casa si allontanano. In Italia 185mila richieste di Protezione temporanea dall’inizio del conflitto; oltre l’87% donne e minori

Mentre la guerra in Ucraina entra nel terzo anno, l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) punta i riflettori sulle condizioni umanitarie, che rimangono disastrose nel Paese, e sul futuro incerto di milioni di persone in fuga. In un nuovo rapporto, si evidenzia che, mentre la guerra infuria, circa il 40% della popolazione ha bisogno di supporto umanitario e di protezione, ma i finanziamenti coprono appena il 13% dei bisogni. Per molti poi, ricordano, non si tratta della prima esperienza di guerra, dato che in questa settimana ricorrono anche i 10 anni dall’inizio del conflitto in Ucraina orientale.

Attualmente sono quasi 6,5 milioni i rifugiati ucraini che hanno cercato riparo fuori dal loro Paese, mentre circa 3,7 milioni di persone sono ancora sfollate all’interno dell’Ucraina. La maggior parte di loro – rispettivamente il 65 e il 72% – ha ancora espresso il desiderio di poter tornare a casa un giorno. Tuttavia, la percentuale è diminuita, con un numero crescente di persone che esprimono incertezza a causa della guerra in corso.

Lo studio dell’Unhcr si basa su interviste condotte a gennaio e febbraio di quest’anno con circa 9.900 famiglie ucraine di rifugiati, sfollati interni e persone rientrate all’interno e fuori del Paese. Le persone intervistate hanno citato l’insicurezza prevalente in Ucraina come il principale fattore che impedisce il loro ritorno, mentre altre preoccupazioni includono la mancanza di opportunità economiche e di alloggi. Una priorità fondamentale per l’Unhcr dunque è quella di riparare le case, in modo che le persone possano rimanere nelle loro abitazioni. A oggi sono state riparate più di 27.500 case. Tuttavia, per il 55% dei rifugiati rimpatriati intervistati in Ucraina resta il problema del lavoro, con opportunità inferiori alle loro aspettative. Una percentuale significativa di rifugiati intervistati poi – circa il 59% – ha indicato che potrebbe essere costretta a tornare a casa sebbene non si tratti della scelta preferita a causa della guerra in corso, se nei Paesi ospitanti dovessero rimanere i problemi legati alle opportunità di lavoro e allo status legale.

L’idea di tornare si fa strada anche tra i rifugiati con con esigenze e vulnerabilità specifiche, tra cui gli anziani e le persone con disabilità, principalmente a causa della percezione che hanno rispetto alla mancanza di altre opzioni. Per altri, il ricongiungimento familiare è stato uno dei principali fattore che hanno spinto a tornare a casa in modo permanente. Un numero maggiore di rifugiati invece si reca nel Paese per periodi brevi – dal 39% dello scorso anno al 50% -, per visitare i familiari ma anche per controllare le proprietà.

«Finché la guerra continuerà, i rifugiati, gli sfollati interni e le persone colpite dalla guerra che sono rimaste nelle zone di frontiera hanno bisogno di un sostegno urgente – affermano dall’Unhcr -. Sebbene la resilienza delle persone rimanga forte e gli sforzi di recupero siano ben avviati in molte aree, è necessario continuare a sostenerle per non rischiare di mettere a repentaglio la protezione e la loro resilienza». La richiesta di finanziamento dunque è di 993,3 milioni di dollari, di cui 599 milioni per l’Ucraina e il resto per sostenere i rifugiati nei Paesi ospitanti. «Se non riceviamo fondi tempestivi – avvertono -, potremmo essere costretti a tagliare attività essenziali in Ucraina e nei Paesi vicini. Il popolo ucraino, che vive quotidianamente le conseguenze di questa guerra, non deve essere dimenticato. Abbiamo assistito a una massiccia manifestazione di solidarietà e di sostegno per l’Ucraina e questo sostegno, di cui c’è grande bisogno, non può fermarsi ora».

Dall’inizio del conflitto, ricordano ancora dall’Agenzia Onu, oltre 185mila persone hanno fatto richiesta di protezione temporanea e circa 4.400 di protezione internazionale in Italia, con un tasso di riconoscimento sulle richieste di protezione internazionale esaminate che sfiora il 90%. L’Italia, insomma, ha fatto la sua parte, accogliendo decine di migliaia di rifugiati, oltre l’87% dei quali donne e minori.

Per i bambini fuggiti dall’Ucraina è «particolarmente importante» la possibilità di andare a scuola. L’Unhcr rimarca che il 30-50% dei circa 5,9 milioni di rifugiati ucraini in Europa sono bambini, ma che solo  la metà di loro è stata iscritta nelle scuole dei Paesi ospitanti per l’anno accademico 2022-2023. Al 31 dicembre 2013, i piccoli ucraini non accompagnati registrati in Italia sono oltre 4mila. In base a informazioni raccolte in collaborazione con Intersos, «se il primo anno di vita fuori dal proprio Paese è stato caratterizzato da un’alta percentuale di studenti in dad, nel 2023 è cresciuto il numero di studenti iscritti a scuola, con i genitori che vedono allontanarsi un possibile rientro in patria. Gli studenti più piccoli generalmente hanno mostrato migliori capacità di integrazione, mentre fra gli studenti adolescenti sono stati riscontrati maggiori problemi di carattere psicologico».

Insieme ai suoi partner, l’Unhcr ha svolto un ruolo attivo per sostenere i rifugiati ucraini in Italia, facilitandone l’accesso ai servizi, l’inclusione sociale e lavorativa. Tra le altre cose, la pagina web unhcr.org/Italy è stata tradotta in ucraino e russo e, nel 2022, ha raggiunto il record di 249mila visualizzazioni. Inoltre, l’Agenzia Onu ha aperto un canale Telegram dedicato, seguito principalmente da rifugiati ucraini

«Nel 2023 l’Unhcr ha annunciato 43 emergenze per aumentare il sostegno in 29 Paesi, l’Ucraina è una di queste – commenta Filippo Ungaro, responsabile della Comunicazione dell’Unhcr in Italia -. È fondamentale che tutte le emergenze umanitarie ricevano i fondi necessari per sostenere gli sfollati e i rifugiati, anche quando i riflettori dei media si spengono, per non parlare di quando neanche si accendono. L’Italia, attraverso le istituzioni, il settore privato e i singoli donatori, ha risposto all’emergenza in Ucraina con grande spirito di solidarietà – prosegue -. Chiediamo che continui a farlo. È più probabile che i rifugiati scelgano il rimpatrio in un Paese ancora insicuro se non possono ricevere sostegno nei Paesi ospitanti, e già quasi 15 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari all’interno dell’Ucraina».

Il governo italiano è stato tra i primissimi a rispondere alla crisi ucraina sostenendo le operazioni di Unhcr in Ucraina e nei Paesi confinanti con 27 milioni di euro. Sin da marzo 2022, ricordano dall’Agenzia Onu, il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale ha supportato la strategia di risposta regionale nei Paesi di prima accoglienza. Ulteriori finanziamenti sono stati diretti al supporto di 100mila rifugiati ucraini in Moldavia. Ancora, i contributi italiani hanno permesso ad Unhcr di assistere le autorità ucraine nella registrazione di 800mila sfollati interni e di fornire supporto legale individuale a 4mila di questi. Inoltre, Unhcr ha assistito il personale dei Centri di assistenza legale gratuita, formando 140 funzionari per garantire agli sfollati interni l’accesso ai servizi legali essenziali vitali, e ha collaborato con il ministero della Giustizia per consentire a 300 bambini l’ottenimento dei documenti anagrafici di registrazione delle nascite.

«A due anni dallo scoppio del conflitto i bisogni umanitari restano enormi – rilevano – e al momento disponiamo solo del 13% delle risorse necessarie per farvi fronte. La sofferenza del popolo ucraino non deve essere dimenticata, c’è ancora grande bisogno di solidarietà e di sostegno».

22 febbraio 2024