Ucciso un sacerdote in Camerun

Il parroco della parrocchia del Sacro Cuore (Buea) morto nella zona anglofona, teatro degli scontri con i separatisti. I vescovi: «Fermiamo ogni violenza e finiamo di ucciderci a vicenda»

È stato ucciso il 20 luglio scorso, per motivi ancora non chiariti, don Alexandre Sob Nougi, 42 anni, parroco della parrocchia del Sacro Cuore a Bomaka, nella diocesi camerunese di Buea. L’episodio è avvenuto sulla strada tra Buea e Muyuka, 25 km a nord est di Buea, Capitale della regione anglofona nella zona sud occidentale del Paese, riferisce l’Agenzia Fides. Il sacerdote, conosciuto anche perché segretario diocesano per l’educazione cattolica, sarebbe rimasto colpito da una pallottola vagante durante uno scontro tra militari e separatisti, mentre secondo altre ricostruzioni sarebbe stato ucciso intenzionalmente.

Frequenti in questa zona, come nell’altra regione anglofona nord occidentale, gli scontri tra le forze di sicurezza e i separatisti, che reclamano uno stato anglofono indipendente. Fin dall’indipendenza del Paese nel 1960, i camerunesi di lingua inglese hanno accusato le autorità francofone di emarginarli, sostenendo che le autorità di Yaoundé impongono la lingua e le tradizioni francesi nei tribunali, negli uffici pubblici e nelle scuole. Per anni, si legge nella nota di Fides, «le province angolofone hanno chiesto maggiore spazio per i loro usi e i loro costumi e hanno rivendicato una sempre maggiore autonomia». A partire dal 2016 le manifestazioni di malcontento però si sono fatte più frequenti. Il 1° ottobre 2017, le frange più estreme si sono spinte a dichiarare l’indipendenza delle due province anglofone dal Camerun e la nascita della Repubblica di Ambazonia. Questo ha provocato un inasprirsi della tensione nelle due province, con scontri sempre più cruenti tra indipendentisti e forze dell’ordine, con centinaia di morti e feriti.

Secondo le Nazioni Unite, 160mila camerunesi anglofoni hanno abbandonato le loro case per cercare rifugio in altre zone del Camerun o all’estero, soprattutto in Nigeria. La Caritas nel giugno scorso ha lanciato una campagna di aiuto per le popolazioni delle zone anglofone. Si è creata una situazione «segnata da cieche, inumane, mostruose violenze e da una radicalizzazione delle posizioni che ci allarma molto», hanno affermato i vescovi, esortando: «Fermiamo ogni forma di violenza e finiamo di ucciderci a vicenda. Salviamo il nostro Paese da una guerra civile infondata e inutile». Al momento, «la Chiesa cattolica è ritenuta l’unica in grado di promuovere il dialogo tra le parti», si legge nella nota di Fides. Le prossime elezioni presidenziali si dovrebbero tenere il 7 ottobre 2018.

23 luglio 2018