Tv e giornali: poca voce ai migranti
Presentato alla Camera il report dell’associazione Carta di Roma. Nel 2016 crescono le notizie sui fenomeni migratori ma non si raccontano le storie
Lo afferma il report dell’associazione Carta di Roma presentato alla Camera. Nel 2016 crescono le notizie sui fenomeni migratori ma non si raccontano le storie
Quotidiani sempre più attenti al tema dell’immigrazione, mentre i telegiornali abbassano i riflettori. Ma solo in pochissimi danno voce ai migranti e spazio alle loro storie. A individuare questa tendenza è l’associazione Carta di Roma nella quarta edizione del suo report presentato oggi, lunedì 19 dicembre, alla Camera. Nel 2016 la presenza di notizie sui fenomeni migratori sulle prime pagine dei primi sei quotidiani italiani per diffusione è cresciuta con 1.622 notizie, il 10 per cento in più del 2015, mentre il dato è cento volte superiore al 2013.
Sui tg nazionali la visibilità delle migrazioni è legata a 2.954 notizie diffuse in 10 mesi, il 26% in meno rispetto al 2015. «La presenza del tema nell’agenda dei media mainstream, dunque, è costante, ma non si registrano più picchi di attenzione intorno a singoli episodi come nel 2015», si legge nel rapporto, che presenta anche una novità: quest’anno è la politica la protagonista del racconto mediatico del fenomeno migratorio. Gli esponenti politici istituzionali italiani sono intervenuti nei telegiornali di prima serata nel 33% dei servizi sull’immigrazione (2 punti in più rispetto all’anno scorso). Mentre gli interventi degli esponenti politici e istituzionali dell’Unione europea e degli stati europei sono pari al 23%.
La voce di migranti e rifugiati viene invece diffusa solo nel 3% dei servizi (meno della metà rispetto all’anno precedente). E spesso gli immigrati sono interpellati direttamente in cornici narrative e contesti tematici negativi. «Il tema delle migrazioni è diventato un tema della politica – spiega Giovanni Maria Bellu, presidente dell’associazione Carta di Roma -. Quindi arriva attraverso questo canale sui giornali. E il modo di trattare l’argomento ne risente». Diminuisce l’attenzione sugli sbarchi.
Nei quotidiani più della metà dei titoli nel corso dell’anno ha riguardato muri e frontiere (57%) mentre la restante parte di titoli e notizie (il 43%) è dedicata alla cronaca degli sbarchi e delle tragedie del mare. Anche sul tema dell’accoglienza l’attenzione è inferiore rispetto al 2015. «L’insicurezza che scaturisce dai fenomeni migratori non è più legata alla rappresentazione dei media – spiega Ilvo Diamanti, docente di Analisi dell’opinione pubblica all’Università di Urbino -. Questo aspetto purtroppo si è normalizzato nell’immaginario dei cittadini».
Il report rileva inoltre una mancanza di regolamentazione sui contenuti diffusi sui social network: «Si assiste alla proliferazione di linguaggi intolleranti a contorno di una vicenda drammatica». Il caso analizzato è quello dell’omicidio di Fermo, dove il 6 luglio 2016 Emmanuel Chidi Nnamdi, nigeriano di 36 anni, è morto dopo essere stato picchiato violentemente da Amedeo Mancini, quarantenne ultrà della squadra locale di calcio.
Su Twitter si verifica una «sguaiata deumanizzazione del linguaggio». Il social network diviene terreno di scontri e di diffusione di insulti razzisti. Su oltre 6.700 tweet analizzati, solo il 2 per cento contiene espressioni di violenza verbale e insulti. Ma hanno avuto grande visibilità. «I social sono il luogo in cui queste notizie vengono deformate e, mancando la mediazione giornalistica, la violenza rimbalza assumendo dimensioni abominevoli», conclude Bellu.
19 dicembre 2016