Tutta l’Italia è «zona protetta»
L'annuncio del premier Conte nella serata del 9 marzo: «Non c'è più tempo». Scuole e università chiuse fino al 3 aprile. Bar e ristoranti aperti fino alle 18. Vietato spostarsi se non per «comprovate necessità». Si ferma anche la serie A
«Abbiamo adottato una nuova decisione che si basa su un presupposto: tempo non ce n’è». Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è presentato in sala stampa a Palazzo Chigi da solo, ieri sera, 9 marzo, per annunciare che già da oggi non ci sarà più in Italia una zona rossa perché «tutta Italia sarà zona protetta». Vietati quindi tutti gli spostamenti, se non per «comprovate necessità di salute o di lavoro», in tutto il Paese. «I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante dei contagi, delle persone ricoverate in terapia intensiva e subintensiva e ahimè anche delle persone decedute. La nostre abitudini quindi vanno cambiate – le parole del premier -. Vanno cambiate ora. Ho deciso di adottare subito misure ancora più stringenti, più forti».
“Io resto a casa”. È così che Conte “battezza” il provvedimento, in Gazzetta Ufficiale già da ieri sera e operativo da questa mattina, 10 marzo. «Non ci sarà più una zona rossa nella penisola. Ci sarà l’italia zona protetta. Sono pienamente consapevole della gravità e della responsabilità – le parole del premier -. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia». Un appello alla responsabilità, il suo: «Tutti l’abbiamo. Voi cittadini tutti con me. La decisione giusta oggi è di restare a casa. Il futuro nostro è nelle nostre mani».
Per garantire la continuità del sistema produttivo e consentire dunque alle persone di andare a lavorare, «non è all’ordine del giorno una limitazione dei trasporti pubblici». In ogni caso, per giustificare i propri spostamenti sarà possibile «l’autocertificazione» ma, ha avvertito il premier, «deve essere veritiera altrimenti si configurerebbe un reato». Ancora, scuole di ogni ordine e grado e università restano chiuse fino al 3 aprile. Si fermano anche gli eventi sportivi, Serie A inclusa. «Aggiungiamo anche il divieto degli assembramenti all’aperto e in locali aperti al pubblico”», ha continuato il presidente del Consiglio. Bar e ristoranti chiuderanno alle 18. Comprensione, nelle parole di Conte, per la voglia di vita e di divertimento soprattutto dei giovani ma, ha avvertito, «occasioni di aggregazione si trasformano in occasioni di contagio». Per questo polizia ed esercito pattuglieranno le strade, per fermare i trasgressori. I poteri di coordinamento saranno in mano ai prefetti.
Secondo gli ultimi dati forniti dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli, in Italia iniziano ad aumentare i guariti dal coronavirus: 724, «102 in più di ieri», annunciava ieri. Aumentati anche i morti: 463, Di questi, l’1% va dai 50 ai 59 anni; il 10% da 60 a 69; il 31% da 70 a 79; il 44% da 80 a 89; il 14% infine è composto da ultranovantenni. 7.985 i malati, con un incremento di 1.598 persone rispetto al giorno precedente. Borrelli, che è commissario straordinario all’emergenza, ha informato anche che sono state consegnate in tutto il Paese circa un milione di mascherine protettive, centomila delle quali sono state fornite agli impianti penitenziari, dove «sono state montate 80 tende di pre-triage» per lo screening del coronavirus.
Un capitolo a parte, nelle informazioni fornite da Borrelli, riguarda i malati in terapia intensiva: 733, con un incremento di 83 unità rispetto al giorno precedente; 440 solo in Lombardia, dove l’incremento in un giorno è stato di 41 casi. Sono invece 4.316 i malati con sintomi ricoverati e 2.936 quelli in isolamento domiciliare. Già da ieri, ha proseguito il capo della Protezione civile, «abbiamo avviato la consegna di 325 ventilatori respiratori per le terapia intensive e subintensive. La distribuzione parte con la Lombardia». Sull’età media dei pazienti in terapia intensiva è intervenuto il capo dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità Gianni Rezza. Riferendosi alle 463 vittime italiane, «se stratifichiamo per età i tassi di letalità – ha detto – vediamo che sono più bassi di quelli della Cina. È possibile poi che, dal momento che si vanno a tamponare le persone sintomatiche, si restringe il denominatore alle persone con sintomi o ospedalizzate, e dunque il tasso di letalità della malattia sembra più alto di quello che è».
A proposito della Capitale, interpellato dai giornalisti Rezza ha chiarito: «Il virus sta iniziando a circolare. Su Roma il mio era un allarme preventivo». Ha citato il caso di Codogno, dove l’allarme è scoppiato in modo «del tutto inatteso»; ora, ha aggiunto, «preveniamo piuttosto che intervenire dopo».
10 marzo 2020