Tutela dei minori: il primo Report nazionale della Cei

Nel 2020-2021 segnalati 89 casi di abusi, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 ai danni di over 18 e 12 su under 10. Servizi attivati in tutte le 226 diocesi italiane

Il segretario generale della Cei Giuseppe Baturi e il presidente del Servizio nazionale Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili Lorenzo Ghizzoni, hanno presentato oggi, 17 novembre, il primo report sulla rete territoriale per la tutela dei minori. Una fotografia delle iniziative prese dalle 226 diocesi italiane nel periodo 2020-2021 a cominciare dal fatto che tutte hanno attivato i Servizi per la tutela dei minori e che proprio in quegli anni resi difficili dalla pandemia circa 20.000 persone si sono formate per operare in questi Servizi. La ricerca è stata affidata ad esperti della sede di Piacenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il report è servito a mappare i Servizi territoriali e i Centri di ascolto: la loro costituzione, le attività svolte, i punti di forza e quelli da consolidare, la qualità dell’ascolto e dell’accoglienza delle vittime, il contesto degli abusi o dei fatti segnalati. Un questionario che ha visto una larga partecipazione delle diocesi: le risposte sono state 158 da 166 diocesi (8 hanno attivato servizi interdiocesani).

Report sulla rete territoriale per la tutela dei minori, Lorenzo Ghizzoni, Giuseppe Baturi, 17 novembre 2022«L’attenzione ai minori è al centro delle nostre iniziative – ha spiegato Baturi – ma non si tratta di vuote impalcature: i numeri dimostrano che c’è una sensibilità crescente». E lo scopo è quello di migliorare la prevenzione, oltre a reprimere gli abusi. Anche Ghizzoni ha sottolineato la diversa sensibilità: «C’è una preoccupazione e un’attenzione costante per le vittime tra i vescovi. Ormai tutti sono stati ordinati dopo il 2000, in un clima diverso dal passato. Abbiamo cominciato a metterci nei panni delle vittime, condividendone il dolore e le ferite. Ma questo – ha aggiunto – va di pari passo con quanto avvenuto a livello civile». Un esempio di questa sensibilità diversa è il fatto che i centri di ascolto siano dislocati fuori dalla Curia e il responsabile, in oltre due terzi dei casi, è un laico e molto più spesso una laica, affiancati da équipe di esperti.

I Centri di ascolto sono attualmente 90, di cui 38 in diocesi di grandi dimensioni o che si sono aggregate. Nel biennio in esame sono stati 86 i contatti registrati da 30 Centri di ascolto (negli altri 60 non ce ne sono stati), 38 nel 2020 e 48 nel 2021. I casi segnalati, anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 (adulto vulnerabile) e 12 under 10. Circa la tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di “comportamenti e linguaggi inappropriati” (24), seguiti da “toccamenti” (21); “molestie sessuali” (13); “rapporti sessuali” (9); “esibizione di pornografia” (4); “adescamento online” (3); “atti di esibizionismo” (2). Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%). Il profilo dei 68 presunti autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi.

Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione. Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%).

Report sulla rete territoriale per la tutela dei minori, Lorenzo Ghizzoni, Giuseppe BaturiBaturi ha annunciato che si stanno concludendo gli accordi con il dicastero per la Dottrina della fede per esaminare i 613 fascicoli riguardanti chierici indagati canonicamente in Italia dal 2000. Si tratta di una novità assoluta nella Chiesa. È importante precisare che il numero non corrisponde ai casi di abusi, perché i fascicoli possono riguardare archiviazioni o abusi multipli, commessi anche prima del 2000. Solo dopo un attento esame dei fascicoli sarà possibile avere un quadro preciso. Giova anche ricordare che nel 2010 l’allora segretario della Cei, il vescovo Crociata, riferì di un centinaio di casi di abusi verificati. È un ulteriore passo del processo di trasparenza avviato dalla Chiesa italiana, insieme alla collaborazione con l’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza.

È stato anche sottolineato che i Centri di ascolto non si sostituiscono all’autorità giudiziaria ma che l’orientamento è quello di esortare le vittime a sporgere denuncia. Nel caso in cui non volessero, per le ragioni più varie, viene chiesto di firmare una dichiarazione sull’opposizione della vittima o dei suoi tutori a denunciare gli abusi alle forze dell’ordine. Per quanto riguarda la formazione, Ghizzoni ha ribadito che sul tema della castità, dopo il recente monito del Papa sulla diffusione della pornografia anche tra sacerdoti, c’è un «impegno fortissimo in una situazione sociale che non aiuta di certo a viverla. È necessario introdurre questo discorso in maniera esplicita per chi si appresta a vivere il celibato. Certamente si deve formare in maniera diversa rispetto al passato, c’è una sfida maggiore, occorre formare all’uso di Internet e dei social. Su questo c’è un grosso sforzo anche con i rettori dei seminari».

17 novembre 2022