Tutela dei minori, alla Gregoriana il Centro voluto da Benedetto XVI

Torna nell’ateneo dei Gesuiti il Centre for Chiled Protection, con un programma formativo a 360°. Il cardinale O’Malley: «Partire dall’ascolto delle vittime»

Torna nell’ateneo dei Gesuiti il Centre for Chiled Protection, con un programma formativo a 360°. Il cardinale O’Malley: «Partire dall’ascolto delle vittime»

Il trasferimento a Roma, all’interno della Pontificia Università Gregoriana, l’ampliamento dei partner internazionali, la collaborazione con la Pontificia Commissione per la tutela dei minori istituita da Papa Francesco e, dal 2016, un diploma in “Salvaguardia dei minori e delle persone vulnerabili” per gli studenti che intendono specializzarsi nella prevenzione degli abusi.

Dopo tre anni di “progetto pilota” a Monaco, il “Centre for Child Protection” (Ccp) “torna a casa”, all’ateneo di piazza della Pilotta, da dove era partito quando, nel febbraio 2012, la sua fondazione era stata annunciata a conclusione del simposio “Verso la guarigione e il rinnovamento”. Il bilancio della sperimentazione, ma anche il programma formativo del Ccp, le ricerche e le iniziative in cantiere sono state esposte ieri, 16 febbraio, alla Gregoriana, il cui Istituto di psicologia è stato, in collaborazione con l’Università clinica di Ulm e l’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, promotore del progetto che mira a intensificare la prevenzione degli abusi sessuali sui minori e i soggetti vulnerabili.

«Dalla spinta di Benedetto XVI prima, e di Papa Francesco poi – ha detto il rettore della Gregoriana padre François-Xavier Dumortier – abbiamo avvertito l’esigenza, l’urgenza e il dovere di impegnarci in tutti i sensi, adoperando tutte le forme e le scienze connesse all’intelligenza umana, per offrire un servizio all’altezza delle sfide attuali». Il progetto prevede il coinvolgimento di istituzioni religiose, chiese locali, congregazioni, ordini religiosi e organizzazioni non governative in tutti i Paesi del mondo, secondo il principio di sussidiarietà, per cui i partner si renderanno co-responsabili.

Ha sottolineato l’apporto dei padri Gesuiti nella ricerca interdisciplinare Annette Schavan, ambasciatrice di Germania presso la Santa Sede, mentre ne ha sintetizzato gli obiettivi padre Hans Zollner, al quale Francesco ha indirizzato un messaggio di incoraggiamento in spagnolo, letto dal cardinale Sean O’Malley. «Pur non essendo un’istituzione della Santa Sede – ha detto il gesuita che, insieme al cardinale O’Malley e la baronessa Sheila Hollins, appartiene sia al Centro che alla Commissione pontificia a tutela dei minori –, il Ccp si occupa di formazione di sacerdoti, operatori ecclesiali, insegnanti e operatori sociali; sensibilizzazione ed elaborazione di linee guida con misure di prevenzione, formazione dei responsabili della comunicazione negli organismi ecclesiali per gestire adeguatamente i rapporti con i media». Se finora i project-partners appartenevano a dieci Paesi di quattro continenti, ha aggiunto, «non si può pensare a un programma unico e valido per tutti ma occorrono azioni mirate che tengano conto delle differenze di leggi, tradizioni e culture».

L’importanza di «partire dall’ascolto delle vittime» è stata sottolineata dal cardinale Sean Patrick O’Malley, presidente della Commissione pontificia a tutela dei minori e arcivescovo di Boston, città che ha definito «ground zero dello scandalo degli abusi sessuali negli Usa». «La prevenzione degli abusi sessuali e di altro genere sui minori è della massima importanza per la Chiesa universale. Siamo consapevoli che la sfida più impegnativa è quella dell’esercizio della responsabilità e dell’educazione/formazione della leadership della Chiesa», ha proseguito. A Roma «vi sono molte opportunità per educare quanti hanno responsabilità nel campo della tutela dei minori sui metodi da importare nelle Chiese dei loro Paesi» perché nella Capitale «studiano tanti seminaristi e tanti preti: spero che questo impegno abbia un impatto efficace sulla loro formazione». In molti luoghi del mondo «si verificano abusi sessuali su minori da parte dei sacerdoti. Le risposte a questa devastazione sono spesso inadeguate, talvolta miranti più a riabilitare gli abusatori che ad assistere le vittime», ha concluso dando poi lettura del messaggio d’incoraggiamento e auguri inviato per l’occasione da Francesco e garantendo la collaborazione tra Centro e Commissione.

Il bisogno «di fare tutto il possibile in modo da rendere la Chiesa un luogo sicuro» è stato enfatizzato da Peter Beer, vicario generale dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, mentre Karlijn Demasure, direttore esecutivo del Ccp, ha illustrato più da vicino le iniziative del Centro, il cui programma di e-learning sviluppato nella fase sperimentale, e attualmente in revisione alla Georgetown University di Washington, «è basato sul modello “esperienza-riflessione-azione” della pedagogia dei gesuiti». Demasure, che è stata membro della Commissione Adriaenssens per il trattamento dei casi di abuso nella Chiesa del Belgio, ha spiegato che dal 2016 il Centro, per potenziare le sue attività formative, offrirà presso la Gregoriana un nuovo corso semestrale, il diploma in “Safeguarding of Minors and Vulnerable Persons” rivolto a studenti che lavorano nella prevenzione degli abusi o che vogliono specializzarsi in tale ambito. A proposito, la baronessa Sheila Hollins, membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori e del Ccp, ha evidenziato la presenza di «grandi opportunità per la creazione di un network di istituzioni accademiche nel mondo, impegnate nella ricerca sulla tutela dei minori. In questo impegno il Ccp può divenire uno strumento importante per la Chiesa e la società».

Per informazioni: http://childprotection.unigre.it.

17 febbraio 2015