Turismo: urgente un «piano straordinario»

L’appello dei lavoratori del comparto, nel flash mob intorno al Colosseo, per un lavoro stabile e dignitoso. Circa 400 gli alberghi già chiusi solo nella Capitale

Centinaia di lavoratori e lavoratrici del comparto del turismo hanno abbracciato simbolicamente il Colosseo per chiedere un’assunzione generale di responsabilità dopo due anni di crisi pandemica ed economica. È quanto avvenuto venerdì 4 marzo nel corso del flash mob organizzato dai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per un rilancio di tutta la filiera. La mobilitazione – svoltasi in simultanea anche a Venezia, Rimini, Palermo e Cagliari – ha inteso accendere i riflettori sulle numerose vertenze aperte a livello nazionale, con centinaia di migliaia di dipendenti già coinvolti nelle procedure di licenziamento collettivo avviate dalle imprese in seguito alla pandemia.

La denuncia che arriva dai sindacati è che, al netto delle difficoltà economiche, il Covid sia stato usato come alibi per annullare i contratti a tempo indeterminato e forzare la mano su assunzioni a basso costo. «La logica è quella di evitare che questa crisi venga utilizzata per aumentare il lavoro nero e la precarietà – ha dichiarato il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini -. Questa non è una riorganizzazione del settore ma un modo per usare una situazione difficile senza farsi carico della tutela dei diritti dei lavoratori». Per arrivare a un intervento organico e risolutivo urge dunque avviare un confronto immediato con governo e regioni, anche alla luce delle opportunità offerte dal Pnrr, come ha sottolineato Fabrizio Russo, segretario nazionale della Filcams Cgil: «È necessario definire con urgenza un piano straordinario per il turismo, partendo dal blocco per i licenziamenti, dagli ammortizzatori sociali in deroga e dalle politiche attive: solo così si potrà salvaguardare l’occupazione e la professionalità». Un patrimonio che sarà indispensabile per il rilancio economico dell’Italia, dove l’industria turistica rappresenta il 13% del Pil: «Il nostro è un grido di allarme che invita tutti a stringere un grande patto – ha dichiarato Diego Lorenzi, segretario nazionale Fisascat Cisl -. Per tutelare l’interesse personale di qualche imprenditore non si può affossare un intero settore e creare una crisi che è una valanga». Come quella che ha investito la Capitale, dove gli alberghi chiusi sono circa 400, con vertenze territoriali che coinvolgono quattro storiche strutture: Sheraton, Majestic, Ambasciatori Palace e Cicerone.

«Per noi la pratica di mobilità si è praticamente conclusa senza soluzioni, anche quando abbiamo scelto di rimetterci in discussione come mansione e competenze – ha raccontato Daniela, tra i 31 dipendenti dell’hotel Cicerone, di proprietà di un imprenditore cinese che possiede altre 4 strutture a Roma -. Ora siamo molto arrabbiati e determinati». Uno stato d’animo condiviso anche da Mauro, addetto al ricevimento dell’hotel Sheraton: «La nostra presenza è legata a una molteplice responsabilità, nei confronti dei lavoratori ma anche delle nuove generazioni, che lavoreranno con contratti a chiamata e sempre più precari – ha commentato -. Ora chiediamo al governo di intervenire e di non lasciarci soli». Un appello, quello per un lavoro stabile e dignitoso, rilanciato da delegati, lavoratori diretti e in appalto: tutti con il fiocco della pace sul petto in segno di solidarietà verso l’Ucraina. «Le tensioni geopolitiche scatenate da questa assurda guerra – ha dichiarato Brunetto Boco, segretario generale Uiltucs – avranno ricadute notevoli sul nostro settore, anche se in questo momento è giusto pensare solo a chi perde la vita o scappa».

7 marzo 2022