Tumore cervice uterina, il Gemelli alla guida di uno studio mondiale

I primi risultati attesi tra tre anni. L’invito alle donne affette a prendere parte alla ricerca, che potrebbe cambiare lo standard di cura, identico da 15 anni

È stato ideato da Domenico Lorusso, professore associato di Ostetricia e ginecologia all’Università Cattolica (campus di Roma), che ne è anche il principal investigator, il trial Engot Cx11, appena varato, che esplorerà le performance del pembrolizumab (un immunoterapico) in aggiunta alla radiochemioterapia tradizionale su circa un migliaio di pazienti affette da carcinoma della cervice uterina, “arruolate” presso 220 centri in tutto il mondo, sotto il coordinamento del Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs. I primi risultati sono attesi tra 3 anni.

Dai ricercatori del Gemelli arriva un appello a tutte le donna affette da questo tumore: l’invito a prendere parte alla ricerca, che potrebbe cambiare lo standard di cura per questa malattia, sempre lo stesso da almeno 15 anni a questa parte. L’immunoterapia, è l’assunto, potrebbe risultare vincente in questo contesto perché il tumore della cervice è causato dal papillomavirus, un’infezione che attrae molte cellule immunitarie (linfociti) che potrebbero dunque aiutare per combattere le cellule tumorali, grazie appunto all’immunoterapia.

«Le opzioni terapeutiche per questo tumore – spiega Lorusso – sono sempre le stesse da almeno 15 anni: chirurgia, radiochemioterapia e in qualche caso il ricorso a farmaci antiangiogenici come il bevacizumab». Di qui il nuovo studio, condotto nell’ambito del gruppo Engot (European Network for Gynaecological Oncological Trial) a livello europeo e Mito (Multicenter Italian Trials in Ovarian cancer and gynecologic malignancies) in Italia, valuterà la sopravvivenza libera da progressione (Pfs) e la sopravvivenza complessiva (Os). Per Lorusso, «la speranza è quella di riuscire a cambiare uno standard di terapia in piedi da 15 anni».

22 luglio 2020