Trionfale, parrocchia e comitato cittadino insieme contro l’odio

Una manifestazione e una serata di confronto, in risposta alle scritte antisemite trovate sui muri della scuola primaria nel Giorno della Memoria

L’ascolto, la memoria, la condivisione e il rispetto come uniche vie percorribili per contrastare la cultura dell’odio e costruire ponti. È questo il leitmotiv riecheggiato più volte nel corso della fiaccolata a cui hanno dato vita ieri sera, 24 febbraio, alcuni abitanti del quartiere Trionfale. In testa al corteo, un cartellone con scritto “L’ostacolo più grande è la paura. La forza più grande è la fede. La cosa più bella del mondo è l’amore”. Una manifestazione sentita, nata su iniziativa del comitato cittadino “Trionfalmente 17” a seguito della scoperta di svastiche e scritte antisemite sulle mura esterne della scuola primaria Adelaide Bono Cairoli il 27 gennaio scorso, in occasione della Giornata della Memoria. «Questo grave e increscioso episodio ha fortemente colpito la nostra comunità, da sempre molto ospitale e accogliente – ha spiegato Paola De Vecchis, presidente del comitato nato 12 anni fa da alcune esigenze legate al territorio -. Non potevamo rinunciare alla consapevolezza collettiva di una risposta».

Da qui l’idea di corteo partito da via Andrea Doria, in prossimità dell’ingresso dell’istituto scolastico, e terminato davanti alla basilica di San Giuseppe al Trionfale, dove la serata è proseguita con un dibattito sui temi dell’inclusione, del confronto e della partecipazione. «La basilica ha da subito abbracciato e condiviso l’iniziativa promossa dal comitato – ha commentato il parroco don Wladimiro Bogoni -. Per noi ha rappresentato uno dei frutti più belli del programma pastorale diocesano dedicato all’ascolto del “grido della città”». Una manifestazione che si pone dunque in perfetta sintonia con l’impegno delle parrocchie e delle realtà ecclesiali a esercitare uno sguardo contemplativo sulla vita delle persone: «Solo con l’empatia e con un profondo esercizio di ascolto sarà possibile ricreare e rigenerare tessuti di rapporti e relazioni – ha proseguito il sacerdote, da 10 anni alla guida della parrocchia di via Telesio -. La città è sempre più nuda, spoglia e povera, per questo è necessario conoscere le sue radici cercando di recuperare quel filo di appartenenza e fede che con il tempo si è spezzato». Una delicata ma indispensabile opera di ricucitura che è possibile attuare solo facendo cadere tutti gli ostacoli strutturali: «Oggi più che mai siamo invitati a uscire dai nostri confini superando i pregiudizi politici, ideologici e sociali – ha aggiunto don Wladimiro -. Questo atteggiamento positivo è fondamentale per lavorare in rete con le agenzie educative e per intercettare le tante sacche di indigenza e solitudine che convivono accanto al volto benestante della città».

Una comunità, quella del Trionfale, composita, ampia e molto viva, nonostante le situazioni difficili spesso celate al suo interno: «Questo territorio, così come il nostro comitato, ha una forte connotazione multietnica e multireligiosa – ha spiegato la presidente del comitato -. Ciò ha rappresentato un valore aggiunto nel rapporto di collaborazione con la parrocchia». Una sinergia, quella che lega queste due realtà, avviata un anno fa in occasione della festa patronale di San Giuseppe e proseguita nel tempo con la condivisione di idee e progetti. «Questa manifestazione è stata non solo un importante segnale di unità e fiducia al territorio ma anche un modo per superare l’idea retorica di frammentazione – ha riferito De Vecchis, docente di storia e filosofia oggi in pensione -. Ci auguriamo quindi che il dibattito di oggi sia solo l’avvio di un percorso di incontri volti a promuovere una cultura fondata sull’accoglienza, sull’ascolto e sulla comprensione».

Accanto all’incontro autentico con l’altro, è la memoria l’altra cifra identificativa dell’iniziativa. «Urge fare un lavoro sui contenuti della storia affinché non si perdano – ha commentato la presidente -. Di fronte al dilagare dell’indifferenza e dell’autoreferenzialità, occorre riflettere insieme su tutti quei temi che possono rappresentare una barriera ad ogni forma di odio». Le sue parole, come quelle del parroco, non hanno lasciato indifferente quanti hanno preso parte all’incontro. Alcuni di loro, infatti, hanno trascritto su un libro bianco messo a disposizione dal comitato alcune considerazioni personali mentre altri hanno preferito esprimerle direttamente. Come Paola, anche lei insegnante in pensione: «Ogni cittadino è un educatore – ha dichiarato -. Per recuperare il senso civico bisognerebbe ripartire dalla storia ma anche dalla cultura e dall’arte perché educare al bello significa anche educare al buono».

25 febbraio 2020