Trincia: «Con l’8xmille, la prossimità della Caritas alle “nuove povertà”»

Il direttore dell’organismo pastorale diocesano racconta l’attenzione e le opere-segno a sostegno dei fragili. Nel 2022, distribuiti 319mila pasti, accolte 1.815 persone e 8mila incontrate nei Centri di ascolto, assistite 500 famiglie e, nei 5 Empori, distribuiti alimenti a 1.670

Giustino Trincia, Boutique solidale Caritas MODiAmo, 7 dicembre 2022«La Caritas, diversamente da altri uffici diocesani, viene definita un “organismo pastorale” perché ha un sistema organizzativo complesso, in cui l’apporto dei fondi 8xmille diventa essenziale per sviluppare progetti innovativi e rispondere celermente alle esigenze delle comunità parrocchiali». Il diacono permanente Giustino Trincia ha da poco iniziato il terzo anno alla guida della Caritas romana, un tempo che gli ha permesso di conoscerne a fondo l’organizzazione e la sua articolazione all’interno della diocesi. Un insieme di attività che hanno come elementi centrali quelli dell’animazione e della formazione, ma che si manifestano in opere concrete di assistenza.

Provi a rappresentare questa complessità.
Anzitutto la Caritas è l’ufficio del vescovo che promuove la testimonianza della carità nelle comunità ecclesiali. Per farlo si avvale delle “opere segno” – ostelli, comunità alloggio, case famiglia, mense, empori, ambulatori, centri di ascolto, spazi per l’infanzia – in cui la comunità ha l’opportunità di incontrare i fratelli e le sorelle in difficoltà, prendere coscienza delle ingiustizie e delle solitudini. La chiamiamo “pedagogia dei fatti”. Si tratta di luoghi di incontro e di prossimità verso i più deboli in grado di operare, in alcuni casi, anche 24 ore su 24, grazie alla decisiva sinergia tra i volontari e gli operatori professionali della Cooperativa “Roma Solidarietà” promossa proprio dalla Caritas di Roma. A Roma, frutto di 43 anni di storia, si trovano circa cinquanta opere promosse direttamente dalla diocesi, altre nate su iniziativa delle comunità parrocchiali e sostenute dalla diocesi, per non dimenticare le numerose altre testimonianze di carità che provengono direttamente dalle parrocchie, dalle comunità religiose e da altre associazioni. Il collant di questa rete di presenze è costituito da “sensori” qualificati, cioè dalle 332 comunità parrocchiali con ben 218 centri di ascolto parrocchiali collegati tra loro in rete e dai nostri tre centri diocesani di ascolto nei quali la differenza tra poveri italiani e stranieri si va sempre più affievolendo. Per sostenere l’azione della Caritas diocesana, dal punto di vista delle risorse necessarie, è fondamentale l’aiuto della Fondazione “Caritas Roma”, presieduta dal vescovo ausiliare delegato per la carità Benoni Ambarus.

Che impatto hanno questi numeri sulla città?
Nel corso del 2022 i centri diocesani della Caritas hanno distribuito 319mila pasti, accolto 1.815 persone, incontrato 8mila persone nei Centri di ascolto, assistito nelle loro case 500 famiglie, distribuito alimenti nei cinque empori a 1.670 famiglie. Se pensiamo all’accoglienza dei profughi ucraini, possiamo dire che oltre alle 200 persone che hanno avuto diretta ospitalità nelle parrocchie e negli istituti religiosi che hanno accolto il nostro appello, altre 984 hanno utilizzato i nostri empori della solidarietà per avere aiuti alimentari e prodotti di prima necessità; circa 1.000 sono state le prestazioni sanitarie fornite. Si tratta di iniziative che nel 78% dei casi vengono finanziate da convenzioni con gli enti locali – Comune, Regione, Prefettura – e nel 9% da donazioni di privati. Il restante 11% è finanziato attraverso i fondi dell’8xmille, come finanziamento diretto della diocesi oppure attraverso i progetti della Conferenza episcopale per la carità.

Non c’è il rischio di sostituirsi all’azione pubblica?
Si ed è per questo che occorre promuovere una dimensione della carità che cerca di incidere a monte sulle cause di tante condizioni di povertà e non di rado di miseria. È quella che noi chiamiamo l’advocacy, cioè il rappresentare il punto di vista e le esigenze dei poveri ai diversi interlocutori pubblici. C’è poi il grande tema della sussidiarietà. Per questo è molto importante la pedagogia dell’analisi non superficiale dei problemi; la capacità di denuncia, senza mai fermarsi a essa ma accompagnandola alla capacità di proposta oltre che alla indispensabile testimonianza diretta della carità. C’è tanta intelligenza diffusa nel popolo di Dio, nei quartieri della nostra città, occorre aiutarla a contare di più per prevenire tante situazioni di dolore e di umiliazione di troppi fratelli e sorelle. Per questo crediamo molto nelle attività di formazione e di animazione: studi, sussidi, corsi e incontri di sensibilizzazione. A volte la denuncia nasce proprio nel far nascere e rendere evidente un’opera di accoglienza: un processo generativo che possiamo realizzare grazie al contributo dell’8xmille.

Ci faccia qualche esempio.
Grazie a questi fondi è possibile promuovere, ampliare e migliorare i progetti di accompagnamento delle comunità, con particolare attenzione verso i bisogni dei più vulnerabili. Progetti pensati per quelle fragilità sociali che chiamiamo “nuove povertà”. Si tratta di sperimentazioni di prossimità che i servizi sociali non riuscirebbero a fare ma che, una volta consolidati, potrebbero essere patrimonio e prassi anche per le istituzioni. Quindici anni fa non esistevano Empori della solidarietà: il primo è stato realizzato nel 2008 dalla diocesi di Roma proprio grazie a un progetto 8xmille. Attualmente, solo in ambito ecclesiale, esistono oltre 120 empori in più di 70 diocesi.

Quali sono i progetti innovativi della diocesi che in questo momento sono finanziati?
Si tratta di tre programmi di cui vorrei sottolineare non solo l’innovatività ma, purtroppo, l’estrema attualità, rivolti agli anziani soli, ai malati di Alzheimer e alle loro famiglie, all’inserimento lavorativo delle persone inoccupate o disoccupate da molto tempo. Casa Wanda è un centro di sollievo per i malati di Alzheimer che accoglie gratuitamente fino a venti persone al giorno; qui gli ospiti si ritrovano in un luogo accogliente e stimolante, insieme con i propri familiari. Il progetto “Quartieri solidali” vede protagoniste 13 comunità parrocchiali impegnate a coinvolgere il territorio in risposte concrete al problema della solitudine nella terza e quarta età: esperienza e servizi di compagnia, accompagnamento, telesoccorso, percorsi di volontariato per gli over 65, condomini solidali.  Spero che molte più parrocchie riescano a inserirsi in questo percorso. “Officina delle opportunità” infine è il progetto attivato nel 2022 che prevede l’accompagnamento delle persone in maggiore difficoltà per l’orientamento e l’inserimento lavorativo, attraverso il contributo attivo delle comunità parrocchiali.

22 settembre 2023