Triduo pasquale, le indicazioni

Un documento del Consiglio episcopale della diocesi sintetizza i criteri teologici e pastorali formulati dal Concilio Vaticano II sui giorni che preparano alla Pasqua

Riscoprire la centralità della parrocchia in quanto «casa di famiglia» e «comunità di fede». Far convergere nelle chiese parrocchiali le celebrazioni per il Triduo pasquale. Evitare che «la Veglia pasquale sia riservata a gruppi particolari». Valorizzare il sacramento della riconciliazione. Sono solo alcune delle disposizioni sintetizzate dal Consiglio episcopale della diocesi di Roma nel documento sul Triduo della Passione e Risurrezione del Signore, messo a punto nei giorni scorsi. Il testo raccoglie e ricorda i criteri teologici e pastorali formulati in vari scritti sul tema, dal Concilio Vaticano II a oggi. Come sottolinea il cardinale Angelo De Donatis, si tratta di indicazioni «che nella diocesi hanno già trovato generalmente piena applicazione. Tuttavia – prosegue – per garantire a tutti i fedeli affidati alla nostra cura pastorale un’esperienza viva di incontro con il Signore Crocifisso e risorto, è sembrato opportuno richiamarli all’attenzione offrendo alcune chiarificazioni pastorali, che conferiscano uniformità alla vita della diocesi».

Nel testo i vescovi insistono, soprattutto, sul ruolo della parrocchia, «cuore pulsante della vita liturgica nelle celebrazioni del Triduo pasquale», spiega De Donatis. «Le altre realtà ecclesiali – aggiunge – possono invece riscoprire il proprio carisma di luoghi privilegiati per la preghiera personale e la celebrazione della riconciliazione». In pratica, quanti abitualmente frequentano rettorie o luoghi sussidiari di culto, «nonché gli oratori aperti al pubblico delle comunità religiose e di altre comunità – si legge nel documento – sono esortati a prendere parte alle celebrazioni del Triduo nelle chiese parrocchiali». Naturalmente ci sono alcune eccezioni: «Il Sacro Triduo – scrive il Consiglio episcopale – potrà essere celebrato in quei luoghi in cui si è oggettivamente impossibilitati a prendere parte alla celebrazione liturgica della comunità parrocchiale». È il caso dei monasteri di clausura o, ancora, di carceri e ospedali. Per quanto riguarda i movimenti ecclesiali, questi possono celebrare in luogo diverso dalla parrocchia con il permesso del parroco, «anche in luoghi idonei all’esercizio del culto».

Altre indicazioni riguardano i sacramenti: il battesimo può essere conferito solo nella Veglia celebrata in parrocchia oppure dove «il parroco presiede con la sua comunità parrocchiale»; «non si inserisca la Prima Eucaristia al Giovedì Santo nella Messa “nella Cena del Signore”»; e, ancora, in vista della Settimana Santa «si valorizzi la celebrazione comunitaria del sacramento della riconciliazione con la possibilità delle confessioni individuali». Proprio per preparare al meglio i riti che precedono la Pasqua, i vescovi suggeriscono ai parroci di incontrare i responsabili di comunità religiose presenti nel territorio, o ancora di eventuali gruppi ecclesiali, «per concordare anche con loro le modalità e la preparazione della celebrazione del Triduo», da intendere sempre come «un tutto unitario».

Il testo integrale del documento del Consiglio episcopale è disponibile sul sito della diocesi di roma.

11 marzo 2019