Tre africani sul soglio di Pietro
Sono stati Vittore I, Milziade (conosciuto anche come Melchiade) e Gelasio I. Al secondo si deve la costruzione della basilica lateranense, la cattedrale di Roma
La Chiesa di Roma ha avuto nel passato tre Papi africani. Si tratta di Vittore I, Milziade (conosciuto anche come Melchiade), e Gelasio I, «luminosi esempi – scrisse san Giovanni Paolo II nell’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Africa – che appartengono al patrimonio comune della Chiesa». Questo significa che la Città Eterna fu guidata per ben tre volte da pastori provenienti da quelle comunità cristiane dei primi secoli situate lungo le coste meridionali del Mediterraneo. Vediamo insieme chi erano questi Papi africani.
Vittore I, di non meglio precisate origini nord africane, si rivelò un pastore dal carattere molto fermo. Fu Papa per dieci anni, dal 189 al 199. Gli storici ci dicono che dovette confrontarsi con le molte eresie che stavano proliferando ovunque, una delle quali molto molto diffusa nella Chiesa d’Oriente, ovvero l’eresia Quartodecima Nisan. Questa eresia riprendeva gli antichi riti ebraici facendo cadere la Pasqua di Risurrezione non la domenica, come aveva stabilito la Chiesa Romana, ma il quattordicesimo giorno del mese di Nisan, quasi coincidente con la Pasqua ebraica. Il suo papato trascorse comunque in maniera relativamente tranquilla sul fronte della tolleranza romana. Infatti Vittore salì al soglio negli ultimi anni dell’impero di Commodo che secondo la leggenda avrebbe avuto un’amica (forse una parente) di fede cristiana (Marcia) la quale sarebbe riuscita a mitigare la politica anticristiana di quel periodo. Non sarà così con il suo successore Settimio Severo. San Vittore non fu martire e fu sepolto accanto al sepolcro di San Pietro.
Milziade o Melchiade resse la Chiesa di Roma dal 2 luglio 311 all’11 gennaio del 314. Della sua vita prima del pontificato non si sa quasi nulla. Era di origine africana, e dovette trovarsi a Roma sul finire della sanguinosa persecuzione di Diocleziano. Fu poi testimone dell’ambigua condotta nei confronti dei cristiani, dell’imperatore Massenzio. Sta di fatto che dopo la battaglia di Ponte Milvio, Costantino entrò in Roma innalzando il segno della Croce. E allora il Papa africano sfruttò in favore dei fedeli le buone disposizioni del nuovo imperatore. Volle che fossero costruite nuove e grandiose basiliche. La prima ad essere iniziata fu quella detta Lateranense, che è restata la cattedrale di Roma; e nel Laterano, in un palazzo di proprietà del fisco imperiale, Costantino ospitò il santo vescovo di Roma. Il pontificato di san Milziade fu breve. Ma tre anni di governo della Chiesa bastarono a fargli meritare l’elogio di sant’Agostino: «Vero figlio della pace e vero padre per i cristiani». Stranamente però, questo «figlio della pace», primo Papa dell’età costantiniana del “trionfo del Cristianesimo”, ricevette il titolo onorifico di martire, forse per essere stato sepolto nelle Catacombe.
Gelasio I guidò la Chiesa di Roma dal 492 -496 e passò alla storia come un Papa battagliero e intransigente che, nei quattro anni del suo breve pontificato, tenne caparbiamente testa al Senato romano, all’imperatore di Costantinopoli e a vari eretici. Il più bell’elogio di san Gelasio è quello di Dionigi il Piccolo, che scrisse di lui: «Morì povero, dopo aver arricchito i poveri». Anche il Liber pontificalis dice che Gelasio «amò i poveri». Di origine africana, il suo forte temperamento polemico risalta nelle lettere vigorose e mordenti. Al Senato romano, che amava il quieto vivere e permetteva ancora, nel V secolo, certe feste pagane, con la scusa che il popolo amava le tradizioni e voleva divertirsi, Papa Gelasio denunziò l’immoralità che quelle feste nascondevano. All’imperatore di Costantinopoli, che credeva di poter intervenire nel governo della Chiesa, Gelasio scrisse chiaramente che il Papa era lui, e che non avrebbe permesso la più piccola ingerenza del potere civile nelle questioni ecclesiastiche. Egli affermava chiaramente, insomma, quella che fu detta poi «la supremazia dello spirituale sul temporale».
Una cosa è certa: questi tre Papi furono figli dei loro tempi e a modo loro hanno segnato la storia della Chiesa offrendo il loro contributo per la causa del Regno di Dio. Come diceva Plinio il Vecchio, «Ex Africa semper aliquid novi», che significa «Dall’Africa c’è sempre qualcosa di nuovo». Da imparare!
15 maggio 2023