Tratta, Talitha Kum consolida il lavoro in Africa e Asia

Al termine dell’assemblea che ha visto a Roma 86 delegate, le religiose stilano un programma che avvia processi trasformativi

Rafforzare il lavoro in rete, con una particolare attenzione all’Africa e all’Asia, crescere nelle capacità di comunicazione interna ed esterna e, infine, mettere in atto una formazione ampia che abbia spazi di coordinamento a livello globale. Sono queste le priorità che sono state presentate al termine della prima assemblea generale di Talitha Kum, la rete internazionale della vita consacrata contro la tratta di esseri umani, e che indirizzeranno il lavoro dell’organizzazione nei prossimi anni. Dal 21 al 27 settembre si sono riunite a Roma 86 delegate provenienti da 48 Paesi per celebrare il decimo anniversario della rete anti-tratta e per identificare e definire le priorità missionarie per il periodo 2020-2025.

La dichiarazione finale elaborata dalle religiose «è frutto di una scrittura collettiva fatta insieme nell’ascolto e nella fiducia reciproca – ha dichiarato suor Gabriella Bottani, comboniana e coordinatrice di Talitha Kum dal 2015 -. Non solo, questo lavoro rappresenta anche la possibilità di attivare dei processi trasformativi che siano prima di tutto interni». Un impegno personale e un profondo desiderio di trasformazione che hanno permesso alle religiose di individuare nel documento tre principali aree di ingiustizia strutturale a cui far fronte nella lotta alla tratta. La prima riguarda il differenziale di potere tra uomo e donna in tutti i settori, da quello sociale a quello religioso. «Le vittime più coinvolte dal fenomeno sono proprio le donne – ha spiegato suor Gabriella-. Se poi si guarda alla tratta per sfruttamento sessuale la percentuale raggiunge persino il 90%».

La seconda, invece, è quella relativa ad un modello economico ingiusto che «crea situazioni di vulnerabilità», mentre l’ultima richiama alla «fragilità dei migranti, più facilmente esposti al rischio di tratta a causa di politiche migratorie inadeguate». Sfide complesse e urgenti a cui seguono non solo specifiche priorità, ma anche riflessioni comuni su altre aree di intervento. «Tra gli spazi futuri di lavoro abbiamo inserito anche un’area di prevenzione ed educazione, un impegno politico di trasformazione, il cosiddetto advocacy, e la messa a punto di standard comuni minimi per i nostri centri di accoglienza e accompagnamento», ha aggiunto la coordinatrice.

Un’azione sinergica e un’organizzazione decentralizzata sono alla base del successo di Talitha Kum che conta ad oggi «duemila operatori, più di quindicimila vittime di tratta assistite e più di duecentomila persone raggiunte con attività di prevenzione e di sensibilizzazione», come ha sottolineato Papa Francesco nel corso dell’udienza privata con le religiose lo scorso 26 settembre. Un impegno capillare e un’intensa collaborazione che rappresentano «un esempio per tutta la Chiesa», ha proseguito il Pontefice, rivolgendo un appello anche alle altre «congregazioni religiose, sia femminili sia maschili, affinché aderiscano a quest’opera missionaria, mettendo a servizio personale e risorse così da poter raggiungere ogni luogo».

“Insieme contro la tratta tessendo una rete di amore” è lo spirito che muove le suore di Talitha Kum da dieci anni impegnate nella lotta per la dignità e il riscatto di quanti vengono discriminati e sfruttati da questa forma di schiavitù moderna. Tra loro c’è suor Maria Rosa Venturelli, delegata italiana e responsabile del settore contro la tratta dell’Usmi (Unione Superiore Maggiori d’Italia) nazionale e di Roma. Per lei Talitha Kum rappresenta «una rete di grazia in grado di evangelizzare. Le ragazze che avviciniamo cercano una rinascita. In loro il desiderio di vivere è più forte della morte che hanno vissuto e questo ci interpella fortemente».

30 settembre 2019