Transizione ecologica e Sinodo: la “sfida” della comunità

Continuano i “Dialoghi” organizzati da Ac romana e Istituto Toniolo. Il presidente Notarstefano: «Declinare al futuro le responsabilità del presente»

La transizione energetica e quella ecologica rappresentano «un patto generazionale tra adulti e giovani» e l’impegno di «declinare al futuro le responsabilità del presente». È dunque al “noi”, cioè a una comunità che deve agire «anche guardando al percorso sinodale che la Chiesa sta vivendo» quale cammino condiviso, che Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, ha guardato intervenendo ieri sera, 21 febbraio, al terzo appuntamento del ciclo di incontri online “Dialoghi”. Organizzato dall’Ac romana con l’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – e trasmesso in diretta sul canale Youtube della stessa associazione diocesana -, il webinar ha affrontato il tema “Tutto è connesso: verso l’ecologia integrale”. A moderare i lavori, il giornalista Simone Esposito, direttore di “Coscienza”, la rivista del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic).

«Come Azione cattolica – ha detto Notarstefano – abbiamo un grosso compito: dobbiamo provare a mettere insieme la sfida della transizione ecologica con il Sinodo della Chiesa, ossia due grandi movimenti che possono donarsi l’uno all’altro». In particolare, ha spiegato, «la comunità cristiana può e deve ripensare delle forme nuove di sostenibilità, a partire dalla dimensione locale, innescando nuovi percorsi e processi, cogliendo le esigenze attuali». Il Sinodo della Chiesa, «che non è solo una riorganizzazione interna autoreferenziale – sono ancora le parole di Notarstefano – può dunque essere un’occasione per accogliere questa grande innovazione sociale, che è presente nei nostri territori, e per darle una visione più ampia». La dimensione comunitaria, del resto, «è la parola-chiave emersa dall’ultima settimana sociale di Taranto – ha sottolineato ancora il presidente dell’Ac nazionale – ma la comunità energetica funziona solo se alla base c’è davvero la comunità, che va quindi rafforzata e questo è un progetto ambizioso che interessa e provoca la comunità cristiana».

Anche per Cecilia Dall’Oglio, direttrice associata dei programmi europei del Movimento Laudato si’, occorre partire da «un cammino di sinodalità vissuta», organizzando «la partecipazione e l’impegno concreto che partono dal basso», come accade con «la formazione degli animatori Laudato si’, ossia persone di tutte le età che formiamo in tutto il mondo e che, accomunate dallo stesso desiderio, vogliono fare la loro parte per il Creato, ciascuna all’interno della propria realtà, innescando nuovi processi ed essendo lievito di cambiamento». L’obiettivo principale «è organizzare una resistenza ai grandi cambiamenti climatici facendo proprio il dolore dell’altro e trasformandolo in sofferenza personale», perché «il ciclone del Madagascar o le piogge torrenziali che portano a vivere nel fango tante persone in Brasile sono il frutto di una distribuzione non equa delle risorse, rispetto alla quale cerchiamo di mobilitare le grandi organizzazioni affinché investano invece in modo equo».

Delle conseguenze concrete del «cambiamento climatico, che è già avvenuto e non è in atto», ha parlato pure Vincenzo Tabaglio, docente alla facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «La constatazione di un processo compiuto – ha sottolineato – non deve indurci all’inazione rassegnata, come se tutto fosse già deciso», perché «ci sono elementi di speranza». In particolare l’esperto ha riferito di «alcuni cantieri aperti nelle realtà rurali più povere del mondo, come il Mozambico», dove «cerchiamo di portare avanti processi di sviluppo rurale integrale, con un approccio partecipativo per capire davvero le esigenze e i problemi reali della popolazione, legati alla sottoalimentazione o alla cattiva alimentazione». Centrale, dato il problema primario della lingua, «è la formazione dei formatori locali, quelli che fanno l’ultimo miglio, quello più difficile, per raggiungere le capanne delle piccole famiglie contadine».

22 febbraio 2022