Tra 29 e 30 marzo il ritorno all’ora legale

Tra le 2 e le 3 del mattino, lancette avanti di un’ora, fino al 26 ottobre, quando si tornerà all’ora solare. Il risultato: più luce la sera, e risparmi nelle bollette dell’energia. Al prezzo di un’ora di sonno

Nella notte tra sabato 29 e domenica 30 marzo, lancetta avanti di un’ora, tre le 2 e le 3 del mattino: si torna all’ora legale. Un’ora in meno di sonno, dunque, ma più luce la sera, e quindi risparmi in bolletta, per quanto riguarda il consumo di energia elettrica. Fino al 26 ottobre, quando le giornata saranno ormai più corte, e si tornerà all’ora solare.

Proprio il risparmio energetico fu l’obiettivo con cui l’ora legale venne istituita in Italia nel 1916, in piena prima guerra mondiale, fino al 1920, per poi fare ritorno tra il 1940 e il 1948, in occasione della seconda guerra mondiale. Quindi, dopo un primo tentativo nel 1965, venne introdotta ufficialmente nel 1966, per il periodo che va da maggio a settembre. Nel 1980 poi un accordo tra 14 Paesi, Italia compresa, anticipa il cambio, che da allora viene effettuato in concomitanza con la Pasqua.

A livello europeo, si discute da anni di un eventuale eliminazione del cambio dell’ora, ma senza mai approdare a una decisione definitiva. Nel 2018 la Commissione europea a guida Jean-Claude Juncker aveva presentato una proposta di direttiva per lo stop, motivandola con i risultati schiaccianti di una consultazione pubblica che aveva avuto un record di 4,6 milioni di risposte, di cui l’84% favorevoli all’interruzione dei cambi semestrali dell’ora. La Commissione aveva anche presentato studi sui danni alla salute psico-fisica e sottolineato la scarsa rilevanza in termini di risparmio energetico dell’ora legale. Una proposta naufragata perché il Consiglio non aveva trovato un accordo.

Nel febbraio scorso in una bozza del programma di lavoro della Commissione era stato inserito quindi il ritiro della proposta, visto che dal 2019 non ci sono più state discussioni sul tema e tra i 27 non è mai stato trovata un’intesa. Al momento, dato che l’esecutivo Ue ha deciso di non ritirarla, sembra si stia pianificando una consultazione informale tra gli Stati membri. Attualmente, intanto, nell’Ue ci sono tre fusi orari: ora dell’Europa occidentale (Irlanda e Portogallo), ora dell’Europa centrale (17 Stati membri di questa area geografica, tra cui anche l’Italia) e ora dell’Europa orientale (Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania e Romania).

28 marzo 2025