Tor Bella Monaca riparte dalla “Generazione Covid”

Presentato il progetto dell’Associazione 21 luglio per 75 bambini e 100 famiglie in difficoltà. A settembre, obiettivo puntato sul reinserimento scolastico

Un progetto per supportare madri e minori del quartiere Tor Bella Monaca nella delicata fase successiva al lockdown causato dalla pandemia di coronavirus. Questo è “Generazione Covid: ricostruiamo il futuro”, il progetto di promozione sociale dell’Associazione 21 luglio, sostenuto finanziariamente dall’associazione che opera contro ogni forma di discriminazione e intitolata a Giacometta e Walter Cantatore, perseguitati dal fascismo per le origini ebraiche di lei, scrittrice e biblista.

Presentata questa mattina, 2 luglio, nella Sala della Protomoteca, al Campidoglio, l’iniziativa avrà la durata di 12 mesi ed è rivolta a 75 minori e 100 famiglie che vivono in condizioni di svantaggio economico e sociale nel quartiere dell’estrema periferia est di Roma, dove il 41% della popolazione versa in povertà assoluta e metà delle famiglie ha un reddito pari a zero.
«L’emergenza sanitaria ha prodotto una generazione di bambini e ragazzi ferita e fragile – ha detto Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, attiva nei municipi IV e V dal 2010 e a Tor Bella Monaca dal 2017 -, con un futuro gravemente compromesso da disuguaglianze economiche e sociali, che a partire dai prossimi mesi faranno sentire il loro impatto». Grazie a questo progetto, ha proseguito, «risulterà rafforzato il nostro lavoro su un territorio difficile, continuando a stare a fianco dei minori nei loro percorsi educativi e delle famiglie, per la costruzione di una comunità solidale».

Associazione 21 luglio, presentazione progetto "Generazione Covid: ricostruiamo il futuro", Campidoglio 2 luglio 2020Anche Tobia Zevi, presidente dell’associazione “Giacometta e Walter Cantatore”, ha sottolineato che «bisogna doverosamente partire dal ricostruire coesione sociale e senso di comunità, investendo sulle situazioni di maggiore fragilità, per combattere le disuguaglianze e costruire opportunità per tutti». Nel concreto, a una prima fase già in atto e incentrata sulla relazione, ne seguirà da settembre una seconda, orientata a favorire il graduale reinserimento dei bambini e dei ragazzi nelle scuole, con laboratori di letto-scrittura e con incontri per il recupero scolastico, «anche attraverso la collaborazione con l’Istituto comprensivo Melissa Bassi, sito nel cuore della Tor Bella Monaca più marginale», ha spiegato Sara Shokry, responsabile dei progetti di Associazione 21, sottolineando come per il quartiere interessato si «conta il 15% di dispersione scolastica».

Ancora, all’interno del progetto, continuerà a essere garantita la distribuzione settimanale di pacchi alle famiglie che ne faranno richiesta, saranno attivi uno sportello sociale e uno legale e saranno promossi percorsi di integrazione interculturale per le mamme e corsi di formazione digitale per adulti. In questa nuova fase operativa, Associazione 21 si avvarrà della collaborazione di realtà territoriali e non, compresa l’Università di Tor Vergata. In rete si sta anche già lavorando per la realizzazione, in queste settimane, di laboratori estivi destinati ai minori di Tor Bella Monaca, in supporto alle loro famiglie.

Associazione 21 luglio, polo ex fienile (Tor Bella Monaca), giugno 2020Dell’importanza di questa attività estiva, «che riporta concretamente i bambini al centro delle nostre attenzioni», ha parlato don Francesco De Franco, parroco di Santa Maria del Redentore di Tor Bella Monaca, a fronte della impossibilità di garantire come parrocchia «la nostra tradizionale Estate ragazzi, per le varie problematiche legate al Covid, che vedeva ogni anno la partecipazione di circa 400 bambini e ragazzi». Il sacerdote ha sottolineato come il tempo del lockdown «ha messo in luce due punti critici di Tor Bella Monaca su cui lavorare: la mentalità dell’assistenzialismo, da cui le persone vanno sganciate, rendendole consapevoli dei loro diritti – ad esempio in merito ai sussidi garantiti dallo Stato -, e la povertà culturale, che ha portato tante persone, specie giovani, a non comprendere la gravità della pandemia».

2 luglio 2020