Tor Bella Monaca, chiusa la “grotta del buco”. Le associazioni: «Servono soluzioni vere»
Murato il “grottino” usato per il consumo di stupefacenti. Il sindaco Raggi: «Non potevamo restare indifferenti» .Villa Maraini: «Necessarie assistenza e terapia»
L’intervento sul campo c’è stato sabato scorso, 5 dicembre: blocchi di tufo e cemento per chiudere l’ingresso alla cosiddetta “grotta del buco”, un luogo coperto all’interno del parco di via dell’Archeologia, ai limiti del quartiere di Tor Bella Monaca, divenuto nel tempo ritrovo abituale per il consumo di eroina e crack. C’era anche il sindaco Virginia Raggi mentre gli addetti comunali bonificavano l’area («siringhe usate, spazzatura, sedie rotte e giacigli di fortuna», l’ha descritta Raggi) prima di erigere il muro che impedisce l’accesso. Un intervento per «riportare legalità e tutelare i più deboli» e per «cancellare un simbolo dell’abbandono in cui per troppo tempo sono state lasciate le periferie».
Sulle conseguenze concrete di tale decisione un gruppo di associazioni in prima linea a Tor Bella Monaca ha espresso preoccupazione: fermo restando «l’intento positivo che ha mosso il Comune nel compiere questo gesto», viene messo in evidenza da un lato il rischio di un aumento del consumo di stupefacenti in tutte le altre zone del quartiere e dall’altro viene apertamente criticato il fatto che «la scelta messa in atto non prende neanche in considerazione la figura di chi fa uso di sostanze». Nessuna considerazione per la strategia della “riduzione del danno” portata avanti nella zona, non senza difficoltà, da realtà come Villa Maraini, e quindi nessuna apparente attenzione verso chi fa uso di stupefacenti, ai quali andrebbe garantita, ricordano le associazioni, la «possibilità di accesso a servizi di recupero e integrazione». Nei fatti dunque, le realtà di Tor Bella Monaca ravvisano il fatto che l’azione compiuta dal Comune, «se non inserita in un percorso più ampio», rischia di «rimanere fine a se stessa». E per scongiurare ciò viene chiesta l’apertura di un Tavolo permanente per l’inclusione sociale.
La prima cittadina sceglie di raccontare tutto con un video sul suo profilo Facebook: «Le immagini che vedete in questo video – scrive – sono un pugno allo stomaco. Siamo in quella che viene chiamata la “Grotta del buco”, nella periferia di Tor Bella Monaca, all’interno del parco nei pressi di via dell’Archeologia. È un luogo che persone tossicodipendenti, e tra loro anche ragazzi molto giovani, utilizzavano per consumare sostanze stupefacenti. Nel tempo si era trasformato in una vera e propria discarica: siringhe usate, spazzatura, sedie rotte e giacigli di fortuna. Don Antonio Coluccia, da sempre in prima linea per aiutare i ragazzi in difficoltà, mi ha raccontato di giovani che a qualunque ora del giorno vagano in questo parco con lo sguardo perso nel vuoto. Non potevamo rimanere indifferenti. Oggi abbiamo dato il via alle operazioni di bonifica e la “grotta” è stata chiusa con tufo e cemento. Era importante cancellare questo simbolo dell’abbandono in cui per troppo tempo sono state lasciate le nostre periferie. E oggi tanti cittadini e tanti ragazzi perbene sono contenti di potersi riappropriare di uno spazio più sicuro e decoroso. In queste zone continueremo a lavorare per riportare legalità e tutelare i più deboli».
«Così non si risolve il problema, servono assistenza e terapia». È netto il giudizio di Massimo Barra, fondatore della Fondazione Villa Maraini, che con un camper di strada assiste da tempo le persone tossicodipendenti che frequentano la zona. Barra lamenta di non essere mai stato ascoltato, con Villa Maraini, dal Comune, nonostante la postazione mobile di Tor Bella Monaca abbia «salvato più di mille persone dall’overdose. Così – dice – non si risolve nulla, serve assistenza e terapia, non politica show». Sul tema interviene anche un gruppo di associazioni e realtà sociali del quartiere, che firmano una lettera appello a partire dagli obiettivi dell’azione decisa dal Comune e dalla sue conseguenze. A sottoscriverla sono TorPiùBella, Libera Roma, Associazione Culturale Eutopia, Bella Vera, Spi Cgil VI Municipio, Cubo Libro, LAPE – Laboratorio di Pratiche Etnografiche, Booklet LeTorri, Polo ex Fienile, Associazione 21 luglio, Associazione Nonna Roma, cui si uniscono anche Pietro Vereni, delegato del rettore dell’Università di Roma Tor Vergata presso il PEF – Polo Ex Fienile, e Fabio Moscatelli, fotografo di Tor Bella Monaca e autore del progetto fotografico “Qui Vive Jeeg”. Di seguito il testo dell’appello:
«Il Comune di Roma ha proceduto a chiudere la cosiddetta grotta del buco, luogo utilizzato per il consumo di eroina e crack. Come realtà sociali, ci siamo interrogati sugli obiettivi di questa azione e sulle sue conseguenze. Non dubitiamo dell’intento positivo che ha mosso il Comune nel compiere questo gesto: ripristino della legalità e recupero di un luogo abbandonato e degradato. Seppure la cura dei luoghi e del territorio sia importante, come associazioni che vivono il quartiere, ci preoccupiamo innanzitutto degli aspetti sociali e umani che ruotano attorno a quel luogo, e dunque ad un tema estremamente rilevante per il quartiere: il traffico di stupefacenti che genera profitti enormi nelle mani dei clan che lo controllano e produce vittime tra chi consuma, ma è anche la negazione del futuro al quartiere e ai suoi giovani. Un quartiere dove spesso non sono garantiti i diritti più elementari: dal diritto alla casa, al reddito, all’istruzione, e dove proprio per questo il mercato delle droghe assume una centralità spaventosa.
Riteniamo infatti che per combattere e risolvere un problema così radicato sia necessario adottare soluzioni che guardano al quartiere nella sua complessità. È quindi fondamentale riflettere su quali saranno le conseguenze di tale chiusura, tanto per le persone che vivono il quartiere, quanto per coloro che consumano stupefacenti. Chiudendo un luogo identificato e facilmente monitorabile dalle realtà che si occupano della riduzione del rischio, l’intero quartiere corre il rischio di vedere aumentare il consumo di stupefacenti nei comparti. Tale situazione è già esistente, con i sotterranei delle torri usati come luoghi di spaccio e di consumo. Se queste pratiche gravano comunque già sulle vite quotidiane delle donne e degli uomini di Tor Bella Monaca, da domani rischiano ancora di più di diventare parte integrante dello scenario di ogni giorno anche per i più piccoli.
La scelta messa in atto dal Comune non prende neanche in considerazione la figura di chi fa uso di sostanze. Con un consumo di stupefacenti che non si è arrestato neanche con il lockdown, non è certo la chiusura di un luogo a poter impedire che Tor Bella Monaca sia luogo di spaccio e di consumo. Piuttosto, riteniamo necessario un cambio di passo nella strategia della riduzione del danno, riconoscendo anche in chi fa uso di stupefacenti la dignità di persona, un soggetto titolare di diritti e quindi con la possibilità di accesso a servizi di recupero e integrazione. In ciò non si potrà non fare riferimento all’impegno pluriennale di Villa Maraini, un soggetto riconosciuto nel territorio e che da anni salvaguarda la salute delle persone interessate, spesso salvando loro la vita.
Infine, in un quartiere in cui luoghi aperti al pubblico risultano inaccessibili perché occupati da chi si occupa del traffico di stupefacenti, non condividiamo la chiusura con mattoni di un manufatto archeologico che negli anni non è stato mai né esplorato né valorizzato. Un’azione simile, se non inserita in un percorso più ampio, rischia di rimanere fine a sé stessa. Per tali motivi, le realtà firmatarie chiedono l’apertura di un Tavolo Permanente per l’inclusione sociale tale da accogliere tutti i livelli di governo coinvolti insieme a servizi e gruppi del territorio e alle persone che da anni provano a colmare quel vuoto enorme lasciato dalle istituzioni. Un dialogo che riteniamo necessario per approdare a scelte e, ancor più a progetti, che costruiscano soluzioni riguardanti il quartiere, a politiche sociali mirate alla prevenzione del disagio, garantite da interventi continuativi e via via ponderate ed adottate anche con i cittadini e le cittadine del territorio».
10 dicembre 2020