Tokyo 2020, chiuse le Paralimpiadi. «Hanno scaldato i cuori e aperto le menti»
Il passaggio di consegne con Parigi per l’edizione 2024. Parsons (Ipc): «Lo sport ha aperto le porte, ora tocca a noi abbattere le barriere nella società»
Un grazie al Giappone e alla sua Capitale, che ha vissuto una Paralimpiade che ha scaldato cuori, aperto menti e cambiato vite. E un appuntamento a molto presto, appena tre anni, a Parigi per l’edizione 2024 dei Giochi. Si è conclusa ieri, 5 settembre, la sedicesima edizione dei Giochi paralimpici e con essa l’avventura intera di Tokyo 2020: un anno di ritardo sulla tabella di marcia prevista, stadi e palazzetti senza spettatori e tifosi, ma alla fine il Giappone ha onorato l’impegno assunto otto anni fa con l’organizzazione dei Giochi Olimpici e Paralimpici. All’Olympic Stadium 5mila persone fra atleti e staff tecnici, ospiti, stakeholder e giornalisti hanno assistito allo spettacolo della Cerimonia di chiusura: una celebrazione dello sport, degli atleti paralimpici e del popolo giapponese. Protagonista la musica: con il tema “Harmonious Cacophony” è andata in scena una varietà infinita di suoni e persone, un mondo meraviglioso in cui coesistono tutti i tipi di differenze, un mondo in cui l’incontro fra gli individui produce sorpresa e lucentezza. Il significato di “unità e diversità” è espresso con l’idea di una “divercity”, cioè una città dove brillano le differenze, un luogo in cui coesistono tutti i tipi di differenze, in cui essere diversi non si traduce in conflitto ma dà invece origine a nuove possibilità. Lo spettacolo di suoni e colori mostra al mondo un futuro di diversità e di armonia, il regalo che le Paralimpiadi intendono consegnare e condividere con il mondo intero.
«Arigato Tokyo: insieme, contro ogni pronostico, ce l’abbiamo fatta», ha detto il presidente dell’International paralympic committee Andrew Parsons, nel discorso che ha chiuso ufficialmente la Paralimpiade. «I Giochi Paralimpici di Tokyo non sono stati solo storici, sono stati fantastici: gli atleti hanno infranto record, scaldato cuori, aperto menti e cambiato vite. Questi Giochi hanno aiutato a realizzare i sogni di molti qui a Tokyo e hanno alimentato le ambizioni di molti altri che guardavano a casa. Popolo del Giappone, siete stati voi a rendere possibile tutto questo: lo sport ha aperto le porte, ora tocca a noi abbattere le barriere. Fra tre anni – ha concluso Parsons – ci ritroveremo insieme ad atleti da tutto il mondo a Parigi, ispirando ed emozionando ancora una volta il mondo intero con le loro incredibili performance».
Come già avvenuto alla cerimonia di chiusura dell’Olimpiade, anche qui c’è un vero e proprio passaggio di consegne tra Tokyo e la Capitale francese, che accoglierà i Giochi nel 2024: sulle note della Marsigliese, suonata in Francia e intonata in diretta dal Louvre con sullo sfondo la Nike di Samotracia e da una folla festante in piazza, il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, presente alla Cerimonia in Giappone, ha simbolicamente raccolto il testimone olimpico e paralimpico dalla presidente del Comitato organizzatore di Tokyo 2020 Seiko Hashimoto. Il governatore di Tokyo Yuriko Koike ha riconsegnato la bandiera paralimpica al presidente dell’Ipc Andrew Parsons, il quale l’ha passata a Hidalgo mentre sul pennone sventolavano affiancate le bandiere nazionali del Giappone e della Francia. La fiamma paralimpica si è attenuata per spegnersi docilmente, decretando la fine dell’avventura di Tokyo 2020.
Nella sfilata delle delegazioni dei Paesi partecipanti, portabandiera dell’Italia è stato Matteo Parenzan, pongista e atleta più giovane dell’intera spedizione azzurra con i suoi 18 anni compiuti nel giugno scorso, proprio il giorno della consegna del Tricolore alla delegazione da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Sono davvero emozionato, è stata una bellissima esperienza. Ho provato un’emozione enorme nell’entrare in questo stadio, dove purtroppo non c’erano spettatori, però portare questa bandiera e rappresentare il movimento paralimpico intero è stato bellissimo – ha commentato -. Non posso che ringraziare il presidente del Cip Luca Pancalli e il Capo missione Juri Stara per avermi dato questa opportunità di fare esperienza anche su questo campo. Sono davvero felice e onorato di aver fatto il portabandiera, un ruolo che a 18 anni penso in pochi abbiano avuto il privilegio di ricoprire».
Si spengono così i riflettori su Tokyo 2020: i luoghi della Paralimpiade – il villaggio, gli impianti sportivi, i centri stampa – svestono le insegne dei Giochi e tornano a Tokyo e ai suoi abitanti: il Giappone ha onorato l’impegno, un evento mondiale è andato in scena e le storie di vita e di sport di migliaia di atleti olimpici e paralimpici hanno trovato nuova linfa. Grazie Tokyo, i Giochi sono già nella storia.
6 settembre 2021