“Time”, il mito dei Pink Floyd e il rapporto con il tempo

Il brano, riascoltato e rivisto nel film di Waters, era inserito nel celebre album “The dark side of the moon” cui lavorò anche Alan Parsons

Soltanto tre giorni è rimasto nelle sale italiane “Us + Them”, il film di Roger Waters con due ore di grande musica accompagnata da immagini suggestive. Dentro c’era il suo tour, concerto-show che il 76enne cofondatore dei Pink Floyd ha portato in tante città, Roma compresa (luglio 2018).

maiale volante pink floydUno show ricco di effetti speciali – a partire dal maiale rosa che sorvola il pubblico con la scritta “restiamo umani” – e dal sapore spiccatamente politico. Come testimoniano le tante immagini sui migranti, sui muri sparsi per il mondo ma soprattutto quelle dedicate a Trump. Un inno alla resistenza, eloquente il “Resist!” sulle magliette dei bambini che cantano “Another brick in the wall”. Ma la presa di posizione di Waters sui grandi del nostro tempo e sulla politica americana non si ferma qui. C’è già l’annuncio di un tour che toccherà Stati Uniti, Canada e Messico proprio nel 2020, l’anno delle presidenziali negli States.

Un concerto con le canzoni dei mitici Pink Floyd (insieme ad alcuni brani dal nuovo album di Waters “Is this the life we really want?”) che abbiamo riascoltato con emozione, assaporando qualche arrangiamento inevitabilmente diverso e rivivendo ricordi di una musica che ha lasciato il segno per la sua carica innovativa. Parliamo dell’inizio degli anni ’70 del secolo scorso ma, pur a distanza di così tanti anni, il suo fascino resta inalterato. Basta vedere, nelle immagini del film, i primi piani di ragazzi ventenni, o giù di lì, che cantano quei brani a memoria tra le lacrime.

Oggi abbiamo scelto “Time”, inserita nell’album “The dark side of the moon” (1973), un vero e proprio evento nella storia del rock, e non soltanto in quella, se pensiamo al numero di anni in cui ha occupato le posizioni delle classifiche americane. Uno degli album più venduti della storia, al centro del quale c’è appunto il “lato buio” (“the dark side”) dell’animo umano.

L’inizio a sorpresa di “Time” – un ticchettio di orologi su cui sopraggiunge un fortissimo suono di sveglie e pendoli – è frutto della capacità creativa del capo tecnico audio che lavorò alla realizzazione del disco, Alan Parsons, il quale aveva registrato questi suoni in un negozio di antiquariato. Nella mente resta impresso anche il rullante che introduce la strofa cantata da David Gilmour: un colpo secco che fa entrare all’improvviso nel cuore del brano.

pink floyd timeNel testo è centrale il tema del disagio e del vuoto in cui sono immersi i giovani, allora come oggi, e il rapporto con il tempo, così prezioso da non poter essere sprecato. «Sciupi e sprechi le ore senza curartene / Mentre vaghi nello stesso pezzo di terra della tua città / aspettando qualcuno o qualcosa che ti mostri la via». Sotteso l’invito alla responsabilità personale, visto che dopo anni può capitare di prendere consapevolezza di aver perso del tempo inutilmente. «Sei giovane e la vita è lunga / c’è tempo da perdere oggi / E poi un giorno scopri / che ti sei lasciato dietro dieci anni… E corri, corri per raggiungere il sole / Ma il sole sta tramontando / E sta facendo il giro per riapparire di nuovo dietro di te… tu sei più vecchio / più corto di respiro e di un giorno più vicino alla morte». Con una critica allo stile di vita inglese e un finale amaro ma in qualche modo “sospeso”. «L’abitudine inglese è rimanere sospesi / in una calma disperazione / Il tempo è passato, / la canzone è finita / Sebbene io abbia ancora qualcosa da dire».

15 ottobre 2019