“The rider”, il sogno di un cowboy contro la paura

La pellicola di Chloé Zhao, favola contemporanea, ispirata alla storia di Brady Jandreau: «Ritratto autentico del ruvido, onesto e bellissimo cuore dell’America»

Chloé Zhao, pseudonimo di Zhao Ting, è nata a Pechino il 31 marzo 1982. Nella Cina dei primi anni Ottanta, a 15 anni ottiene di poter studiare in un college a Londra, e in seguito completa gli studi a Los Angeles. Si iscrive alla facoltà di Cinema dell’Università di New York, e qui tra il 2008 e il 2011 scrive, produce e dirige alcuni cortometraggi presentati ai festival americani. L’introduzione serve per mettere meglio a fuoco la figura di questa ragazza cinese, che, attraverso un lungo giro dalla Cina all’Europa agli States, è la dimostrazione più evidente di quanto il cinema sia oggi un territorio senza confini. Chloé ha infatti diretto nel 2017 “The Rider. Il sogno di un cowboy”, western contemporaneo che ripercorre e rielabora l’immaginario di un cowboy attraverso la vera storia del protagonista. Al centro della vicenda c’è infatti Brady Blackburn, giovane domatore di cavalli, un tempo promessa del circuito dei rodei ma poi incappato in un drammatico incidente, al termine del quale si salva la vita ma si vede costretto ad abbandonare la sua attività.

Per Brady, definire lavoro quello che lui svolge nei territori del South Dakota, è molto improprio. Dopo il verdetto dell’ospedale, torna a casa nella riserva di Pine Ridge. Brady, che appartiene alla tribù dei Lakota, vive con la sorellina più giovane Lilly affetta da autismo, e con il padre, dedito al gioco. La vita quotidiana è particolarmente difficile, perché da un lato il ragazzo non vuole rinunciare alla sua passione, dall’altro capisce che gestire al meglio l’esistenza della propria famiglia vuol dire creare per sé e per gli altri un equilibrio di difficile sostenibilità. E tuttavia il suo amore per i cavalli gli trasmette la spinta per reagire.

“The rider” si propone come un western contemporaneo, una sorta di favola, dentro il quale il protagonista, cowboy a metà tra L’ultimo buscadero e Il cavaliere elettrico, anima un film commosso e commovente. Brady è il giovane che, giunto sull’orlo del precipizio, vuole a tutti i costi restare tenacemente attaccato alla vita. Storia di dolori e di malinconia, il film si segnala anche per una originale commistione tra finzione e realtà. Durante una visita nella riserva di Pine Ridge, nel South Dakota, Chloé Zhao si imbatte nel giovane Brady Jandreau, che fa l’addestratore di cavalli. Il legame tra i due, totale e duraturo, fa venire alla regista l’idea di dedicargli un lungometraggio. Brady stesso viene quindi scelto per interpretare il cowboy, instaurando così un inatteso rapporto tra l’idea e la sua realizzazione.

«Attraverso il viaggio di Brady – dice la regista – ho voluto offrire una versione più sfumata del classico cowboy americano. Ho voluto anche far vedere un ritratto autentico del ruvido, onesto e bellissimo cuore dell’America che amo e rispetto profondamente». Copione sfaccettato e oltremodo vario, induce a molte riflessioni sulla possibilità di ricostruire una vita quando si pensa che sia finita. Servono solo fiducia e passione.

9 settembre 2019