“The Promised Land”, quando Springsteen salva la vita

La musica del “Boss”, che tra pochi giorni compirà 70 anni, al centro del film “Blinded by the light” ispirato alla storia di un giovane pakistano

Javed, ragazzo figlio di immigrati pakistani, vive a Luton negli anni ’80, l’epoca di Reagan e della Thatcher. Vive in una città senza futuro, tra la disoccupazione crescente, il razzismo dilagante e le rigide regole dell’educazione paterna. Il suo sogno è lasciare quel posto, andare all’università. La sua unica ancora di salvezza è la poesia. Una notte, la sua disperazione arriva al culmine. Esce di casa, cerca di gettare le sue poesie nel cestino mentre il vento sferza la città, decide di ascoltare una cassetta che gli ha prestato un coetaneo. «I cani sulla strada principale ululano perché hanno capito / se potessi stringere ogni singolo istante nelle mie mani / Signore, non sono un ragazzo, sono un uomo / e credo nella terra promessa… A volte mi sento così impotente e vorrei esplodere / Esplodere e fare a pezzi l’intera città / Prendere un coltello e recidere questo dolore dal mio cuore». Parole sferzanti come quel vento, che gli cambiano la vita.

Parole e musica di Bruce Springsteen. Ed è “The Promised Land” il brano che avvia la trasformazione dell’esistenza del giovane protagonista di “Blinded by the light” (“Abbagliato dalla luce”), il film che racconta la vicenda di Javed ispirata a una storia vera, quella di Sarfraz Manzoor, giornalista del The Guardian, folgorato dalla musica e dai testi del “Boss” nell’Inghilterra degli anni ’80, come ha raccontato in un suo libro (ha assistito a 150 concerti di Springsteen). Non ci interessa qui addentrarci nelle pieghe del gradevole film della regista britannica Gurinder Chadha (nata in Kenya ma di origine indiana, tra i suoi lavori “Sognando Beckam”) uscito a fine agosto nelle sale italiane, dove è possibile ascoltare successi di Springsteen (che ha ovviamente approvato il progetto) come “Dancing in the dark”, “Hungry heart”, “The river”, “Badlands” e una splendida “Born to run” che accompagna una travolgente corsa-ballo di Javed con il suo coetaneo e la ragazza di cui si innamora.

È l’opportunità per riascoltare una delle prime canzoni del “Boss”, appunto “The Promised Land”, inserita nel suo quarto album datato 1978, “Darkness in the edge of town”, “Tenebre ai margini della città”. Dove la città è la sua, in quel New Jersey spesso ispirazione per le sue canzoni (dove nel finale del film Javed andrà con il suo amico grazie al successo in un concorso letterario), ma potrebbe essere anche la nostra o quella di chi ascolta altrove, in qualche angolo di mondo. Tanto che “The Promised Land” parte dal deserto dello Utah. «Ho sempre fatto del mio meglio – canta Springsteen – per vivere in modo giusto / mi alzo tutte le mattine e vado a lavorare tutti i giorni / ma gli occhi si annebbiano e ti si gela il sangue». Il lavoro (quando c’è), il disagio, la rabbia per quel “sogno americano” spezzato, le immagini della strada e del sangue, la lotta interiore, la fede in nuove opportunità. Tematiche ricorrenti nella produzione del musicista statunitense, che il prossimo 23 settembre compirà 70 anni e che nel 2020 dovrebbe tornare in tour toccando probabilmente anche l’Italia.

Credere nella terra promessa con il desiderio di «trovare un posto», come Springsteen canta nella celebre “Badlands” che apre l’album. Nonostante il grigiore della vita nei “bassifondi” in cui si è costretti a vivere. Tra la rabbia e la disperazione, scaturisce l’invocazione: «Mister» (cioè Dio), «non sono un ragazzo, sono un uomo». È la consapevolezza che fa scattare una nuova speranza. «E credo nella terra promessa». Parole dalle radici bibliche fortemente presenti nella musica del “Boss”.

«C’è una nuvola scura che si alza dal deserto / ho fatto le valigie / e mi dirigo dritto nella tempesta / sarò un ciclone / che spazza via tutto quello che non ha abbastanza fede / per restare ancorato al terreno / spazzerò via i sogni che ti devastano / spazzerò via i sogni che ti spezzano il cuore / spazzerò via le bugie che ti lasciano perduto e con il cuore spezzato». Un ciclone come quello che si abbatte nella notte in cui Javed – ovvero Manzoor – scopre Springsteen. Finendo per essere “blinded by the light”, “abbagliato dalla luce” (di quelle parole e di quella musica). Proprio come recita il titolo di uno dei primi brani del “Boss”.

17 settembre 2019