Texas, strage in chiesa. DiNardo: «Non si può più tollerare violenza armata»

26 le vittime della sparatoria avvenuta il 5 novembre, durante la Messa domenicale. Il presidente dei vescovi: «Problema di base nella nostra società. Tutti dobbiamo esserne consapevoli»

La strage peggiore nella storia del Texas si è consumata domenica 5 novembre, a Sutherland Springs. Devin Patrick Kelley, 26 anni, un passato nell’Aeronautica militare Usa, ha imbracciato un fucile d’assalto uccidendo 26 persone e ferendone altre 20, mentre nella chiesa battista si celebrava la funzione domenicale. 26 le persone uccise, tra cui bambini, una donna incinta e anche la figlia del pastore. I motivi sfuggono ancora. «La sparatoria in Texas è stata compiuta da un individuo che aveva enormi problemi mentali, semplicemente uno squilibrato», ha commentato da Tokyo il presidente Usa Donald Trump. Di parere diverse il presidente della Conferenza episcopale statunitense Daniel DiNardo, secondo cui «esiste un problema di base nella nostra società e di questo tutti dobbiamo essere consapevoli. Una cultura della vita non può più tollerare la violenza armata in ogni sua forma». Per il cardinale, «questo evento tragico e incomprensibile allunga la lista, sempre in crescita, delle uccisioni di massa; alcune delle quali avvengono anche nelle chiese mentre le persone sono in preghiera o in adorazione». Come è accaduto appunto nella comunità battista, «riunita in un luogo sacro ora sfigurato da una terribile violenza», alla quale il porporato assicura la sua preghiera e quella di tutte le chiese cattoliche.

«Incredulità» e «shock» nelle parole dell’arcivescovo Gustavo García-Siller di San Antonio, città distante poche miglia dal luogo dell’eccidio. «Il male perpetrato su bambini e anziani riuniti in preghiera non ha senso e non potrà mai essere pienamente compreso – dichiara -. Non ci può essere alcuna spiegazione davanti a una tale scena di orrore consumatasi nella chiesa di questa piccola comunità». Il presule chiama più volte «fratelli» i membri della chiesa battista, noti a tutte le parrocchie vicine anche per il lavoro comune a favore della pace e della riconciliazione nelle diverse comunità. Quindi invita tutte le Caritas della diocesi a mettersi al completo servizio delle necessità dei feriti e delle famiglie delle vittime ed esorta tutti i cristiani a «essere luci nell’oscurità» e a pregare perché «la pace regni in mezzo alla violenza schiacciante della nostra società».

Proseguono intanto le indagini sull’assalitore, trovato morto nella sua macchina per un colpo di arma da fuoco di cui ancora bisogna stabilire la provenienza.

6 novembre 2017