Terzo settore, le associazioni di migranti chiedono una “Casa” comune
Una rete di 20 realtà si è riunita, in collaborazione con il Centro servizi per il volontariato del Lazio, per chiedere alle istituzioni un maggiore coinvolgimento nei processi di costruzione delle politiche pubbliche
La creazione di una “Casa delle associazioni”, la realizzazione di un partenariato tra le realtà storiche e i nuovi enti impegnati nel Terzo Settore mirato a una maggiore attenzione alla formazione, iter burocratici più snelli per l’accesso ai finanziamenti, maggiore coinvolgimento nei processi di costruzione delle politiche pubbliche. Sono le proposte avanzate alle istituzioni da una rete di 20 associazioni di migranti che oggi, venerdì 23 novembre, hanno partecipato a “Vieni a conoscerci” organizzata in stretta collaborazione con il Cesv, Centro servizi per il volontariato del Lazio, nello spazio WeGil di Trastevere. Una giornata di festa multietnica preparata nell’ambito del progetto Ipocad finanziato dal programma europeo Fami (Fondo asilo e migrazione e Integrazione) che ha come capofila la Regione Lazio.
Nell’area espositiva è stata allestita una mostra fotografica, esibiti abiti, bigiotteria e oggettistica tradizionale, offerti piatti tipici. Presentata anche l’indagine “L’associazionismo dei migranti nell’area metropolitana di Roma” che ha mappato 197 realtà non profit, 174 delle quali si trovano nell’area di Roma Capitale e 23 in provincia. Gli enti coinvolgono soprattutto migranti provenienti dall’Europa dell’est, dall’Africa subsahariana e dall’America Latina e i soci variano da un minimo di 10 ad oltre 100 aderenti. Nell’illustrare la ricerca, Tatiana Nogailic di Assomoldave ha spiegato che sono state contattate 395 associazioni da 10 ricercatori e 197 le schede raccolte. Rispetto all’ultimo censimento effettuato due anni fa risultano inattive 61 associazioni e irreperibili 80. Il 15% ha un’esperienza più che ventennale, il 50% esiste da almeno 10 anni, il 14% è nato recentemente. Settantotto si occupano di volontariato e soprattutto di promozione dei diritti e della cittadinanza, tutela legale e assistenza nelle pratiche amministrative.
I dati evidenziano una realtà dinamica ma anche «fragile, caratterizzata da una mortalità alta e dalla fatica a crescere e a diventare soggetti realmente rappresentativi ed in grado di gestire interventi di media e grande dimensione» ha affermato Massimiliano Trulli del Cesv il quale ha evidenziato che c’è una «richiesta crescente di cittadinanza attiva da parte dei migranti». Il 40% delle associazioni è iscritto ad uno o più registri pubblici regionali e nazionali. Dalle interviste è emerso che le associazioni di migranti a Roma sono un importante strumento di partecipazione e dialogo ma uno dei punti deboli riguarda le risorse, sia economiche che umane. Da qui le proposte avanzate alle istituzioni a partire dal problema della carenza degli spazi sul quale si è soffermato Ireneo Spencer dell’associazione “Ponte Internazionale”. «Questo problema limita le capacità delle associazioni di migranti – ha detto -. Diventa difficile offrire al territorio attività sociali, culturali e sportive. La creazione di una casa comune consentirebbe a più realtà di avere acceso a una risorsa scarsa e favorirebbe sinergie operative».
In merito all’accesso ai finanziamenti Luz Paredes di “Donne a colori”, ha spiegato che la proposta è quella di «costruire bandi e avvisi pubblici sul tema immigrazione premiando le proposte di progetto che abbiano tra i partner associazioni di migranti». Dei partenariati strategici con il Terzo settore ha parlato Viktorya Shevchenko di “Ucraina CreAttiva” mentre Mihaela Mitrut de Il mondo blu ha spiegato che le associazioni lamentano il poco coinvolgimento da parte delle istituzioni. «Sarebbe opportuno promuovere spazi in cui possano essere consultate per partecipare ai processi di co-programmazione sui temi legati alle migrazioni». Per Trulli le proposte avanzate dalle associazioni non sono «delle chimere perché in altre realtà locali sono stati realizzate».
23 novembre 2018