Terrore sul bus, la richiesta: «Sì alla cittadinanza per i ragazzini eroi»

Sventata la tragedia, l’attenzione va ai giovani che hanno permesso il buon esito. Il padre di Rami chiede la cittadinanza per il figlio. Arci: «Il governo provveda»

Mentre l’Italia si mostra ancora disorientata e tira un grande sospiro di sollievo dopo quanto accaduto mercoledì 20 marzo tra Crema e Milano – con la strage sfiorata per 51 bambini a bordo del pullman guidato dal 47enne Ousseynou Sy -, l’attenzione si è spostata su uno dei ragazzini rimasti in balia dell’uomo. Giornali e tv si sono scatenati nel cercare di capire cosa sia successo a bordo del mezzo, fino a individuare il ragazzino che è riuscito a dare l’allarme e ad avvertire i carabinieri, che poi hanno intercettato l’autobus e fermato l’uomo. Si tratta di Rami, il 13enne che ha nascosto il cellulare all’autista sequestratore e che con i suoi compagni è riuscito a fare la prima telefonata al 112 per dare l’allarme. Rimane così il paradosso: mentre le telecamere si concentravano inizialmente sull’uomo di origini africane che ha rischiato di fare una strage, un ragazzino di origini egiziane è risultato decisivo ai fini del buon esito della vicenda.

Rami, Aadm, Ricky e gli altri ragazzi. Sono gli “eroi bambini” – così ormai sono chiamati – che insieme ai carabinieri hanno permesso che il sequestro non finisse in tragedia. Secondo i racconti dei compagni, Rami sarebbe stato furbo: ha nascosto il cellulare, ha fatto le prime chiamate al 112. A un certo punto il telefonino gli è caduto per terra ma senza farsi vedere Ricky (un altro ragazzino) è andato a raccoglierlo e glielo ha ripassato. A quel punto Adam, il terzo, ha chiamato i genitori. Tre volte, perché all’inizio non gli credevano. Rami e Adam, pur essendo nati in Italia, non hanno la cittadinanza poiché i loro genitori sono stranieri. La potranno avere solo se fino a loro diciottesimo anno risiederanno continuativamente in Italia e ne faranno richiesta. Così il padre di Rami, Khalid Shehata, ha affermato: «Mio figlio ha fatto il suo dovere, sarebbe bello se ora ottenesse la cittadinanza italiana. Siamo egiziani, sono arrivato in Italia nel 2001, mio figlio è nato qui nel 2005, ma siamo ancora in attesa di un documento ufficiale. Vorremmo tanto restare in questo Paese».

Arci: «Il governo accolga la richiesta del padre di Rami». «Il ministro Salvini avanzi la richiesta del padre per la cittadinanza a Rami. Abbiamo tutti bisogno di cittadini così». Anche la coordinatrice nazionale infanzia e adolescenza dell’Arci Vanessa Niri è intervenuta sul caso della bus dato alle fiamme nel milanese e del ruolo del bambino nel salvataggio dei piccoli passeggeri. «Gli eroi, a volte, hanno dodici anni e parlano due lingue – continua Niri – e grazie al suo coraggio, alla sua determinazione e alla sua lucidità, Rami ha salvato sé stesso e altri cinquanta coetanei. Il suo caso  – sottolinea  –  ci ricorda che è solo uno tra le migliaia di minori nati in Italia da cittadini stranieri a cui la mancata approvazione della legge sullo Ius Soli ha negato la cittadinanza italiana. Ma la mancata strage di San Donato Milanese ci fa riflettere anche su questo – conclude -: che sentirsi italiani e fare del bene al Paese in cui si è nati e cresciuti non dipende dal passaporto. E che le nuove generazioni dimostrano di essere la vera speranza per un futuro migliore e meno violento».

22 marzo 2019