Terremoto, Renzi: «Riportiamo tutto come prima»

A un mese dal sisma del Centro Italia, conferenza stampa a Palazzo Chigi. Danni per 4 miliardi. Errani: «Saranno tutti riconosciuti»

A un mese dal sisma del Centro Italia, conferenza stampa a Palazzo Chigi. Danni per 4 miliardi. Errani: «Saranno tutti riconosciuti» 

Ricostruzione nei territori colpiti dal terremoto, luoghi che torneranno «come erano prima e più belli di prima». A dirlo è stato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi a un mese dal sisma che ha colpito il Centro Italia. «Il nostro obiettivo – ha aggiunto Renzi -, per le prime e le seconde case e per gli esercizi commerciali, è riportare tutto a come era prima. La ricostruzione non sarà un fatto strettamente amministrativo. Valorizzeremo le comunità», ha ribadito.

«Il mio primo pensiero – ha detto Renzi – va alle vittime, alle famiglie, ai sopravvissuti e a chi cerca di ricominciare a vivere sapendo che nulla sarà più come prima». Ora, anche se «i riflettori si abbassano questo non toglie niente al loro dolore e nostro dovere di farci carico alle sofferenze». Il primo ministro torna infine a ringraziare tutti coloro che sono «intervenuti nell’emergenza». La ricostruzione post terremoto – ha continuato è «sempre problematica ma non sarà mai un fatto amministrativo», serve «un forte senso delle comunità».

Alla conferenza stampa anche il commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani: «Il decreto, che sarà approvato dal consiglio dei ministri non oltre il 2 o 3 ottobre proporrà, e questa è una scelta importante, un meccanismo chiaro di riconoscimento pieno dei danni del terremoto e dunque non ci troveremo in una situazione nella quale ogni anno dovremo discutere le quote per il risarcimento. Tutti i danni saranno riconosciuti puntualmente e ovunque».

Per Fabio Curcio, capo dipartimento della Protezione Civile, «le cifre sui danni dovrebbero aggirarsi sui 3-4 miliardi ma non sono numeri certi, forse vanno letti in difetto. A oggi abbiamo 3000 assistiti, di cui 2.500 ancora in tenda. La nostra priorità è chiudere le tendopoli, ma dobbiamo essere seri, la data la stiamo costruendo, perché le condizioni non permettono di dare delle date». «Il problema è anche di psicologia e di rapporti con il territorio, ci sono problemi anche per far rientrare la gente nelle case agibili», ha aggiunto.

«Questo fine settimana ci sarà una
riduzione importante, c’è la convinzione di molti di poter lasciare le tendopoli», ha proseguito Curcio. Intanto si sta lavorando all’attivazione del Fondo di solidarietà europeo: «È un lavoro importante che ci consentirà di accedere a delle risorse che saranno non meno di 3-4 miliardi, ma è una cifra assolutamente orientativa».

 

23 settembre 2016