Terremoto: in Turchia sopravvissuti senza acqua pulita e servizi igienici

Save the Children allerta sul rischio malattia, specie per i più vulnerabili come i bambini. «Anche gli ospedali stanno esaurendo le scorte mediche e il carburante»

Raggiungere in Turchia e Siria 1,6 milioni di persone, tra cui 675mila bambini, con la propria risposta all’emergenza terremoto. Nello specifico, 1,1 milioni di persone, di cui 550mila bambini in Siria, e 500mila persone, di cui 125mila bambini, in Turchia. È questo l’obiettivo di Save the Children, che in questo momento  sta distribuendo cibo, ricoveri temporanei e generi di prima necessità ai sopravvissuti del sisma del 6 febbraio, coinvolgendo un team di specialisti in servizi igienico-sanitari e igiene dell’acqua, che valuteranno le esigenze sul campo.

L’urgenza, nella aree della Turchia più colpite, è prevenire un’emergenza sanitaria pubblica secondaria, dato che migliaia di persone sono prive di acqua potabile sicura e strutture igienico-sanitarie come acqua corrente e servizi igienici. «In queste condizioni c’è il rischio di un’epidemia di malattie trasmesse dall’acqua, che rischia di essere letale per i bambini», evidenziano da Save the Children, sottolineando l’urgenza degli aiuti umanitari. A spiegarlo è Randa Ghazy, Regional Media Manager di Save the Children International, che si trova ad Antiochia, nella provincia di Hatay, una delle zone più colpite della Turchia. «Molte persone nelle aree colpite non hanno accesso ai servizi igienici o alle strutture igienico-sanitarie, il che le espone al rischio di malattie trasmesse dall’acqua, particolarmente letali per i bambini – riflette -. Ho parlato con i genitori che dormono in auto e nei centri comunitari nelle zone intorno ad Antiochia, mi hanno detto che i loro figli vomitano, quindi c’è una vera preoccupazione che alcuni bambini si stiano già ammalando. Il problema – prosegue – è aggravato dalla mancanza di servizi sanitari, poiché molti ospedali sono stati distrutti e quelli che sono ancora in piedi sono sopraffatti da migliaia di feriti. Anche gli ospedali stanno esaurendo le scorte mediche e il carburante per funzionare. Non saranno in grado di far fronte a un’epidemia di malattie trasmesse dall’acqua e i bambini saranno maggiormente in pericolo». Vivere in queste condizioni «è psicologicamente difficile per i sopravvissuti. Senza accesso ai servizi igienici, le persone non hanno altra scelta che andare in bagno all’esterno. Donne e ragazze devono gestire il proprio ciclo senza privacy, acqua pulita e prodotti sanitari. È incredibilmente stressante».

Dell’urgenza di acqua potabile e latrine sicure parla anche Marielle Snel, Consulente senior umanitario globale per l’acqua. «È difficile – spiega – perché le tubature dell’acqua sono rotte. Una volta installate le latrine, i rifiuti devono essere smaltiti in modo sicuro, per evitare il rischio di malattie trasmesse dall’acqua e da vettori. I servizi igienici devono essere costruiti in modo da tenere conto della sicurezza delle donne e delle ragazze. Devono esserci privacy e illuminazione adeguate, in modo che possano utilizzare le strutture senza sentirsi insicure». Proprio per questo, l’organizzazione sta coinvolgendo nella sua azione nell’area – dove opera dal 2015 – un team di specialisti in servizi igienico-sanitari e igiene dell’acqua, che valuteranno le esigenze sul campo e sosterranno anche il governo nella sua risposta.

Per supportare la risposta all’emergenza di Save the Children si può fare una donazione online.

14 febbraio 2023