Terremoto in Marocco: per la ricostruzione, «mesi o anni»

Il cardinale Lopez Romero (Caritas Marocco) fa il punto con Caritas internationalis. Esprimendo solidarietà alla vicina Libia, colpita dalle alluvioni dopo il ciclone Daniel

«Ringrazio di cuore le tante persone per la loro solidarietà». Il cardinale Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat e presidente di Caritas Marocco, fa il punto della situazione nel Paese, in un’intervista a Caritas internationalis, dopo il terremoto dell’8 settembre scorso. «Vi invitiamo a continuare a sostenerci – il suo appello -. La fase di ricostruzione richiederà mesi, o forse anni». Nelle sue parole anche un messaggio di vicinanza alla Libia, colpita dalle alluvioni dopo il passaggio del ciclone Daniel, qualche giorno dopo il sisma in Marocco: «Chiediamo a tutti di essere solidali anche con i nostri fratelli e sorelle in Libia. La Chiesa libica è ancora più piccola della nostra, ma farà tutto il possibile per collaborare ad aiutare le persone che hanno sofferto per questa alluvione».

Riguardo alla risposta umanitaria in Marocco, il porporato pone l’accento sulla grande dispersione della popolazione che necessita di aiuti. «Si tratta di comunità piccole ma numerose, e in una vasta estensione di territorio, in zone di altopiano che era già difficile raggiungere prima e che ora, con la distruzione delle strade e le ulteriori difficoltà causate dal terremoto stesso, sono ancor più inaccessibili». Nonostante tutto però Caritas Marocco sta continuando a fornire aiuti alla popolazione, anche in una delle zone più colpite, come la città di Amizmiz e alcuni villaggi dell’area montuosa circostante. Sta fornendo beni di prima necessità quali generatori, cibo, acqua potabile, vestiti e medicine. Si cerca di reperire anche tende resistenti, dal momento che quelle in uso alla popolazione non sono in grado di proteggere dal freddo della notte, né di resistere per lunghi periodo come potrebbe essere necessario.

Tra le principali urgenze però non c’è solo la risposta ai bisogni materiali. «Le persone – riflette López Romero – avranno bisogno di qualcuno che venga a sostenerli, perché psicologicamente e spiritualmente sono molto colpiti». E tra gli snodi critici c’è anche la necessità di coordinamento degli aiuti sul campo. «Da un lato c’è il governo, lo Stato marocchino, che ha messo a disposizione l’esercito, aziende come quella dei fosfati, camion per il trasporto, ambulanze, e così via. Dall’altra parte ci sono le forze giunte dai Paesi a cui è stato permesso di contribuire alla risposta».
Caritas è in dialogo con il governo e le realtà coinvolte. «C’è un’ondata di solidarietà e di impegno. Molte organizzazioni della società civile e il governo stanno facendo il possibile per venire in aiuto delle persone colpite. Anche noi facciamo parte della comunità globale e siamo parte di questo insieme, che deve essere coordinato», rivendica il presidente di Caritas Marocco.

Chiunque voglia sostenere il lavoro della Caritas per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto in Marocco può fare una donazione attraverso il sito Caritas.org.

13 settembre 2023