Teatro, La Ginestra: «Si naviga a vista»

L’artista romano fa il punto. La poesia sul Crocifisso di San Marcello recitata da casa, in omaggio al Papa. «La sua immagine, fortemente evocativa»

Con l’arrivo di giugno la fase critica di questa pandemia sembra allentarsi. Mai come in questo caso il termine “stagione” serve a ricordare quello che è passato. Con le sale chiuse, cinema e teatri hanno dovuto cancellare in pratica una stagione di spettacoli e di film nuovi, con conseguenze terribili sotto il profilo artistico ed economico. A Roma molte realtà si sono trovate a fare i conti con una situazione del tutto imprevista. Ne parliamo con Michele La Ginestra, romano, classe 1965, artista a tutto tondo. Nel suo curriculum ci sono cinema, televisione, teatro, in un dialogo stretto e senza distinzioni.

Michele, da alcuni anni gestisci a Roma il Teatro 7, uno spazio che riesce a portare il teatro a tante persone con un’offerta ampia e diversificata. E proprio in questa stagione dovevi andare in scena al Sistina con un nuovo allestimento di Rugantino che è stato annullato.
teatro 7 romaLe repliche di Recital, scritto e diretto da Gianfranco Jannuzzo, in programma al Teatro 7 dal 25 febbraio al 15 marzo, si sono bruscamente interrotte e a me è toccato essergli vicino in quel terribile momento. Uno spettacolo che salta non è mai fine a se stesso. Io mi sono sentito coinvolto sotto tanti punti di vista, come attore, regista, produttore. Devo dire però che questa situazione di riposo forzato ha avuto l’effetto di farmi crescere umanamente e spiritualmente. Ho avvertito come un aumento della conoscenza di me stesso, e in parallelo ho riscoperto il valore dello stare in famiglia: per due mesi e mezzo abbiamo mangiato tutti insieme, con la televisione spenta. Un’occasione per ragionare di più.

A teatro c’è il contatto immediato con le persone. La tua versatilità ti ha portato tuttavia a confrontarti anche con il cinema e la televisione. Tra lo spettacolo dal vivo e quello riprodotto ci sono profonde differenze. 
In questo momento mi viene naturale dire che non vorrei mai lasciare il teatro, perché è il luogo che offre la reazione immediata dello spettatore, nel bene e nel male. Tocchi con mano quella bellezza che non hai in tv. In questo periodo molti colleghi si sono misurati con le dirette Facebook. Trovo però che ci sia sempre qualcosa di ritardato nelle reazioni. Certo tutto si può fare, ma non si può negare che in questi momenti manca qualcosa.

Al cinema hai lavorato in film di Luca Miniero, Massimiliano Bruno, Fausto Brizzi. Come trovi la situazione attuale del cinema italiano?
L’impressione è quella di un mondo molto chiuso. Io ho fatto piccoli ruoli, “camei” come si dice, ho lavorato in 4 fiction e 3 pubblicità, con Bruno e Brizzi siamo amici da tempo, ma la sensazione è che nei ruoli principali dei film è difficile entrare. Ho visto alcuni film recenti molto belli, The Place di Paolo Genovese (2017), o Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno (2015), entrambi commedie di qualità. Sono film che diventano importanti perché tra una risata e l’altra si apre lo spazio per qualche riflessione più importante.

Oltre alla fiction, ti sei messo alla prova anche come conduttore e intrattenitore.
La televisione con la quale mi sono confrontato mi piace molto. Anche qui devo dire che mi sento a mio agio grazie alla presenza del pubblico in studio. A Tv2000 in particolare, dopo Il programma del secolo (2017) e Questa è vita (che abbiamo interrotto ma dovremmo riprendere), mi trovo bene perché penso di essere un buon padrone di casa. Tutti mi dicono: “sembri uno di noi”.

In occasione della Pasqua scorsa hai messo in scena “da casa” una lettura de “Er Crocefisso de San Marcello”, una poesia scritta come omaggio a Papa Francesco, a Roma.
L’immagine del Papa solo sotto la pioggia con lo sguardo inquieto di chi sa di farsi carico di un problema universale è stata fortemente evocativa. Ho ripreso una cosa scritta da un mio amico che ho adattato all’attualità della presenza del Crocefisso dei miracoli di San Marcello al Corso e alla tradizione cristiana di Roma. Una proposta semplice di facile fruizione.

Uno sguardo sul futuro?
Come Teatro 7 abbiamo fatto domanda per l’Estate Romana per acquisire uno spazio in una villa per spettacoli all’aperto. Secondo le regole attuali, nella nostra sala possiamo sistemare 39 persone in 170 posti. Al teatro ho 10 dipendenti a tempo indeterminato, come responsabile mi devo preoccupare di queste persone, che da tre mesi hanno perso il lavoro. Fino a gennaio ero uno che dava lavoro, ora sono fermo senza paracadute. La prospettiva è di poter riaprire a dicembre, o forse a gennaio o febbraio. Il distanziamento rende impossibile la riapertura. Potremo fare solo saggi di “laboratorio” o sperare in una bella stagione estiva. Ma oggettivamente stiamo navigando a vista.

8 giugno 2020